Stavolta l’ispirazione l’ha tratta da una vicenda bellica. Da una storia realmente accaduta. Esattamente dal suo libro-documentario “Charlie Beach”, uscito qualche anno fa e incentrato sullo sbarco alleato in Sicilia del 1943. “Jason Brown” è l’ultima creatura di Fabrizio Sergi, regista 31enne originario di Santa Teresa di Riva, che ha terminato le riprese qualche giorno fa tra le vie di Scifì (frazione di Forza d’Agrò) e Savoca. A circa tre anni dall’uscita del cortometraggio “Scharifa” (2018), il giovane regista siciliano ha sfornato adesso un’altra perla che, prendendo le mosse sul versante tirrenico della Sicilia, all’indomani dello sbarco degli Alleati, narra la vicenda di Jason Brown, ufficiale medico dell’esercito statunitense, in un primo tempo disperso nelle campagne siciliane.

Grazie ad un cast d’eccezione, costituito da Jason e Gia Duque nel ruolo di protagonisti, Orazio Stracuzzi Campagna (Don Fortunato), Adela Moldovan, Joseph Gugliotta, Dominga Sottile e Salvatore Coglitore, Sergi ha confezionato un prodotto che fotografa, in maniera limpida e potente, uno dei momenti più importanti della nostra storia recente. Tutto grazie anche alla troupe tecnica, composta dall’aiuto regista Francesco Rungo, con la direzione fotografica di Tommaso Pollino, le musiche scritte e dirette da Lorenzo Sergi e l’edizione curata da Santi Crupi, in collaborazione con Daniele Casablanca in qualità di fotografo di scena. «L’idea di realizzare un corto storico, ispirato ai fatti della Seconda Guerra mondiale – ha spiegato Sergi – nacque circa una decina di anni fa, quando iniziai a dedicarmi alle ricerche relative allo sbarco in Sicilia, con il supporto di associazioni e fondazioni italiane e straniere, per lo più canadesi. Si tratta di un genere, quello storico, che mi appassiona da sempre, ma su cui non avevo ancora lavorato per motivi logistici, legati forse alla mancanza di esperienza al riguardo». Poi la svolta, con la pubblicazione di “Charlie Beach” e l’avvicinarsi dell’ottantesimo anniversario dallo Sbarco.

ll corto verrà presentato, tra qualche mese, nei festival nazionali e stranieri e poi sulle nuove piattaforme televisive. «Un grazie speciale – ha tenuto a sottolineare il regista  – va al CINIT Cineforum Italiano nella persona del presidente Massimo Caminiti, per la stretta collaborazione, ed a Ninni Panzera per la Zattera dell’Arte, che mi hanno sostenuto anche in altre produzioni». Per Sergi si tratta, d’altra parte, dell’ennesimo cortometraggio di una carriera già ricca di titoli, che lo ha consacrato nello Stivale ma anche a livello internazionale. E a quella terra che lo ha lanciato adesso ritorna: «Girare un film nella mia Sicilia – ha confessato – è per me un motivo d’orgoglio dopo il lungo stop legato alla pandemia. Oggi è importante raccontare in modo nuovo e originale un passato che ci chiede irrimediabilmente il conto. Ambientare la storia di Jason Brown a Savoca, Santa Teresa di Riva e Scifì è per me una scommessa vera e propria, volta a riscoprire i miei luoghi, che ho scelto perché mi appartengono e allo stesso tempo sono pieni di storia». Per tale ragione Sergi ha fortemente voluto la presenza di un attore di grande spessore come Orazio Stracuzzi. «Per lui parlano chiaro i circa 80 film in cui ha recitato: da Baaria di Giuseppe Tornatore a Il tassinaro di Alberto Sordi, passando per Brancaleone alle crociate di Mario Monicelli. In questa mia opera l’ho messo nelle condizioni di poter tirare fuori tutta la sua arte drammatica». Per un rapporto che va oltre il mero lato professionale: «Stracuzzi per me resta un amico, ma anche un confidente fraterno che dispensa consigli importanti su come migliorare in un campo, quello cinematografico, in cui lui ha sicuramente molta più esperienza di me».

Tanto da partecipare anche alla stesura del soggetto e della sceneggiatura – frutto dell’ingegno di Nino Ucchino (zio di Sergi e scultore di fama internazionale) – che promettono di appassionare gli spettatori grazie alla speciale ambientazione tutta nostrana.

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