«Di questi tempi non esiste solo la povertà economica ma anche quella spirituale: aprendo la nostra casa, accogliamo i “nuovi poveri”. L’Imu? La paghiamo profumatamente»

Due eleganti hotel, uno di fronte all’altro, con una piccola Spa sull’isola di Ortigia a Siracusa: niente di particolare se non fosse che la proprietà è delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia. A dirigere la struttura da oltre vent’anni è Suor Rosamaria, una pugliese che porta il velo e ha i modi di fare da religiosa, ma anche il piglio e la risolutezza della Manager.

Suor Rosamaria, le suore Orsoline sono sempre state legate al mondo dell’istruzione: come si è arrivati all’accoglienza turistica?
«In un certo senso è stato il territorio a chiedercelo. Nei primi anni ’90, quando i residenti di Ortigia si spostarono in altre zone della città, sull’isola iniziarono ad arrivare i primi turisti che ci hanno chiesto accoglienza nella nostra struttura che ospitava un dormitorio e una scuola. Così abbiamo deciso di dividere le grandi stanze con 12 letti e fare camere più piccole per creare un pensionato».

È lì che è nata l’idea dell’Albergo?
«Il palazzetto aveva quasi cent’anni e necessitava di una ristrutturazione: inizialmente volevamo aprire un ostello della gioventù, ma la struttura era troppo piccola e non avremmo avuto accesso al mutuo a tasso agevolato, che ci è stato molto d’aiuto all’inizio, quindi abbiamo cambiato il progetto in hotel. Del resto la posizione fronte mare era perfetta. “Domus Mariae” ha aperto nel 1995 ed è stato il primo albergo in centro storico».

L’ingresso del “Domus Mariae Benessere”

E la struttura di fronte? Com’è nata l’idea dell’hotel con centro benessere?
«”Domus Mariae Benessere” è una casa per ferie di proprietà della nostra Congregazione. È ospitata a palazzo Interlandi, una residenza nobiliare del XIV secolo che abbiamo restaurato nel 2008 e che fino ad allora verteva in pessime condizioni. L’idea iniziale era quella di importare in Sicilia il concetto di hotel-clinica che avevo visto a Bressanone, in Trentino. Mi piaceva molto l’idea di un luogo in cui gli ospiti potessero prendersi cura del proprio corpo durante le loro vacanze, mentre noi avremmo potuto curare lo spirito. Quando lo proposi a Madre Adele Scibilia (allora Madre Generale della Congregazione ndr) lei mi appoggiò con entusiasmo. La richiesta ci ha indirizzate a cambiare un po’ il progetto dalla clinica alla spa, la salute attraverso l’acqua, in ogni caso il progetto è orientato al benessere del corpo e dello spirito, più che all’estetica».

C’è chi guarda con diffidenza questa attività e critica le suore per essere diventate avide imprenditrici. Come risponde a questi giudizi?
«Sono casi isolati. La maggior parte delle persone considera la nostra Casa un luogo di serenità. Certamente all’inizio ha fatto scalpore, anche tra le mie consorelle più conservatrici, ma noi abbiamo solo seguito la regola di S. Angela Merici (fondatrice dell’Ordine della Suore Orsoline della Sacra Famiglia ndr): “Tenete l’antica strada ma fate vita nuova”. In questo senso noi continuiamo a fare le religiose, ma adeguandoci al presente. Ortigia oggi ci chiede di accogliere i turisti che vengono in vacanza e di questi tempi non esiste solo la povertà economica ma anche quella spirituale: aprendo la nostra casa, accogliamo i “nuovi poveri”».

«All’inizio l’albergo ha fatto scalpore, anche tra le mie consorelle più conservatrici, ma noi continuiamo a fare le religiose, ci siamo solo adeguate al presente»

La frase più frequente è che la Chiesa non paga le tasse e deve molti soldi allo Stato Italiano. Vi ritenete dei privilegiati?
«Non lo siamo: c’è chi è convinto che le suore ricevano un contributo dal Vaticano e abbiano sconti e agevolazioni. In realtà noi ci manteniamo con le nostre sole forze e lo Stato ci chiede ciò che esige da un qualsiasi imprenditore e cittadino: IMU, IVA, tasse e contributi, che paghiamo profumatamente».

Come viene in mente a una suora di dirigere una struttura alberghiera?
«Da giovane avevo già scelto la strada del turismo frequentando l’Istituto Alberghiero e per diversi anni ho lavorato come addetta al ricevimento in un hotel a Ferrara. In seguito mi sono iscritta in Economia e Commercio e nonostante a metà percorso avessi dato finalmente ascolto alla mia vocazione religiosa, ho conseguito la laurea. Il turismo era il mio sogno e mai avrei immaginato di poterlo esaudire da religiosa. Tutto il resto l’ho imparato giorno dopo giorno».

La Spa

Che progetti ha per il futuro?
«Mi piacerebbe l’idea di una casa albergo per anziani. Una struttura in cui, a differenza delle case di riposo, gli ospiti siano in autonomi. Daremmo loro una camera con angolo cottura in cui vivere da soli o assieme al coniuge, poi potrebbero decidere se uscire e andare a fare una passeggiata o la spesa, vivere gli spazi comuni o consumare i pasti nel ristorante, con l’ausilio, se necessario, di un’équipe di medici o di personale che li aiuti a svolgere le commissioni. Purtroppo però, al momento resta un progetto in un cassetto: non abbiamo abbastanza fondi per realizzarlo e bisogna guardare in faccia la realtà».

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