Le “Favole” di La Fontaine: tornare bambini per diventare adulti
È da un paio di anni, ormai, che le mie letture di piacere sono sempre più dedicate alle storie per bambini. Fiabe, albi illustrati, grandi classici della letteratura mondiale: appena trovo il tempo, è a loro che mi rivolgo per trovare ispirazione, per imparare qualcosa, per viaggiare con la fantasia.
Per una quasi-trentenne che lavora nel mondo editoriale e che ama autori del calibro di Bolaño, Faulkner e Perec, può sembrare strano, quasi puerile, eppure mi sono resa conto che di fatto è tutto il contrario. È nella letteratura per l’infanzia che non manca mai la profondità, l’ampiezza di vedute, l’apertura mentale. È lì che si nascondono, fra incantesimi e metamorfosi, le grandi questioni irrisolte dell’esistenza umana, con le loro contraddizioni e il loro fascino intramontabile.
L’ho trovata così ricca, questa produzione, e così sorprendentemente matura, da farmi pensare che forse tutti gli adulti dovrebbero leggere più opere cosiddette “per bambini”, oltre a essere i bambini a dover imparare a leggere certe storie per adulti. Come se i due mondi fossero sempre in comunicazione, in contatto, e riuscissero a parlarsi quasi solo attraverso la parola scritta.
L’ho sperimentato con Il mago di Oz di L. F. Baum, con Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, con Peter e Wendy di J. M. Barrie. E ora mi è sembrato di capirlo ancora più a fondo sfogliando le Favole di Jean de La Fontaine illustrate da Rébecca Dautremer e portate in Italia da Terre Di Mezzo Editore, nella brillante traduzione di Eleonora Armaroli.
Qui la faccenda si complica, perché siamo davanti a un editore di libri per bambini che pubblica un testo moralistico concepito in realtà per gli adulti dell’alta società francese del 1600, camuffato all’epoca da compendio allegorico e quasi infantile, e accompagnato ora dalle immagini di una gigantessa della letteratura illustrata per ragazzi.
È inevitabile, insomma, che venga da chiedersi per chi siano davvero queste favole. Se si rivolgano ai genitori in grado di cogliere la satira politica e le allusioni, o ai bambini che apprezzano le rime e i protagonisti a quattro zampe. Se parlino di un passato ormai lontanissimo, o se si stiano riferendo ancora, in qualche modo, al nostro presente.
E la verità è che tutte le alternative sono possibili, e che Terre di Mezzo Editore ha colto nel segno, offrendoci uno scrigno di tesori adatti a grandi e piccini, al mondo di ieri e a quello di oggi, a me che amo le incursioni nell’immaginario dell’infanzia e a chi nel tratto onirico ed essenziale di Rébecca Dautremer legge le manie, i vizi e le storture degli adulti con cui si interfaccia ogni giorno.
“A pensarci è proprio assurdo”, scrive in merito l’illustratrice in apertura di volume, evidenziando fra le altre cose il legame che c’è fra animali ed esseri umani, e riflettendo sulle tante domande che ancora si pone chi legge queste favole a qualunque età. “Direi che questo tizio, La Fontaine a quanto pare, è riuscito abbastanza bene nel suo intento… voi che dite?”.
E la risposta, per una volta, sembra trovarsi già a fior di labbra senza che sorga il minimo dubbio – a meno che non siate anche voi come quel cane che scambia la realtà con i sogni, ma questa è un’altra storia, che troverete raccontata fra corvi, agnelli, lupi e volpi se vi capiterà di sfogliare questo mirabolante volume.