Dalla sfida dell’amore impossibile che può rendere eroi anche solo per un giorno, cantata da David Bowie in Heroes, alla Berlino di Lou Reed, passando per The Wind of Change degli Scorpions e concerti simbolo come The Wall- Live in Berlin di Roger Waters in Postdamer Platz.  Musica che segnò un’epoca. Quella in cui parole e melodia potevano ricongiungere un mondo diviso da quel muro eretto il 13 agosto 1961. Uno sogno che oltrepassa le Alpi e lo Stretto di Messina fino a giungere in Sicilia e toccare i cuori dei nostri artisti.

BERLINO EST. Dalla piazza centrale del quartiere Mitte di Berlino prende il nome Alexander Platz (1982), canzone composta da Franco Battiato, Alfredo Cohen e Giusto Pio, e tra le più celebri interpretazioni di Milva. Il brano si evolve da un loro precedente, Valery, ma il cantautore catanese cambia la prospettiva dalla giovane attivista transessuale incontrata da Cohen, in quello che poi diventerà il Cassero di Bologna, immaginando la solitudine di una donna nella Berlino Est. Uno scorcio di vita quotidiana che già dai primi versi evoca il senso di isolamento vissuto (E di colpo venne il mese di Febbraio/Faceva freddo in quella casa), che si riesce quasi a raffigurare nella mente da quei passi che riecheggiano soli lungo i viali della città. Una voce che sussurra fino alla domanda Come ti trovi a Berlino Est? è poi seguita dall’esplosione del ritornello in cui la protagonista dice addio a quella piazza, un urlo che sembra interiore ma che esplode con potenza come se volesse far crollare quella frontiera, raggiunta con quattro passi a piedi, che limita la sua libertà, fino a quando potrà davvero dire addio ad Alexanderplatz.

AMARSI AL DI LÀ DEL MURO. Era il 1983 quando Riccardo Fogli partecipò all’Eurovision Song Contest con Per Lucia, canzone scritta insieme al cantautore catanese Vincenzo Spampinato. Una lettera per la ragazza che vive dall’altra parte di quel muro che costringe alla lontananza. Una voce dolce accarezza il ricordo di Lucia, a cui vorrebbe ridare il sorriso, un amore che spera di riabbracciare (Oltre il muro che cosa c’è/trattieni il fiato e poi salta verso me/i colpi di fucile sono ormai lontani/apriremo il cielo con le mani) per continuare la loro storia (nella pagina accanto). Una voce di speranza per due giovani che sognano il loro domani è racchiusa in Futura (1980). Lucio Dalla, siciliano d’adozione (il comune etneo di Milo lo fece suo cittadino onorario nel 1992), la scrive proprio a Berlino dove fa tappa per il suo tour in Germania. Qui respira il clima arido della guerra, assiste alla «sfilata dell’orrore» e decide di andare a vedere il muro dopo il suo concerto. Un taxi lo lascia al Checkpoint Charlie, «dove i fortunati potevano passare da una parte all’altra». Seduto su una panchina, accende una sigaretta e una volta presa la sua agenda scrive Chissà. Da Chissà, chissà domani/Su che cosa metteremo le mani/Se si potrà contare ancora le onde del mare/E alzare la testa inizia il canto di speranza dei due amanti che tra i loro desideri hanno anche quello di diventare genitori di un figlio che non avrà paura o di una figlia che si chiamerà Futura. Nel frattempo, cercano le mani, il contatto, in un crescendo impaziente che ritorna poi alla dolce speranza di un futuro insieme (Aspettiamo che ritorni la luce/Di sentire una voce/Aspettiamo senza avere paura, domani).

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