Le pagine di Dostoevskij prendono vita grazie ad un’Intelligenza Artificiale
Nel 2022 sembra che dell’Intelligenza artificiale non si possa più fare a meno. Profonde conoscitrici dei nostri gusti e preferenze, sono le IA a consigliarci gli articoli da acquistare su Amazon o il prossimo video da guardare su Youtube, e non è troppo distante l’era in cui sarà un’esperienza quotidiana affidare i comandi della nostra auto alle loro mani digitali. Eppure, a parte qualche esperimento (chi non ricorda il doodle lanciato da Google capace di imitare lo stile di J.S. Bach?), il regno dell’arte è rimasto finora tra i baluardi delle attività esclusivamente “umane”. Ma le cose stanno lentamente cambiando, anche qui in Sicilia. Recentemente, infatti, la casa editrice palermitana Urban Apnea ha intrapreso la coraggiosa strada di affidarsi al software text-to-image Midjourney per illustrare una delle sue pubblicazioni, dando vita ad un accostamento impensabile fino a qualche tempo fa: Dostoevskij va a braccetto con l’IA.
Un connubio insolito. Il racconto breve del maestro russo “Il sogno di un uomo ridicolo” diventa il terreno per un esperimento che, però, vanta alcuni precedenti illustri. A utilizzare il software capace di creare illustrazioni immaginifiche basandosi su semplici input testuali erano già stati nientemento che Stephen King con il suo Pennywise (ndr: il pagliaccio di It) e lo scrittore Vanni Santoni con Il destino dell’errante. «Abbiamo pubblicato questo geniale racconto breve qualche anno fa – spiega Dario Russo, fondatore insieme a Dafne Munro, di Urban Apnea – e con oltre 30mila download è diventato il nostro bestseller. Da qui la scelta di editarlo di nuovo con un plus. Abbiamo pensato che questa fosse la giusta occasione per sperimentare e pubblicarlo con illustrazioni realizzate tramite intelligenza artificiale».
La morte dell’arte? Di fronte a tanta tecnologia è naturale chiedersi se l’Intelligenza Artificiale arriverà a sminuire l’uomo fino a sostituirlo: se pochi anni fa era impensabile l’idea di leggere un libro senza sfogliarlo, era inconcepibile la possibilità di illustrarlo senza un artista. Laddove qualche purista potrebbe storcere il naso, secondo altri questi esperimenti non decreteranno l’estinzione del mestiere di illustratore e intravedono anche possibili risvolti positivi. È il caso di Domenico Trischitta, scrittore, giornalista e drammaturgo catanese, secondo il quale «un’intelligenza artificiale, proprio perché artificiale, non è creativa: essa si basa su una serie di input e su una sintesi di immagini già esistenti pur sempre umane. Per operazioni tecniche la macchina può sostituire l’uomo, ma per riprodurre emozioni in arte no: gli uomini hanno sensibilità diverse, l’Intelligenza Artificiale invece ha modelli». Questo non significa che essa sia uno strumento inefficace: «Illustrare un classico della letteratura con un mezzo digitale può essere un modo per rinnovare nei giovani l’interesse letterario e stimolare in loro il bisogno di leggere» sostiene Trischitta.
Immagini, testi e adattamenti. Spingendo un po’ più in là la sua riflessione, il drammaturgo catanese arriva anche ad immaginare un’insospettata affinità tra l’operazione tentata da Urban Apnea con Dostoevskij e quanto ordinariamente avviene sui palchi teatrali. «Proprio come le immagini, nei testi teatrali i movimenti degli attori offrono un supporto al testo e al lettore, che altrimenti dovrebbe immaginare tutto da sé come un sogno. Nel caso specifico dell’intelligenza artificiale, il contributo visivo di modernità che essa dà ai classici della letteratura non è tanto diverso dall’adattamento contemporaneo della regia di opere come le tragedie greche dell’Inda: mi vengono in mente quelle dirette da Davide Livermore». Ma il modello Midjourney può davvero aspirare a diventare il futuro dell’editoria? «L’idea di illustrare un mio libro tramite I.A. mi incuriosisce – conclude Trischitta – finora l’esperimento è stato fatto con un testo dell’‘800 e immagini consone a quell’epoca, ma nel caso di un testo contemporaneo, nato nello stesso periodo dell’Intelligenza Artificiale, a quali modelli potrebbe attingere quest’ultima?».