L’eredità degli abissi per guardare al futuro: a Sant’Alessio sorgerà un museo dei sommersi

Un museo dei sommersi a Villa Genovesi. Con audio guide digitali, mappe cartacee e pezzi di relitti pescati nelle immediate vicinanze di Capo Sant’Alessio. Non è un’iniziativa di cui si parla da poco tempo, bensì da diversi decenni e che tra non molto diverrà finalmente realtà. Sarà infatti un centro, volto alla valorizzazione dei beni sommersi dell’area del Capo Argenteo, quello che sta per essere realizzato all’interno del palazzo Genovesi, dove nei giorni scorsi si è tenuta la terza edizione di Otto Borghi un territorio: la visione di Carmelo Duro.

UN PROGETTO DI LUNGO CORSO. Un evento nel corso del quale è stata presentata l’idea dell’ex assessore alla Cultura del Comune alessese, Virginia Carnabuci, che ha devoluto tutto l’intera indennità di carica per creare proprio questo speciale sito d’importanza turistica e valorizzazione dei beni culturali del piccolo borgo messinese, centro marinaro passato da qualche anno agli onori della cronaca non solo per il Castello Normanno che ne domina, dall’alto di una rupe, l’abitato, ma anche perché nel 1999 è stata rilevata la presenza di relitti di navi romane, con anfore e altri beni che oggi sono conservati nel Museo di Naxos e che saranno trasferite proprio nel Museo dei Sommersi di Sant’Alessio Siculo, in corso di sistemazione.

SULLE VIE DELLA STORIA. L’idea, nata proprio dall’ex assessore Carnabuci, sarà accompagnata anche dal City Audio Tour S. Alessio Siculo – il paese del Capo Argenteo, realizzato da Archeoclub Area Ionica, presentato dall’architetto Ketty Tamà e le cui spese di stampa sono state sostenute dal Comune rivierasco. Si tratta di una mappatura digitale dei beni culturali posizionati in vari punti del paese consultabile attraverso un’audioguida che funziona con QrCode su IziTravel. L’audioguida è stata poi riprodotta sull’app ufficiale del Comune e presentata anche in versione cartacea, su un “flyer” che in questi giorni verrà distribuito presso l’ufficio turistico e le attività alessesi. Le immagini della Tamà hanno ripercorso le varie tappe del percorso: dalla chiesa di Santa Margherita alle fornaci, dal Castello all’antico lavatoio, dai relitti del Capo al Quartiere di Mezzo, con la casa delle decime, la chiesa della Madonna del Carmelo (dove vi era la chiesa bizantina di San Nicola dei greci, probabile luogo di incontro tra l’abate Gerasimo e il conte Ruggero II, da cui nacque l’abbazia dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò), Villa Genovesi, la chiesa della Madonna delle Grazie, la Chiesa Madre e la Chiesetta di San Nicolo, a Lacco.  

SEGUIRE LE ORME. La presentazione è stata, tra l’altro, accompagnata dai riferimenti ai testi di Carmelo Duro e Carmelino Puglisi, su cui si basa la mappa, ma anche facendo riferimento a luoghi ed episodi che il giornalista e scrittore Duro descrive e immagina nel romanzo Lampare spente, utilizzando peraltro un linguaggio davvero originale, soprattutto per il sapiente uso di espressioni dialettali all’interno dei dialoghi. In merito al Museo che sta per nascere, Carnabuci ha affermato che «il visitatore di Sant’Alessio dovrà essere messo nelle condizioni di conoscere ed apprezzare quanto di bello questo paese possiede attraverso mappe stabili e tangibili. È un piccolo tassello, speriamo in futuro se ne aggiungano altri. È necessario avere una visione, un obiettivo ed essere perseveranti: solo così, pian piano, si trova il modo di realizzare le idee». L’architetto Giovanna Mastroeni, nel corso della presentazione, ha anche auspicato la realizzazione di un’area marina protetta a Capo Sant’Alessio ed il sindaco, Domenico Aliberti, ha assicurato che già vi sono delle interlocuzioni in tal senso per valutarne la fattibilità. Ancora Ketty Tamà ha ribadito la necessità di «preservare, ristampare e custodire i libri cartacei. Perché senza queste solide basi di ricerca storiografica e documentale, fatte da personaggi come Carmelo Duro o Carmelo Puglisi, i nuovi mezzi di divulgazione dei beni culturali che stiamo iniziando ad utilizzare non avrebbero né anima né contenuti». In sintesi, un evento che punta, come aveva dichiarato più volte lo stesso Duro quand’era in vita, ad evitare campanilismi e a ragionare come entità unica. Come territorio che vuole crescere insieme.

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