«I giovani hanno perso la capacità di accogliere generi nuovi, perciò bisogna andargli incontro, tenendo conto del loro linguaggio e del loro modo di vedere il mondo». Tra i propositi per l’anno che sta per cominciare, Marianna Pizzolato, mezzosoprano con una grande carriera internazionale alle spalle, nonché new entry nel corpo docenti del Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, si è data quello di contribuire al riavvicinamento tra lirica e nuove generazioni. Un binomio che ultimamente fatica a decollare, forse anche per via dell’annoso tema delle regie attualizzanti: «Sicuramente bisogna adottare un approccio diverso nelle regie d’opera. Dovrebbero essere studiate appositamente per avvicinare i ragazzi, tenendo conto del loro linguaggio e del loro modo di vedere il mondo». Tuttavia, secondo l’artista che il 22 gennaio 2023 palermitana sarà protagonista del concerto inaugurale del nuovo Anno Accademico del Conservatorio nella cornice mozzafiato del Teatro Bellini, durante il quale eseguirà i suoi cavalli di battaglia del repertorio di Gioacchino Rossini, prima ancora che preoccuparsi di essere moderna o antica, una buona regia, per parlare ad un pubblico trasversale, deve innanzitutto «essere leggibile».

L’INTRECCIO COL POP. Né molta più fortuna, secondo la Pizzolato, hanno avuto i tentativi degli ultimi anni di attrarre al genere operistico le nuove generazioni: «Operazioni come quella de “Il Volo” non servono ad avvicinare i giovani alla lirica, perché questi tre non sono cantanti lirici, ma cantanti Pop, non hanno a che fare con la drammaturgia dell’opera. Il trio Pavarotti-Domingo-Carreras aveva compiuto una cosa simile, ma quell’idea funzionava perché tutti e tre provenivano dall’opera e non dalla musica leggera». Ma, sia chiaro, nessun livore nei confronti del Pop: «Farei volentieri da giudice a X Factor», ammette la cantante. «Sarebbe interessante se io mi avvicinassi alla musica leggera e Fedez si avvicinasse alla lirica».

MUSICA E DIRITTI. Una grande risorsa, al giorno d’oggi, sono le piattaforme digitali, ambienti prediletti dalla Generazione Z per le sue lotte sociali. Congiungere l’opera a un opportuno utilizzo dei social network e alla tematica dell’inclusione sarebbe certamente una strategia efficace. La Pizzolato, ad esempio, utilizza i suoi canali social per promuovere il messaggio della body positivity, un tema scottante nel mondo dell’opera: «Nella mia carriera», racconta la musicista, «mi è capitato di avere esperienze poco carine e di non essere accettata, perché in alcuni teatri europei non ammettono cantanti di una taglia superiore alla 44. Queste barriere vanno abbattute, dobbiamo sentirci liberi di essere magri, grassi, LGBT+ e tutto quello che vogliamo. È chiaro poi che Violetta de La Traviata che muore di tisi e pesa 150kg non la vedo bene, bisogna anche attenersi a quello che ci viene chiesto dal libretto. Ma, libretto a parte, devono decadere gli stereotipi imposti dalla società. Il rispetto e la libertà devono essere basi imprescindibili, questo è ciò che noi artisti dobbiamo pretendere».

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