Motore di vita è l’eloquente titolo del nuovo album di Mario Venuti, recentemente presentato alla libreria Feltrinelli di Catania durante una intervista aperta con il caporedattore de “La Sicilia” Giuseppe Attardi

[dropcap]D[/dropcap]opo il disco Il tramonto dell’Occidente, razionale e sociologico, l’ultimo lavoro di Mario Venuti fa rinascere la speranza attraverso il racconto della sensorialità, la fisicità e il primato del corpo quale motore di vita, appunto. «Si cerca sempre di reinventare sé stessi – spiega Venuti – per mostrare diverse angolazioni: in passato ho voluto esorcizzare una crisi che ci ha ormai fiaccati, ma alla fine vince il desiderio di non angustiarsi troppo: insomma, chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza».

CONSERVARE IN LUOGO FRESCO. Il brano di apertura del disco mostra gli aspetti del quotidiano in salsa pop e scopre chiari riferimenti alle canzoni di Battisti, prese a modello a partire dal famoso Salame: «Un brano scritto a sei mani: il testo è nato dalla lettura di Seba dei miei taccuini, assemblando le espressioni più interessanti, tra cui la stessa frase che dà il titolo. Io ho composto la musica in pochi minuti e Kaballà, sempre molto rigoroso e attento al senso del testo, ha apportato delle correzioni, amalgamandolo ulteriormente. Un esempio? “lampi di poesia nella cucina” era “lampi di poesia nella latrina».

CADUTO DALLE STELLE. Un omaggio allo Starman David Bowie e al suo The man who fell to earth, oltre che un chiaro rimando a Figli delle stelle e ancora una volta a Lucio Battisti fanno da cornice al singolo in promozione nelle radio nazionali da poche settimane. «Le percussioni del brano – racconta ancora il cantautore – sono di Luca Scorziello, musicista calabrese che ha già lavorato con Alex Britti e nell’orchestra Rai. A differenza delle altre collaborazioni, tuttavia, questa è avvenuta a distanza: sapevo che stava registrando in studio con i suoi percussionisti e gli ho mandato il mio pezzo. Luca ha quindi inciso le percussioni ed io le ho adattate alla composizione preesistente». Per il videoclip, Venuti ha richiesto un luogo della sua città, Catania, che fosse meno caratterizzante e più metropolitano: ecco la scelta di Corso Italia. «Le scene hanno effetto catartico: c’è una fuga momentanea, un flirt, la mobilità dell’orientamento sessuale e poi il momento “baccanale”. L’idea di far indossare alle comparse delle maschere è nata successivamente per vincere la timidezza e l’imbarazzo del momento».

IL TROPICALISMO E LE BALLATE. Leggerezza e cambiamento, sperimentazione e sintesi delle esperienze precedenti in questo album: «Dal singolo Fortuna in poi, il Brasile è stato un po’ l’Eden sognato, ma in questo disco è tutto più metabolizzato, viene meno la devozione al tropicalismo e ne resta l’esperienza di un viaggio vissuto». Dall’album Recidivo i dischi di Venuti comprendono anche numerose ballate pianistiche che si ispirano al pop anglosassone, ai Beatles ed Elton John. Un aspetto, questo, che connota anche Motore di vita, come dimostra la canzone Lasciati amare, che sembra già destinata a diventare un classico.

MOTORE DI VITA. Del brano omonimo al titolo del disco, Venuti racconta: «Anche questo testo è stato scritto a sei mani e si può considerare l’anello di congiunzione tra Il tramonto dell’occidente e il nuovo album. Il titolo è lo stesso di una canzone scritta per il precedente lavoro ma poi scartata e che ha ripreso vita dopo un lungo lavorì con Bianconi e Kaballà. Volevamo fare qualcosa di poetico, realizzare una sorta di favola metropolitana ispirandoci ad Anna e Marco di Lucio Dalla ed è venuta fuori quest’idea di un ragazzo con i superpoteri».

Mario Venuti e Giuseppe Attardi durante la presentazione (foto E.Barilà)

NUOVI SUONI. Non solo nuovi brani ma anche “ritorni” e ri-arrangiamenti, come nel caso di Non è Peccato, scritta per Syria più di 10 anni fa. «Il tema di questa canzone – racconta ancora Mario Venuti – è tutt’ora abbastanza delicato: i vecchi tabù, che in passato erano condannabili, si sono affievoliti fino a scomparire con il tempo e l’evoluzione culturale. Un esempio su tutti è l’omosessualità». Non c’è dubbio, però, che l’anima del disco siano gli anni ’80: «L’elettropop è nel mio Dna: credo sia il genere che mi riesce meglio e voglio suonarlo con orgoglio, senza per questo risultare sciocco o inconsistente; per questo Caduto dalle stelle riflette sull’istinto primordiale alla danza».

Il prossimo appuntamento catanese con Mario Venuti è il 16 giugno al Cortile Platamone, per riscoprire l’ottimismo e rimettere in movimento il “motore della vita”.

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