La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.

Erri De Luca

Non sono versi, ma l’Autore è anche un poeta contemporaneo che ci pone in prospettiva dinanzi ad una bilancia con un braccio dentro la scuola e l’altro fuori. Sì, perché, finché lo strumento lo useremo solamente dentro le aule o unicamente fuori, il paragone non reggerà mai e la disparità sarà sempre evidente. La scuola è e deve essere un ponte levatoio gettato sulla vita e sulla società, costantemente abbassato per permettere a tutti di essere il re del castello e il cittadino senza alcuna distinzione o sudditanza. La pandemia ha alzato per un attimo il ponte, ma studenti, docenti e famiglie sono stati pronti a portarlo giù saldamente; il dispari tuttavia ha avuto il tempo di emergere e un faro lo ha illuminato, come il divario tecnologico che è una nuova povertà oggi! Le istituzioni avrebbero dovuto accorgersene ben prima, ma recriminare non serve e lamentarsi ancor meno; c’è da fare sentire, però, questo peso affinché la disparità di fuori non entri dentro le sue mura. Senza alcuna poesia va affermato con forza che è gravissimo che ci siano studenti che non possano seguire le lezioni a distanza, perché non hanno un device o una connessione adeguata oppure poiché non sono stati formati adeguatamente prima, pur avendoli, ad usarli. Ognuno faccia la propria parte e, chi ha maggiori responsabilità ancor di più, perché se un tempo la scuola non aboliva la miseria, oggi è necessario che accada.

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