Questo articolo è stato originariamente pubblicato su “UniCt Magazine”, il Giornale dell’Università di Catania, con il titolo “Le news del futuro? Podcast, newsletter, audio e video digitali“. Lo riproponiamo sul Sicilian Post per gentile concessione del direttore Alfio Russo, che ringraziamo per la disponibilità

Le news in futuro viaggeranno su podcast, newsletter, audio e video digitali. Sempre meno sulla carta stampata con gli editori pronti a ‘convertire’ le proprie gloriose testate nelle moderne versioni online. La vera scommessa, però, è rappresentata nei media dall’applicazione dell’Intelligenza artificiale, mentre il Metaverso non attira investitori. È quanto emerge dal report “Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2023” di Nic Newman, Senior Research Associate al Reuters Institute for the Study of Journalism dell’Università di Oxford. 

Il Digital media strategist è intervenuto “a distanza”, da Londra, all’incontro “Il giornalismo che verrà: una prospettiva globale” illustrando le nuove sfide che la trasformazione digitale impone al giornalismo, dalle nuove tecnologie all’evoluzione dei modelli di business. Un incontro – organizzato nell’ambito dell’Anteprima del V workshop “Il giornalismo che verrà” promosso dal Sicilian Post con i patrocini dell’Università di Catania, della Scuola Superiore di Catania, di Isola e dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia – che ha attirato, nei locali di “Isola Catania”, le attenzioni di giornalisti, esperti di comunicazione e studenti interessati alle nuove sfide che la trasformazione digitale impone al mondo dell’informazione.

E il giornalista e digital strategist Nic Newman – introdotto da Giorgio Romeo, direttore responsabile di Sicilian Post, e da Guido Nicolosi, presidente del corso di laurea in Sociologia delle reti, dell’informazione e dell’innovazione all’Università di Catania – non ha affatto disatteso le aspettative.

Da sinistra Giorgio Romeo e Guido Nicolosi insieme con Nic Newman (in collegamento da Londra)
Il contesto socio-economico

«L’inflazione e la compressione della spesa delle famiglie oltre al conflitto russo-ucraino, il riscaldamento globale e il post pandemia da Covid hanno creato paura in molte persone. Tutto ciò si riflette anche sugli editori e sulle loro prospettive commerciali. Meno della metà (44%) del nostro campione di direttori, amministratori delegati e leader digitali afferma di essere fiducioso per l’anno a venire, mentre un quinto (19%) esprime scarsa fiducia. Le maggiori preoccupazioni riguardano l’aumento dei costi, il calo dell’interesse da parte degli inserzionisti e degli abbonamenti con conseguenze sull’occupazione» ha detto Nic Newman che in passato ha contribuito a introdurre innovazioni come blog, podcasting e video on-demand.

Dalla carta stampata al digitale tra rifiuto della notizia e disconnessione

«Nei prossimi anni gli editori dei giornali interromperanno la produzione quotidiana di stampa a causa dell’aumento dei costi di stampa e dell’indebolimento delle reti di distribuzione. Taglieranno i costi licenziando il personale e trasformeranno il prodotto in una versione digitale. Ma resta da capire come saranno i contenuti digitali mirati a soddisfare il pubblico in rapida evoluzione» ha aggiunto il giornalista. 

«Negli ultimi 2-3 anni, infatti, si è assistiti, a causa di fattori socio-politici, ad un rifiuto delle notizie – spesso deprimenti in quanto incentrate sul Covid, sul conflitto russo-ucraino e sui cambiamenti climatici – e alla disconnessione dall’informazione che riguarda sia le persone meno istruite (per le difficoltà di connessione), sia quelle istruite (per sopraffazione da iper connessione). Una situazione che preoccupa il 72% degli editori che per contrastare questo problema guardano adesso maggiormente alla qualità delle news con contenuti esplicativi (94%), format di domande e risposte (87%) e storie (66%). Produrre notizie più positive (48%) è stata una risposta meno popolare» ha spiegato il Digital media strategist.

Le piattaforme Big Tech

«Anche le piattaforme Big Tech saranno sotto pressione. I social network di prima generazione come Facebook e Twitter stanno lottando per mantenere il proprio pubblico anche perchè gli utenti più giovani stanno migrando su TikTok. Gli editori presteranno molta meno attenzione a Facebook (-30 punti netti) e a Twitter (-28), ma si concentreranno di più su TikTok (+63), Instagram (+50) e YouTube (+ 47), frequentate dai più giovani. Il crescente interesse per TikTok (+19 punti percentuali rispetto allo scorso anno) consente di interagire di più con gli under 25, ma anche di sperimentare la narrazione video verticale. La potenziale implosione di Twitter sotto la guida di Elon Musk ha posto domande sul ruolo e sul valore dei giornalisti. Per il 51% degli intervistati la potenziale perdita o indebolimento di Twitter potrebbe essere dannoso per il giornalismo, ma non per il 17%. LinkedIn (42%) è l’alternativa a Twitter più popolare» ha aggiunto il giornalista e digital strategist, nonché uno dei membri fondatori del BBC News Website.

Dal report “Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2023”
Fonte: report “Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2023”
L’innovazione

«Gli editori dedicheranno maggiori risorse ai podcast e all’audio digitale (72%) con contenuti maggiormente destinati ai più giovani, ma anche alle newsletter via e-mail (69%) e ai video digitali (67%), quest’ultimo in aumento (+4%) rispetto allo scorso anno, probabilmente grazie alla crescita di TikTok. Il podcast sta prendendo il posto della radio tra i giovani, ma non tra il pubblico più adulto” ha sostenuto Nic Newman, per oltre 20 anni speaker di diverse radio.

«Solo il 4% investirà nel Metaverso, riflettendo un crescente scetticismo sul suo potenziale per il giornalismo – ha aggiunto -. Le società di media, infatti, stanno investendo sull’intelligenza artificiale nei loro prodotti come un modo per offrire esperienze più personalizzate». 

«Quasi tre su dieci (28%) affermano che questa è ormai una parte regolare delle loro attività, con un ulteriore 39% che afferma di aver condotto esperimenti in questo settore – si legge sul Report -. Nuove applicazioni come ChatGPT e DALL-E 2 illustrano anche opportunità per l’efficienza produttiva e la creazione di nuovi tipi di contenuti semi-automatizzati». «Alcuni vedono ChatGPT come uno dei più grandi progressi tecnologici dall’invenzione di Internet e fa parte di una tendenza più ampia chiamata “IA generativa” che consente ai computer di creare non solo parole ma anche immagini, video e persino mondi virtuali da pochi richieste di testo» continua il Report.

Dal report “Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2023”
Fonte: report “Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2023”
Gli abbonamenti

“Gli editori cercano sempre i clic per vendere la pubblicità. E ovviamente i contenuti “simili” tra le varie testate aumenta la sfiducia del lettore verso il giornalismo. Per questi motivi alcuni editori, come ad esempio il New York Times, sta diversificando maggiormente la propria offerta con un pacchetto che combina le notizie principali con la sua app di cucina, i giochi e il servizio di recensione di Wirecutter. Sempre più editori, inoltre, confermano di investire maggiormente negli abbonamenti (80%) affermando che sarà una delle loro priorità per incrementare le entrate dalla pubblicità display e nativa. Nonostante la stretta sulla spesa dei consumatori, oltre la metà (68%) prevede ancora una crescita degli abbonamenti e di altri contenuti a pagamento quest’anno. Occorre però tenere conto che l’abbonamento ad oggi lo acquista il 10% della popolazione (ceti più abbienti e di una fascia di età più alta), ma non i più giovani” ha commentato l’esperto in comunicazione.

New York Times Investor presentation December 2022
New York Times Investor presentation December 2022 (fonte: “Journalism, Media, and Technology Trends and Predictions 2023”)
I social media e le nuove normative

Nel corso dell’incontro ci si è soffermati anche sulla proposta di legge arrivata all’Assemblée Nationale che propone di fissare a 15 anni l’età minima per l’accesso e l’iscrizione ai social network. Una proposta che, se approvata, metterà in pratica il concetto di “consenso digitale”, già fissato dall’Unione europea, che indica l’età minima per poter usare i social nella fascia compresa tra i 13 e i 16 anni.

«Occorre tempo e sicuramente più informazioni per capire i vantaggi svantaggi dei social media e in particolar modo se procurano ‘danni’ ai giovani – ha spiegato in chiusura Nic Newman -. Senza dubbio i fenomeni Blue Whale e le sfide estreme sui social vanno bloccati immediatamente. In base alle risposte degli intervistati con più leggi pianificate per limitare i contenuti “dannosi” sui social media, si teme (54%) che queste nuove regole possano rendere più difficile per i giornalisti e le testate giornalistiche pubblicare storie che non piacciono ai governi. Circa un terzo (30%) è meno preoccupato e il 14% non lo è affatto».

Il Report

Sono state coinvolte 303 persone provenienti da 53 paesi che ricoprono posizioni di rilievo in società editoriali tradizionali o nate in digitale e che si occupano delle strategie mediatiche digitali. In particolar modo il 53% degli intervistati ha un background cartaceo, mentre il 24% rappresentano le testate digitali e un quinto le emittenti commerciali o di servizio pubblico. Un ulteriore 3% le agenzie di stampa. I 53 paesi e territori rappresentati nel sondaggio includevano Australia, Nuova Zelanda, Taiwan, Hong Kong, Singapore, Tailandia, Corea del Sud, Vietnam, Giappone, Nigeria, Sudafrica, Zimbabwe, Ecuador, Costa Rica, Nicaragua, Venezuela, Uruguay Messico, Brasile, Colombia e Russia, ma la maggior parte proveniva da Regno Unito, Stati Uniti o paesi europei come Germania, Spagna, Francia, Austria, Finlandia, Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi, nonché Polonia, Ungheria, Slovacchia, Lettonia e Ucraina e Italia, tra gli altri.

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