Cinema e lavoro di scavo possono coesistere nella forma del documentario? Pare proprio di sì. Sfruttando la sinergia con tale mezzo di comunicazione e la spinta propulsiva di festival e rassegne, infatti, si possono coinvolgere sempre più spettatori, «conducendoli – come afferma il prof.Frasca – in luoghi altrimenti inaccessibili»

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]l cinema è un modo relativamente nuovo di far conoscere davvero l’affascinante mondo dell’archeologia: gli archeologi in prima persona sono protagonisti di questi docufilm e conducono gli spettatori in luoghi altrimenti inaccessibili». Queste le parole del professor Frasca a proposito dell’importanza del documentario archeologico, nuovo mezzo di comunicazione volto a sensibilizzare il pubblico sull’importanza dell’archeologia. Di fronte a una società che spesso conosce i monumenti storici ma non ha idea di chi li abbia riportati alla luce, il cinema può contribuire a fare chiarezza: «Non bisogna negare la memoria né alle scoperte né agli scopritori – ribadisce Frasca – e da questo punto di vista il documentario archeologico è un passo avanti rispetto ai programmi televisivi stile “Voyager”, in cui chi parla non è l’esperto, ma soltanto un mediatore. Questo tuttavia non significa che i nuovi media, come TV e videogiochi, non abbiano contribuito ad avvicinare il grande pubblico al mondo dell’archeologia: essi fungono da veicolo». Il cinema archeologico da solo infatti non è sufficiente, essendo un genere poco noto in Sicilia: «Per quanto i film possano avere un certo appeal, si tratta comunque di un genere elitario. Da qui l’importanza di organizzare eventi che superino questa comunicazione a senso unico e coinvolgano la gente locale, stimolando in essa la curiosità di conoscere il paesaggio che la circonda» afferma ancora Frasca, con l’assenso di Alessandra Cilio. Quando la scienza dell’antichità incontra la decima musa, dunque, nasce un genere nuovo e attraente quale il documentario archeologico. A esso è dedicata la “Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica” organizzata a Licodia Eubea (18-21 ottobre).

LICODIA EUBEA, GIOIELLO DELLA RASSEGNA. Proprio a tal fine la Cilio organizza da otto anni la “Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica” in un paesino siciliano poco noto, ma dalla storia millenaria, quale Licodia Eubea. Esso non è solo cornice della Rassegna, ma è un gioiello in vetrina: «Licodia non è un paese da hotel a cinque stelle e grandi ristoranti, la vera attrattiva sono i suoi abitanti accoglienti, il suo clima familiare: l’ideale sarebbe poter conoscere i pastori del luogo, assistere dal vivo alla produzione di alimenti e degustare prodotti locali» afferma la Cilio, speranzosa di poter inaugurare nuovi progetti che coinvolgano e stimolino la curiosità della gente locale e dei turisti. L’attrattiva ancora scarsa esercitata tuttavia da questo paese potrebbe non giovare a una manifestazione archeologica prestigiosa, ma di nicchia. Ben consapevole del rischio, la Cilio afferma: «Portare la gente a Licodia Eubea è una sfida: bisogna essere idealisti e far crescere le cose lì dove sono nate, non ha senso sradicarle. Il paese ha una storia millenaria alle spalle ed è attivo in ambito archeologico, quindi merita di essere rivalutato».

SINERGIE CON LE PERSONE E CON L’AMBIENTE. «Festival e rassegne sono modi per comunicare direttamente con gli interessati, avviare nuove sinergie con l’ambiente e con le persone incontrate» sottolinea con orgoglio la Cilio. A questo proposito Frasca evidenzia quanto sia recente l’incontro tra mondo della comunicazione e dell’archeologia e invita i giovani ad ampliare i propri orizzonti: «Oggi la rigidità delle norme burocratiche fa sì che dopo la laurea gli sbocchi lavorativi, quando disponibili, siano già prestabiliti a causa di crediti formativi e simili cavilli, ma è necessario che i nostri ragazzi aprano gli occhi anche su strade nuove e diverse, come quella del documentario archeologico».

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