«Senza un apparato normativo regna il diritto del più forte. Rispetto alle big tech, aziende il cui valore è superiore al Pil di tante nazioni, noi siamo molto piccoli. Ecco perché l’AI Act approvato dal parlamento UE pochi giorni fa è molto importante. Proprio come accaduto per la rivoluzione industriale, che portò benefici diffusi grazie anche alle lotte sindacali, anche oggi è necessario proteggere i più deboli affinché questi strumenti portino davvero vantaggi per tutti». Negli ultimi anni il nome di Paolo Benanti è sempre più spesso emerso nei dibattiti legati all’impatto delle nuove tecnologie nel nostro vivere quotidiano e nelle nostre democrazie. A lui, infatti, viene attribuita dall’Accademia della Crusca la nascita del termine “algoretica”, definita come lo “studio dei problemi e dei risvolti etici connessi all’applicazione degli algoritmi”. Lo abbiamo incontrato nel capoluogo etneo in occasione del convegno “Intelligenza artificiale, democrazia e partecipazione“, promosso da “Un Cantiere per Catania” presso la Scuola Superiore dell’Università di Catania. La recente approvazione dell’AI ACT da parte del Parlamento Europeo – che, tra gli altri provvedimenti, prevede ampie protezioni ai cittadini vietando l’uso di IA in molti casi sensibili  – non ha ricevuto plauso unanime. Tra le voci maggiormente critiche, quelle delle aziende tecnologiche, secondo le quali la normativa equivale ad una chiusura al progresso. «Viviamo oggi una crisi della normatività» ha spiegato Benanti. «Basti pensare alla vita di tutti i giorni: siamo passati dai semafori alla rotonda dove ognuno si regola un po’ come vuole, fino ad arrivare a fleximan».

IA E DEMOCRAZIA. Tutelare le libertà individuali è, tuttavia, solo uno degli aspetti che rende un maggiore controllo su queste tecnologie un problema urgente. Ad essere a rischio, infatti, è il funzionamento stesso dei nostri sistemi democratici, ormai profondamente legati alla gestione del flusso delle informazioni attraverso canali digitali. «Nello spazio pubblico cosa rimane della democrazia? La potenza computazionale personale deve essere democratizzata e gestita secondo dei criteri che sono quelli del bene pubblico. La sua privatizzazione, al contrario, rischia di essere più una forma di vassallaggio che una forma di partecipazione della cosa pubblica. Una vera e propria oligarchia».

L’UMANO AL CENTRO. Un lucido riconoscimento dei problemi posti dall’IA, secondo Benanti, deve essere accompagnato dalla consapevolezza dei limiti di queste tecnologie e della specificità dell’umano. Caso paradigmatico è quello dell’informazione che, secondo alcuni, diventerà appannaggio quasi esclusivo di questi strumenti. «Il giornalista – spiega ancora Benanti non è solamente colui che riporta una notizia, ma anche colui che la contestualizza. Dare un contesto è un’operazione di senso tipicamente umana, e non è surrogabile».

UNA RIVOLUZIONE DELLA CONOSCENZA.  D’altro canto, dal punto di vista di chi fruisce l’informazione, l’impatto dell’IA sta progressivamente cambiando il nostro modo di approcciarci. «Fino ad oggi – spiega ancora il docente – siamo stati abituati ad ordinare il sapere in una maniera architettonica, seguendo delle regole abbastanza rigide. Basti pensare alle enciclopedie. Oggi tuttavia, si affaccia un accesso al sapere molto più rapido, che si trasforma da “architettonico” ad “oracolare”». Ad esempio è possibile porre delle domande dirette a un chatbot applicato a un motore di ricerca. «Non è così banale dire se ciò sia un bene o un male, né prevedere come gestirlo. La sfida sta nel capire come renderlo fruttuoso e non esserne vittime».


L’EVENTO: INTELLIGENZA ARTIFICIALE, DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE

Da sn, Federico Incardona, Mirko Viola, Paolo Benanti, Claudio Sammartino e Giuseppe Angilella.

Paolo Benanti, docente universitario e presidente della Commissione per l’Intelligenza Artificiale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e membro dell’Advisory Board sull’IA dell’ONU è stato protagonista, lo scorso sabato 16 marzo presso Villa San Saverio a Catania di un incontro, intitolato “Intelligenza artificiale, democrazia e partecipazione”. L’incontro – promosso da “Cantiere per Catania”, Ufficio per la pastorale dei problemi sociali e il lavoro in collaborazione con la Scuola Superiore di Catania –  è stato introdotto dal coordinatore del “Cantiere per Catania” Claudio Sammartino e ha visto gli interventi di Federico Incardona e Mirko Viola. Durante la mattinata i partecipanti hanno anche preso parte a due gruppi di lavoro sui temi “IA e informazione” e “IA nella vita di tutti i giorni”. La Scuola Superiore di Catania è stata rappresentata dal prof. Giuseppe Angilella, coordinatore della classe di scienze sperimentali, che ha portato i saluti del Rettore UNICT Priolo e del presidente SSC Malfitana.

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