L’idea è partita negli anni Ottanta da un laboratorio scolastico della prof.ssa Ferlito, ora in pensione. Oggi, con le sue oltre 60 partecipazioni da numerose regioni d’Italia, la gara ad esso connessa dimostra che la poesia risponde a un bisogno universale dell’essere umano, perfino fra i ragazzi

[dropcap]«[/dropcap][dropcap]I[/dropcap]o sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo», diceva Eugenio Montale. E per lo stesso motivo ogni anno ai primi di giugno si incontrano nell’auditorium del Liceo Ginnasio Statale Nicola Spedalieri di Catania studenti, professori e rappresentanti delle istituzioni: perché giovani allievi e allieve hanno scritto una poesia e hanno deciso di partecipare a un concorso gratuito indetto dalla scuola, che un anno fa ha ricevuto il patrocinio del MIUR ed è arrivato ormai alla sua VII edizione.

ORIGINI E TEMA DEL CONCORSO. L’idea è partita negli anni Ottanta da un laboratorio scolastico organizzato dalla prof.ssa Sebastiana Cocuzza Ferlito, ora in pensione, ed è stata ripresa nel 2012 con l’auspicio dell’allora preside Alfio Pennisi e vicepreside Giuseppe Di Stefano. Oggi, con le sue oltre 60 partecipazioni da numerose regioni d’Italia, è la dimostrazione del fatto che la parola poetica risponde a un bisogno universale dell’essere umano. «Dentro ognuno di noi c’è un mondo – ha dichiarato la creatrice dell’iniziativa – che nel corso degli anni ho cercato di valorizzare con metodi maieutici nei ragazzi con cui ho interagito. Solo coltivando la nostra dimensione interiore e poetica, infatti, possiamo ritrovare un contatto con la bellezza e opporci alle brutture che ci circondano ogni giorno. Parola di una ragazza di 73 anni». Interagire attraverso la scrittura, quindi, non è un’attività marginale, specialmente in un contesto in cui sembra si vogliano erigere steccati e si rischia di dimenticare la società laica e pluralista celebrata invece dalla Costituzione Italiana, come ha voluto sottolineare il tema del premio 2019: «Incontri. Volti, sguardi, parole alle svolte delle strade della vita, agli incroci obbligati delle circostanze, inizi di storie inaspettate», che non a caso ha premiato non solo le migliori poesie inedite degli allievi, ma anche le migliori traduzioni italiane proposte dai partecipanti per il componimento Night Drive del poeta irlandese Séamus Heaney, Premio Nobel per la Letteratura nel 1995.

“L’ALTRO” COME ASSE DELLA POESIA. «A volte ci sono dei momenti in cui sento l’esigenza di fermarmi e comporre versi», ci ha raccontato in particolare Lorenzo Reina, vincitore della sezione interna per la categoria inediti con la poesia Mifgash. «La parola stessa è ciò che mi affascina di più nella scrittura, perché raccoglie in sé una molteplicità incredibile di significati. Mifgash, per esempio, in ebraico indica l’incontro fisico, e da questo ho preso spunto per descrivere diversi incontri che, incastrati fra loro, rappresentano la persona che sono oggi». Il giovane diplomando, insignito peraltro della menzione speciale del Centro di Poesia Contemporanea di Catania, ha spiegato che per lui è indispensabile trovare il tempo per ascoltare sé stesso, esprimersi e coinvolgere gli altri in questo scambio. «Non sempre è un percorso facile, però so per certo di volerlo coltivare anche in futuro, studiando lettere classiche e approfondendo l’etimologia delle lingue antiche». A differenza del compagno di classe, che aveva partecipato alle passate edizioni del premio e si era classificato bene più di una volta, per Diana Cicchello Gaccio questo è stato il primo anno al concorso, che ha vinto nella sezione interna per la categoria traduzione. «Di Heaney mi ha colpito la descrizione di un’esperienza ordinaria come quello di un viaggio in auto, durante la quale però ogni dettaglio quotidiano sembra essere notato dal poeta per la prima volta. La sua lingua è evocativa e ricca di assonanze, che sono state difficili da rendere in italiano ma che mi hanno permesso di sentire profondamente mia la storia di un altro individuo». Incoraggiata dalla sua insegnante di inglese, la studentessa si è cimentata in un’impresa che spera di ripetere in futuro, coltivando l’arte della traduzione perché «da certe “malattie letterarie”, per fortuna, è impossibile guarire”.

Foto di Sveva Caramagno

E così, conciliando le loro attività rispettivamente di volontariato in centri di prima accoglienza e di lettura per diletto di grandi poeti classici, Diana e Lorenzo hanno confermato l’importanza dell’introspezione al fine di dialogare con il diverso e di incontrare le sfide del presente, interpretandole secondo la propria sensibilità umanistica e umana all’insegna del rispetto e della conoscenza dell’altro


L’EVENTO. La premiazione del concorso, aperto a studenti e studentesse di tutte le scuole superiori d’Italia e coordinato dalle prof.sse Fabiola Carpino e Gina Sciarrotta, ha visto la partecipazione della Società Dante Alighieri, del DISUM dell’Università degli Studi di Catania nella persona del prof. Antonio Sichera e della prof.ssa Manuela D’Amore, e del Centro di Poesia Contemporanea di Catania. La preside reggente del Liceo Spedalieri, Daniela Di Piazza, ha rammentato che «la cultura è lo zoccolo duro della nostra società», e Pietro Cagni del CPCC ha aggiunto: «Il compito della poesia è trattenere il significato dell’istante e salvare così la civiltà». Presente anche il dott. Catania in vece del Sindaco S. Pogliese, che ha ribadito quanta speranza dia alla società di domani sapere che ci sono ancora giovani talenti determinati a cimentarsi nell’arte e nella cultura.

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