I figli del grande fotografo americano, che ha raccontato per immagini lo sbarco del 1943: «? «È stato più un amico e una fonte di conoscenza che un padre»

Peter e Tom Stern avevano salutato Catania nel luglio del 2013, quando accompagnarono il padre in quello che si rivelò essere il suo ultimo viaggio in Sicilia, alla ricerca dei luoghi che lo videro giovane protagonista di straordinarie riprese fotografiche.

A distanza di quattro anni gli eredi Stern ripercorrono il viaggio verso l’Isola, riavvolgendo il nastro della memoria senza il supporto del padre, scomparso nel 2014, ma la cui memoria viene tramandata dalle sue opere esposte in maniera permanente nel “Phil Stern Pavillon” del “Museo dello sbarco in Sicilia 1943”. Ma chi era Phil Stern lontano dagli ordigni bellici e dai riflettori di Hollywood? «È stato più un amico e una fonte di conoscenza che un padre – raccontano Peter e Tom – Un uomo che non si è mai considerato un eroe della Seconda guerra mondiale, vissuta da reporter per testimoniare il dolore e la sofferenza di quegli anni. Sebbene era poco presente in casa, le sue giornate erano scandite da orari che non gli permettevano di dedicarsi alla famiglia: andava a letto presto, intorno alle 20, e la sua sveglia suonava alle due perché doveva lavorare alla creazione delle foto nella camera oscura».

Quali ricordi vi legano più a vostro padre?
«Il momento della colazione. Durava poco, ma era carico di emozioni. Il nostro tempo si fermava lì e, quando possibile, lo accompagnavamo nelle ore di lavoro. I suoi scatti faranno sempre parte dei documenti e delle testimonianze storiche della Sicilia del ’43. La donna più bella fotografata da papà? Sofia Loren, più curvy di Marilyn Monroe: struccata e senza orpelli sembrava la ragazza della porta accanto. Nostro padre ci ha dato l’esempio vivendo: era bello parlare con lui di qualsiasi argomento, dalla religione all’arte alla fotografia». 

Siete mai stati gelosi del suo tempo?
«La fotografia era la sua passione, ma amava anche la famiglia. Siamo cresciuti con la consapevolezza della sua assenza. Quando viveva nel “tempio” del cinema lavorava molto e non frequentava feste o eventi mondani, anzi. Non era mai stato al cinema, finché ci stupì portandoci a vedete “Mash” che aveva come protagonista il suo amico Elliott Gould. Tuttavia, nei momenti in cui riusciva a svolgere il suo ruolo di padre, era terribile (ridono). Come professionista ed intellettuale, invece, è stato straordinario. A sua difesa, però, è stato un ottimo nonno: un aiuto concreto per noi figli e una presenza sempre viva per i nipoti».

Essere gli eredi di Phil Stern è una responsabilità. Come porterete avanti il suo ricordo?
«Con le mostre delle sue opere in cui è possibile condividere le sue emozioni. Siamo grati a Ornella Laneri per averci dato l’opportunità di tornare in Sicilia per portare a termine la missione di nostro padre. Sicuramente sarebbe stato molto felice di vedere questa mostra e avrebbe ringraziato Catania, Ezio Costanzo, Carmelo Nicosia e tutti i siciliani».

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