A un anno di distanza dall’avvento del Covid-19, a fare le spese di una situazione socio-economica sempre più difficile sono soprattutto le famiglie e i giovani delle classi disagiate. E se in tutta Italia i sistemi assistenziali tentano di porre rimedio come possono ad una crisi di cui non si scorge ancora la fine, a Catania il comparto delle politiche sociali è stato costretto a fronteggiare una situazione che la pandemia ha ulteriormente aggravato. A fronte dell’emergenza, quali sono le misure messe in campo dalle Istituzioni deputate a trovare soluzioni? E si stanno rivelando sufficienti ad arginare il crescente disagio?

LA VOCE DELLE ISTITUZIONI. Tra le criticità emergenti, il tema della dispersione scolastica occupa un posto di rilievo nell’ambito dell’istruzione. A confermare la crescita di tale fenomeno gli ultimi dati raccolti e diffusi dalla Fondazione Openpolis, secondo cui il capoluogo catanese registra un elevato tasso di povertà educativa (circa il 30%) nella fascia di giovani tra i 15 e i 24 anni. Il comune di Catania risponde all’emergenza scolastica incrementando le misure di supporto (da 90 a 290 voucher) destinate al ritorno alla dimensione scolastica, come ci spiega l’assessore ai Servizi Sociali e Politiche per la Famiglia Giuseppe Lombardo: «il servizio da noi offerto vede l’accompagnamento, tramite il supporto di educatori e psicologi, di tutti quei ragazzi segnalati dalle scuole come soggetti in fase di abbandono scolastico. Ma alla povertà educativa e per così dire “immateriale” si affianca spesso un profondo disagio economico, motivo per cui la richiesta di sussidi si colloca oggi al primo posto tra i bisogni primari dei nostri utenti». Tra le misure messe in campo nel 2020 nella città di Catania, ci sono l’assegnazione di buoni spesa a circa 12.000 famiglie, l’erogazione di 600 bonus affitto e il prezioso intervento svolto dall’Agenzia Sociale per la Casa che, attraverso servizi di accoglienza temporanea negli alloggi di transizione a bassa protezione, si occupa di contrastare la povertà abitativa, una condizione dovuta alla crescente vulnerabilità sociale ed economica dei cittadini. «Ci ritroviamo insomma  – commenta l’assessore Lombardo – ad affrontare una nuova povertà, che ormai può definirsi pressoché assoluta  quella che prima era la classe media, oggi è diventata la classe povera che per ragioni addebitabili al Covid è stata colpita dalla perdita di posti di lavoro e dalla mancanza di concrete opportunità professionali».

LA RETE DEI SERVIZI SOCIALI. Ad alimentare la questione del fallimento formativo dei ragazzi, si aggiunge poi l’uso della DAD, la didattica a distanza che nell’ultimo anno ha contribuito a evidenziare alcune delle diseguaglianze sociali tra gli studenti, provocando talvolta disagi psicologici nei più fragili. Secondo la dott.ssa Santina Cerami, responsabile del Centro Multizonale di Servizio Sociale del comune di Catania, i dati preoccupanti circa l’inadempienza scolastica potrebbero essere connessi in parte alla dilagante paura di contrazione del virus, che incentiverebbe gli studenti a dissertare le lezioni in presenza, e in parte alla povertà educativa e culturale delle rispettive famiglie, poco attente al presente e al futuro dei loro ragazzi. «Oggi più che mai – dichiara la dott.ssa Cerami – la tempestività delle segnalazioni da parte delle scuole e il pronto intervento dei servizi sociali sono di prima importanza per assicurare un valido affiancamento degli studenti in questione». Per favorire azioni celeri ed effettive, occorrerebbe un aumento del numero di operatori comunali, oggi composto in tutto da 42 assistenti sociali attivi sul territorio: «Riusciamo faticosamente a gestire tutte le richieste di emergenza – conclude Santina Cerami – a cui rispondiamo con estremo sacrificio e senso del dovere nei confronti della cittadinanza. Mi auguro che presto, con l’incremento del personale, si possa tornare alla costruzione di concreti ed efficaci percorsi assistenziali con e per l’utenza del territorio catanese». Si attende quindi con ansia la pubblicazione di un nuovo Bando, finanziato dal fondo povertà, per l’assunzione di 44 posti di assistenti sociali distrettuali – divisi cioè tra i territori di Catania, Misterbianco e Motta – con l’auspicio che ciò possa dare una boccata d’ossigeno a tutti i professionisti del settore e incrementare in un futuro prossimo la loro capacità di risposta alle necessità e alle domande dei cittadini. 


LA TESTIMONIANZA:
IL CONTRIBUTO DEL VOLONTARIATO 

«Quando i genitori non credono al valore dell’istruzione, i primi a rimetterci sono proprio i figli, che fanno presto ad alienarsi dalla realtà scolastica e a perdersi nelle pericolose spirali della società». A parlare è Antonio, studente universitario e volontario nell’Associazione Cappuccini di Catania che da 20 anni opera nell’omonimo quartiere, una delle zone più popolari e degradate della città. Antonio offre la sua testimonianza circa il servizio di doposcuola svolto dall’Associazione e rivolto agli studenti di elementari, medie e superiori, che con strumenti e metodi inclusivi e partecipativi, funge da prezioso anello di congiunzione tra le scuole e i servizi sociali. Ma cosa spinge i ragazzi a cercare aiuto e a farsi affiancare nel loro percorso formativo? «Il primo contatto avviene attraverso la distribuzione dei viveri del Banco Alimentare alle famiglie più bisognose  spiega il giovane volontario  da lì cerchiamo di instaurare qualcosa che vada oltre la mera assistenza, ma che sia piuttosto un sincero rapporto di relazione e di fiducia con coloro che decidono poi di venire a trovarci». L’esperienza di Antonio dimostra come, per quei giovani, la sua figura possa essere qualcosa di più di un semplice tutor, ovvero un punto di riferimento da cui iniziare un percorso di rinascita e di riscatto individuale. 

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