Il libro, in distribuzione con “La Sicilia”, raccoglie gli articoli che lo storico scrisse sul quotidiano catanese. Uno sguardo tout court a tematiche del nostro presente: dalla disoccupazione giovanile, definita “genocidio socio culturale”, alle considerazioni sulla democrazia

Genocidio socio-culturale. È così che Giuseppe Giarrizzo definiva il problema della disoccupazione giovanile in Sicilia. «Si è affermato così e rimane con accresciuta virulenza – scrive in un editoriale comparso su La Sicilia il 24 febbraio 2004 – il cancro sociale del Mezzogiorno, quello di due-tre generazioni che sono rimaste sulla soglia del mondo del lavoro, e oggi hanno fra i 35 e i 50 anni». Una realtà, quella descritta dallo storico Giarrizzo, ancora tristemente contemporanea. «Si tratta, senza mezzi termini – prosegue nell’articolo – di un genocidio socio-culturale. È come si se facesse un falò delle banconote che hanno finanziato (Dio sa con quali e quanti sacrifici!) la formazione tecnica e le competenze in questione».

Quello della disoccupazione giovanile è solo uno dei tanti nodi irrisolti, analizzati da Giarrizzo nel corso della sua collaborazione col quotidiano “La Sicilia”, dal 1984 al 2015. Una collaborazione oggi testimoniata dal volume “Politique d’abord!”, edito dalla Domenico Sanfilippo editore, che raccoglie tutti gli editoriali che lo storico, nonché preside per 30 anni della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, scrisse per il quotidiano della sua città. Rileggere quegli articoli significa da una parte ripercorre un trentennio della storia regionale e nazionale, dall’altro riflettere sui problemi che attanagliano ancora la nostra realtà, osservandoli da un punto di vista privilegiato. Lo sguardo infatti non è mai quello dello storico accademico distaccato dalla realtà e arroccato tra archivi e pile di libri, ma quello dell’intellettuale che, utilizzando il bagaglio culturale acquisito, si lascia stimolare dalla vita per riflettere sull’oggi. Una pratica, questa, adottata da tantissimi intellettuali, dediti alla scrittura giornalistica, che ha permesso loro di calarsi nel reale profetizzando la direzione che la società avrebbe intrapreso.

politique d'abord
Il volume, edito dalla Domenico Sanfilippo Editore

Accade di rimanere sgomenti rileggendo oggi gli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini, così come sorprende l’attualità degli editoriali di Giarrizzo. «Tra le ragioni dello stare assieme restano, forti e positivi – scriveva nel 1995 – i valori dello Stato e della democrazia, che sono cosa assai diversa negli obiettivi e nel metodo dal populismo dei regimi di massa e dagli scivolamenti “libertari” della democrazia neo-cesarista dei referendum. I quali rimangono, il populismo ed il cesarismo, modelli assai differenti dalla democrazia diretta da più parti invocata, e che per lo più a sproposito l’ombra di Rousseau viene chiamata ad assistere». Politique d’abord!, celebre formula utilizzata da Nenni nel 1945, diviene così titolo e sintesi dell’opera di Giarrizzo, modernista dallo sguardo attento alla contemporaneità, storico del passato e interprete del presente.

L’attualità della sua riflessione diviene sprone per tirare le somme su quanto è stato fatto, o meglio, non è stato fatto in questi anni, e riflessione sull’importante ruolo dell’intellettuale nell’epoca contemporanea. Un ruolo oggi bistrattato da una società che ha serrato le porte al dialogo e al confronto, solcando i mari in tempesta dei social, dove basta bloccare qualcuno per non dover più leggere posizioni contrarie alle proprie. «La ripresa non c’è – scrive ancora a proposito della disoccupazione giovanile – o appare troppo lenta: e le grandi opere, ponti strade, aeroporti, porti, non partono come promesso per farsi volano di occupazione. E di conseguenza non decollano i consumi, i quali peraltro non significano molto nell’economia interna della Sicilia che ormai si caratterizza per consumo di beni importati, i beni cui si rivolge il sottoscrittore di cambiali differite: dalle auto ai pc, dai telefoni ai gadgets». Ed è subito ponte di Messina.

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