Scuola e Università troppo distanti. Il futuro
passa dai test: «L’esame di maturità? Inutile»

Più di 450 mila gli studenti che affronteranno la prima prova. Gli esami di Stato, fin dall’introduzione gentiliana del 1923, sanciscono un importante fase di passaggio per tutti i ragazzi che iniziano da ora a fare i conti con il futuro

Che utilità hanno oggi gli esami di Stato? Giugno, la Sicilia accoglie l’estate, ma c’è chi sotto i 30 gradi di queste giornate fa ombra sui libri che resistono al suono dell’ultima campanella: i maturandi come ogni anno sono chiamati a testimoniare la loro quinquennale preparazione, fra baci rubati e crisi adolescenziali, in corsa verso il futuro. Che farai da grande? Quella domanda che li attanaglia fin da piccoli si fa strada prepotentemente fra i banchi di scuola ma per molti la risposta passa dai test. A Catania infatti i corsi universitari statali, sia quelli a numero aperto, sia quelli a numero chiuso sia quelli a numero programmato nazionale, sono soggetti a test d’ingresso. Soltanto nel primo caso non sono vincolanti: nel caso di un punteggio basso si è ammessi comunque se pur con un debito nella materia o nelle materie la cui conoscenza si evince lacunosa. Luca e Giulia sono due studenti del Liceo Scientifico per i quali le prove d’ammissione sembrano marchingegni strutturati per incentivare l’errore.

A COSA SERVONO GLI STUDI DEL LICEO? Luca ha superato brillantemente il test per ingegneria elettronica: gli aspiranti possono scegliere fra più date per candidarsi ai test e una di queste è stata a maggio. Sarà quindi studente universitario – o quasi – ancora prima di conseguire il diploma di maturità scientifica. Il suo è uno dei tanti – paradossali – casi di ragazzi che già a giugno hanno un piede nel liceo e l’altro nell’Università. La domanda sull’utilità dei test risulta ancora più significativa per corsi come quello di ingegneria elettronica che sono a numero aperto: «Ci speculano, è un’ottima occasione per guadagnare 30 euro» – nota polemicamente Luca. Nessuna utilità per lui gli esami, a parte segnare un livello di conoscenza raggiunta. A cosa gli sono servite le competenze acquisite negli ultimi cinque anni? Il liceo, se fatto bene, apre le porte di qualunque università, ma i test d’accesso si basano su requisiti del tutto avulsi rispetto ai programmi scolastici. «Ho affrontato i quesiti di matematica e d’inglese basandomi più su mie conoscenze che su quelle acquisite – ci spiega – e sebbene debba al liceo la capacità di affrontare un testo argomentativo, non posso dire che le conoscenze in fisica e chimica siano state utili a questo fine. Di quest’ultima, ad esempio, era richiesta la conoscenza mnemonica della tavola periodica, che ho studiato a liceo, ma questo chiaramente non basta». Di opinione simile è Giulia, compagna di classe di Luca, che dopo la maturità tenterà i quiz di medicina: «Aver affrontato in passato un argomento non significa padroneggiarlo per poter rispondere ai test. Per prepararci dobbiamo riconcepire il nostro approccio a chimica, biologia, matematica e fisica. Questo senza contare l’assurdità di alcune domande di cultura generale».

SCEGLIERE SU COSA CONCENTRARSI. «Il modo più bello per coronare cinque anni di studio sarebbe conseguire un voto alto all’esame finale, ma a cosa servirà se non riuscirò a entrare all’università?». Giulia ha il sogno di diventare medico, ma a scoraggiarla sono i pochi posti disponibili e la selezione serrata ai test. L’accesso viene regolamentato con una prova nazionale e una graduatoria unica: 62.695 gli iscritti al test di medicina nel 2016 per 9.224 posti disponibili. «Mi sono iscritta a un corso di preparazione – continua -, una scelta per certi versi obbligata ma che per la mia famiglia ha comportato un investimento di 3.500 euro». Il corso, che ha seguito da settembre a maggio, riprenderà ad agosto dopo il suo diploma. «In questo momento, a ridosso degli esami, mi sto dedicando esclusivamente alla maturità perché purtroppo le due cose non sono conciliabili, ma spero di riprendere al più presto: del resto la mia vera priorità sono i test». La difficoltà di conciliare la preparazione per i test universitari con quella per gli esami di Stato sembra rivelare un gap nel rapporto fra scuole superiori e Università. «La comunicazione fra i due Enti nasce e finisce esclusivamente nel periodo degli Open Days», evidenzia Luca.

IL DESTINO DI CHI SCEGLIE UNA FORMAZIONE TECNICA.  Assodati questi problemi per chi intende proseguire con gli studi universitari, l’esame di Stato ha invece valore per chi lo considera l’ultimo della sua vita? Gaetano conseguirà il diploma di maturità turistica: «In teoria con un diploma tecnico potremmo accedere direttamente al lavoro, in pratica non è così e la stessa scuola sembra rassegnata all’impossibilità di risvolti immediati o quasi». È il motivo per cui cerca di crearsi autonomamente delle opportunità: ha sostenuto l’esame per il brevetto di bagnino da salvataggio prima degli scritti del Miur.

IL PUNTO DI PARTENZA SONO I BANCHI DI SCUOLA. A cosa serve insegnare ai figli che studiare è importante, che bisogna essere liberi ma che libertà è responsabilità, che bisogna credere nei sogni e che la merenda va condivisa con i compagni se crescendo Luca, Giulia, Gaetano, trovano una società che spinge verso l’esatto opposto? «Ho imparato in questi anni che sono poche le persone disposte ad aiutare gli altri se non per un tornaconto personale». L’affermazione di Giulia è una domanda agli adulti, ai “maturi” di oggi. Lei vorrebbe studiare medicina, Gaetano vorrebbe lavorare con il diploma che acquisirà ma per questi obiettivi gli esami di Stato secondo loro risultano inutili, e lo sono anche per chi come Luca sa già di accedere alla facoltà a cui ambisce. Se i ragazzi hanno dubbia l’utilità degli esami di maturità qualcosa non funziona. Come si può agire prima che abbia senso la sospensione dell’1 luglio – al di là delle ragioni di sicurezza – degli orali a Modena per il concerto di Vasco Rossi? Non siamo tanto lontani dall’affermare che, se gli esami non concorrono alla realizzazione del futuro dei ragazzi, tanto vale andare ad un concerto. 

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Laureata in "Scienze Filosofiche" presso l'Università di Catania. Giornalista pubblicista, collabora col Sicilian Post dal 2018, curando la rubrica "Il filo di sofia" e occupandosi di tematiche legate alla cultura e all'ambiente.

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