L’artista varesino: «Attraverso questo progetto creo un ponte tra contemporaneo e passato. Se in una facciata cieca improvvisamente appare un quadro classico, secondo me è il miglior modo di dargli valore»

Ridare vita alle tele perdute di Caravaggio e dei grandi maestri dell’arte classica riproducendole con le bombolette, sui muri delle città del bel Paese. Nel nuovo progetto dell’artista Andrea Ravo Mattoni c’è un mix di curiosità, sguardo al futuro e amore per il passato. «Il primo lavoro di questa serie – racconta l’artista – l’ho realizzato sotto un ponte a Varese grazie a un progetto chiamato “Urban canvas” che invitava gli artisti a lasciare il segno nella propria città. Io scelsi di riprodurre “La cattura di Cristo”, una tela di Caravaggio dalla storia curiosa: fu dimenticata per 400 anni e ritrovata solo nel 1990». Non è un caso che Andrea abbia quindi voluto celare nella sua opera la scritta “We will all be forgotten” (verremo tutti dimenticati). «Quando approccio un nuovo lavoro – racconta ancora – cerco sempre un legame con il territorio che lo ospiterà. In Lombardia ho scelto di riprodurre tre opere di Caravaggio perché il grande artista vi lavorò molto. In Sardegna, invece, ho riprodotto una tela del “Maestro di Orzieri”, un pittore sardo del 1500».

DUE CARAVAGGIO IN SICILIA. Due dei lavori più interessanti del progetto di Andrea si trovano nella nostra isola, più precisamente nel paesino di San Salvatore di Fitalia, un comune di 1400 anime in provincia di Messina che fino a qualche mese fa non avrebbe immaginato di attirare turisti in modo così singolare. «Per quel contesto – racconta il giovane artista – ho scelto ancora due tele di Caravaggio: la “Cena di Emmaus” e la “Natività dei santi Lorenzo e Francesco D’Assisi. Quest’ultima ha una storia particolare: fu trafugata a Palermo nel 1969 e mi piace l’idea di averla così restituita alla Sicilia». A finanziare questo lavoro è stata un’azienda locale che esporta i suoi prodotti all’estero. «Sebbene il progetto sia stato richiesto dal Comune – continua Andrea – la sua realizzazione è stata possibile grazie al mecenatismo di una impresa privata. Trovo il connubio molto importante».

La “Natività” di Caravaggio a San Salvatore di Fitalia

UNA PINACOTECA A CIELO APERTO. Andrea Ravo Mattoni è nato a Varese nel 1981 e si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Con il progetto “Recupero del classicismo nel contemporaneo” ha voluto creare una vera e propria “pinacoteca a cielo aperto”. In questo modo arte e territorio creano un circuito di cultura e di bellezza, la stessa che i luoghi in cui viviamo posseggono, ma che spesso viene offuscata. «L’arte – racconta ancora – è un modo per trasmettere e valorizzare la bellezza dei nostri posti e un mezzo per insegnarla alla gente. Se in una facciata cieca improvvisamente appare un quadro classico, secondo me è il meglio che si possa fare per ridargli valore. Attraverso questo progetto, poi, creo un ponte tra contemporaneo e passato, tra arte pubblica e classica, dando l’opportunità anche a chi non ha avuto la fortuna di poter studiare di avvicinarsi a questo meraviglioso mondo».

IL METODO. Come si fa a realizzare con le bombolette dipinti così pieni di sfumature? E quali sono le difficoltà tecniche che Andrea ha incontrato nel suo lavoro? «Innanzitutto – spiega il giovane artista – con il pennello si ha un contatto con la superficie, la bomboletta invece è aerea». La seconda differenza è legata ai pigmenti: «Se utilizzo l’acrilico, attraverso i colori primari posso creare altri colori e infinite sfumature. Questo con la bomboletta non può avvenire». Nonostante le difficoltà, in ogni caso, il risultato è comunque sorprendente e diventa un vero veicolo di emozioni, che coinvolgono perfino lo stesso autore. «Io dico sempre che sono una sorta di direttore d’orchestra che presenta Mozart o qualche altro. Non mi reputo uno street artist, neanche un writer: sono un pittore che usa le bombolette».

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