Il secondo appuntamento del Trecastagni International Music Festival ha visto protagonista l’inedita coppia di cantanti accompagnati al pianoforte dal Maestro Stefano Sanfilippo

Un ampio cortile a strapiombo su Trecastagni, in lontananza le luci della città che rischiarano il cielo notturno e alle spalle il campanile della Chiesa Madre di San Nicola; è questa la spettacolare scenografia che ha fatto da cornice al concerto del duo Cucuccio-Moon. Un’atmosfera di rarefatta sacralità nella quale si è voluto raccontare attraverso alcune delle pagine musicali più belle di autori come Verdi, Donizetti, Bellini e Tosti, l’amore e le sue declinazioni. Effimera, giovanile, passionale o sofferta, la tematica amorosa resta, dunque, il filo conduttore di questo ricercato percorso musicale per il quale si è attinto alla tradizione operistica di risonanza popolare oltre che alla raffinata produzione di composizioni da camera e romanze.

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UNA VOCALITÀ FORTE.
Il tenore Sehoon Moon si è fatto apprezzare sin da subito nell’aria del Duca di Mantova “Ella mi fu rapita” per il timbro morbido e pastoso. L’artista coreano, che è stato vincitore in alcuni dei più importanti concorsi internazionali come Operalia, Viñas e il Fuji Opera Competition, ha regalato una piacevole performance grazie a un suono pulito e alla notevole estensione che gli ha permesso, senza troppe difficoltà, di raggiungere note acute mantenendo il suono sempre rotondo e limpido, come in “Una furtiva lagrima” da L’elisir d’amore. E ancora nelle ariette belliniane “Ma rendi pur contento” e “Malinconia” nelle quali ha dato risalto alla coloratura e al vibrato, sempre attento alla dizione anche nella romanza “Marechiare”, in dialetto napoletano, dove le piccole imprecisioni nella pronuncia sono passata davvero in secondo piano di fronte a un così grande talento e alla simpatia travolgente che fanno di quest’artista un interprete a tuttotondo sia dal punto di vista canoro sia interpretativo.

 

LEGGIADRIA E BRIO. Non è certo da meno il soprano Cucuccio, alle prese con un repertorio interessante e complesso segnato da brani ostici come l’ariette-valse “Je veux vivre” della Juliette di Gounod, ricca di sfumature oltre che di vivacità. E, infatti, anche lei padroneggia con sicurezza la tecnica, come abbiamo già avuto modo di apprezzare in diversi spettacoli che l’hanno vista in scena in ruoli di rilievo al Teatro Massimo Bellini di Catania, cui si aggiunge come tratto peculiare la grande espressività. Fasciata in un lungo abito rosso impreziosito da ricami, la Cucuccio ha intrattenuto l’attento pubblico presente con un’ottima dinamica musicale conferendo freschezza all’esecuzione dell’aria “Ah non credea mirarti”, facendo dimenticare alcune vaghezze negli articolati virtuosismi. Per indole la ritroviamo perfettamente calata nelle romanze di Francesco Paolo Tosti ‘A vucchella, declinata al femminile, Sogno e Ideale, dove è sicura negli acuti. La produzione di Tosti è segnata innegabilmente da un linguaggio musicale innovativo quasi rivoluzionario per quel tempo, con particolare attenzione alla musica popolare senza dimenticare i versi per scrivere i quali coinvolse poeti del calibro di Gabriele D’Annunzio, Olindo Guerrini e Salvatore Di Giacomo.

 

UN’ACCOPPIATA VINCENTE. L’espressività e l’amalgama di queste due voci è emersa appieno ne “Signor né principe” di Verdi e ne “La danza” di Rossini. Nel congedarsi a fatica dal pubblico estasiato, sempre accompagnati al pianoforte dal Maestro Sanfilippo, che ha contribuito non poco alla buona riuscita della serata, grazie a un’attenta sensibilità e alla particolare bellezza conferita al suono, i due cantanti fra giri di valzer hanno intonato “Libiamo ne’ lieti calici” e la romanza “Musica proibita” dell’autore torinese Stanislao Gastaldon. La rassegna proseguirà fino al 5 agosto 2018 con una ricca serie di concerti e ospiti provenienti da ogni parte del mondo.

 

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