Il progetto, finanziato dal senatore Renzo Piano, prevede il contributo di 12 giovani neo-laureati, tre dei quali laureati all’Università degli studi di Catania, che dovranno confrontarsi con uno dei grandi temi della contemporaneità: le periferie. In Sicilia il loro intervento sarà focalizzato sulla città di Archimede, nel quartiere Mazzarona

G124 non è il nome di un caccia, o il codice del vostro nuovo ordine di Amazon, ma il progetto ideato dall’architetto e senatore Renzo Piano che permetterà, attraverso l’elargizione di borse di studio, a giovani architetti neo-laureati di confrontarsi con uno dei grandi temi della contemporaneità: le periferie.

I BORSISTI. Carmelo Antoniuccio, Tommaso Bartoloni e Giuseppe Cultrato sono i tre giovani laureati in Architettura dell’Università di Catania con sede a Siracusa, che hanno conquistato la borsa di studio elargita dall’architetto della luce. L’obiettivo è quello di innescare interventi di Rammendo e rigenerazione urbana. G124, come il numero dell’ufficio del senatore al Palazzo Giustiniani. Un elemento che pone al centro del progetto la figura di Renzo Piano in quanto senatore a vita e non architetto. Negli anni passati le borse di studio, pagate con lo stipendio parlamentare, hanno visto avvicendarsi sei giovani architetti (3 donne e 3 uomini) e quest’anno i neo-laureati sono stati selezionati dalla Struttura Didattica Speciale dell’Università di Catania, dell’Università di Padova, della “Sapienza” di Roma e del Politecnico di Milano.

IL BANDO. La selezione è stata condotta ricercando i seguenti profili: laureti da meno di due-tre anni, under 30 e con una passione per le periferie, che i tre giovani siciliani hanno dimostrato attraverso le loro tesi di laurea che, seppur diverse, avevano come fulcro la rigenerazione urbana. «Quando abbiamo scoperto di essere stati selezionati per il progetto G124 non eravamo affatto preparati» ci raccontano in coro. «Il bando al quale abbiamo partecipato appariva come qualsiasi altro bando di ricerca emanato dall’università, non c’era nemmeno il nome di Renzo Piano. Sapevamo solo che era una borsa di ricerca sul tema della rigenerazione urbana delle periferie. Dopo aver sostenuto le prove di selezione ci hanno comunicato che eravamo stati selezionati e che avremmo dovuto, dopo appena 10 giorni, incontrare Renzo Piano a Roma». Un incontro che ha segnato gli architetti di domani, con la concretezza di un lavoro che fino ad adesso, nel mondo universitario, era apparso solo ideale.

Renzo Piano e Bruno Messina - Sicilian Post
Renzo Piano e il prof. Bruno Messina

IL RAMMENDO. «Lo spirito del G124 non è quello di fare un progetto di rigenerazione urbana – continuano i neo-laureati siracusani – ma cerca di dare l’opportunità ai giovani architetti di riflettere su questo tema. Il termine più adatto che ci viene trasmesso da Renzo Piano è quello di Rammendo: risanare il nostro fragile e bellissimo paese con piccole operazioni puntali».

LA MAZZARONA. Il quartiere che vedrà il loro intervento sarà la Mazzarona di Siracusa, un luogo in cui mare e terra si uniscono creando uno degli scorci più belli dell’isola, e dove oggi convivono due realtà ben diverse: la periferia fatta di alti palazzoni di cemento e cooperative residenziali. «La Mazzarona è un luogo che presenta una condizione eccezionale – spiega il prof. Messina, tutor del team siciliano –. Con la dismissione del tracciato della linea ferroviaria diventata pista ciclabile tutta la zona è servita da questa infrastruttura di mobilità dolce che crea nuove opportunità. L’obiettivo dell’intervento è quindi adesso ridefinire tutte le relazioni tra il quartiere, che ha un impianto molto chiaro tipico dell’edilizia popolare, e gli ambiti interstiziali irrisolti di questa infrastruttura (pochi servizi, alcune scuole chiuse, grandi spazi verdi abbandonati, sezioni stradali di dimensioni eccessive), creando inoltre delle connessioni con la costa per la sua fruizione».

IL PROGETTO. «La bellezza dovrebbe salvare questo luogo, perché si trova in una posizione paesaggistica eccezionale, ma gi abitanti non lo sanno. Bisogna farglielo riscoprire, cambiare questo punto di vista». Questo uno degli obiettivi che i tre architetti si pongono in due distinti step. Il primo, che dovrebbe avere compimento entro giugno/luglio, vede la creazione di due prototipi, piccole installazioni con una finalità per il quartiere e che a quest’ultimo vengono “consegnate”. «È importante consegnare qualcosa che, come i semi, se viene piantata e innaffiata produce effetti a catena» sostiene Tommaso Bartoloni. Il secondo step, che avviene in contemporanea ma che dura fino alla fine dei 10 mesi, vede la possibilità di poter agire con una serie di operazioni come l’ascolto di chi abita il luogo per comprenderne le necessità. «Creare una coscienza civica può rigenerare un luogo senza necessariamente snaturarlo» è dunque l’intento degli architetti siciliani il cui lavoro pone l’accento su un tema che come il loro progetto, ancora in itinere, merita l’attenzione di tutti gli ordini professionali e le amministrazioni. Perché periferia vuol dire contorno, parte estrema, non emarginazione o ghettizzazione. I cittadini per primi devono quindi imparare che questi non luoghi per alcuni, per altri sono il centro del mondo e che, per poterli migliorare, dobbiamo prima riappropriarcene prendendone appunto coscienza.

Mazzarona - Sicilian Post
Il quartiere della Mazzarona a Siracusa

 

 

 

 

 

 

 

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