Riscoprire l’essenzialità di volti e scorci siciliani nella mostra “Amore mio” di Giuseppe Trigilio

Scattare fotografie è un atto di amore nei confronti della sua terra, la Sicilia. Ecco perché il visual e web design Giuseppe Trigilio, 35 anni, founder insieme a Daniele Rametta di RT Studio, ha scelto proprio Amore mio come titolo per la sua prima mostra, inaugurata lo scorso febbraio in piazza Scammacca, nel cuore di Catania, e visitabile gratuitamente e in ogni momento durante i prossimi mesi, in un fresco pomeriggio di primavera o fra un aperitivo e l’altro.

Dopotutto, quello alla scoperta dei suoi scatti è un viaggio da compiere con gli occhi e, perché no?, con un calice di vino tra le mani. Nella grande area food della piazza, tra ristorantini e tavoli, le grandi foto – sia a colori che in bianco e nero – sono infatti esposte a occupare tutte le pareti, mentre chi si sofferma a guardarle fa a gara a chi indovina dove è stata scattata l’una o l’altra diapositiva.

Ph. Giuseppe Trigilio

ESSENZA ED ESSENZIALITÀ DELLA SICILIA. Alcune sono facili da riconoscere, altre immortalano luoghi che forse sarebbero ancora da riscoprire: si va da Ortigia all’Etna, da Catania ad Acitrezza, passando per Avola, Donnalucata e Salemi. E poi ancora: Agrigento, Priolo, Enna, Ragusa ed Eraclea Minoa, che Trigilio definisce con trasporto il suo posto del cuore. «Ci vado ogni estate – ci spiega quando lo incontriamo – e in una delle foto che ho scattato lì ho immortalato delle signore anziane che guardavano i giovani fare surf»: una scena apparentemente quotidiana, che però ha molto da suggerirci sullo scorrere del tempo e sul passaggio di testimone da una generazione alle successive. Non per niente, la selezione operata da Trigilio è il risultato di diversi anni di applicazione, che vanno dal 2016 al 2023. Un periodo durante il quale «Giravo sempre con la macchina fotografica, realizzavo tanti scatti e poi dedicavo intere ore a editarli e ad archiviarli. Alla fine ho raggiunto un numero davvero incalcolabile, tant’è che per la mostra all’inizio ne avevo selezionate 300, per poi ridurle a 150 e infine a 60», nel tentativo di mantenere l’essenza e al tempo stesso l’essenzialità del suo peregrinare per la Sicilia.

«Come ho scelto le diapositive? Sarò sincero: a sentimento. Certo, ho seguito dei macrofiloni, ma ci tenevo a operare una selezione d’anima»

GLI SCORCI DEL CUORE. Fra un angolo e l’altro di piazza Scammacca è infatti impossibile non notare che coesistono diverse fasi di osservazione e riflessione, momenti rubati al tempo che passa, atmosfere ora intime e ora dalla dimensione collettiva. «Come le ho scelte? Sarò sincero: a sentimento. Certo, ho comunque seguito dei macrofiloni, ma per lo più ci tenevo a operare una selezione d’anima. Su una parete, per esempio, ho raccolto gli scatti più concettuali: in una foto troviamo dei bambini che giocano nel paese di Avola, in una poco lontano il focus invece è su uno scorcio di campagna vicino a Piazza Armerina. Da lì si arriva a una casa abbandonata dietro un vetro, per poi passare a un lido di Priolo, proprio dietro le industrie». È un fiume in piena mentre ci racconta, una dopo l’altra, le sue creature, guidandoci attraverso angoli nascosti della Sicilia. Tra questi, anche la fermata dove il fotografo da adolescente aspettava l’autobus che dopo la scuola lo riportava ad Augusta, città in cui è nato e cresciuto. «Quell’angolo di mondo, come molti altri, hanno per me un significato speciale, motivo per cui ho deciso di tornare a visitarlo apposta per scattargli una foto. Vale anche per Ortigia, dove ho abitato per tanti anni per lavoro, e per Eraclea, località in cui invece amo recarmi per staccare un po’ la spina», spiega davanti all’ennesima fotografia. E nel frattempo la sistema, la accarezza, proprio come si farebbe con un bambino.

Ph. Giuseppe Trigilio

VECCHI E BAMBINI. Di bambini, d’altronde, le sue diapositive sono piene. «Mi piace fotografarli mentre sono intenti a fare cose strane», ci confida in merito. «Come guidare una lapa in via Garibaldi o affacciarsi in gruppo da Palazzo Biscari. Ecco, qui poi ce n’è uno che vende angurie per strada, un altro che dorme al parco giochi… Questo stava gironzolando per il mercatino delle pulci, quell’altro stava facendo una rovesciata. E non manca nemmeno chi piange perché non può tuffarsi in mare subito dopo pranzo (conosciamo tutti la regola delle tre ore), insieme a una serie di scene ambientate ad Acitrezza e all’Isola Lachea. Proseguiamo il giro e approdiamo alla “serie gipsy”, come l’ha definita il suo autore. Anche qui ritroviamo tanti bambini, che dal mercatino delle pulci di San Giuseppe La Rena a Ortigia popolano poi qualche immancabile scena della festa di Sant’Agata. Non mancano poi i personaggi bizzarri, a tratti folkloristici, e l’espressione enigmatica di una donna su cui Trigilio decide di soffermarsi (vd. foto di apertura, nda). «Stavo passando da un vicolo di Ortigia – ci spiega – e vedo questa signora che prende il sole fuori da casa sua. Le chiedo se posso scattarle una foto e lei, in dialetto, mi risponde: “No gioia mia, sugnu vecchiarèdda, làssami péddiri”, così poso la macchina fotografica e inizio a parlare con lei. Mi racconta di suo marito, della sua vita, va avanti per una buona mezz’ora. Dopodiché, mi dice: “Ora me la puoi fare, la foto”. Perché eravamo entrati in confidenza e si sentiva pronta a essere ritratta con le sue ciabatte indossate sopra le calze di maglia, la gonna in veltro e lo scialle ricamato con le sue mani. Secondo me rappresenta la quintessenza della donna siciliana – e poi somiglia un sacco a mia nonna, mi fa venire la pelle d’oca…».

Pochi istanti dopo, forse anche per controllare l’emozione, Trigilio sta cominciando a raccontarci un’altra storia, stavolta su un uomo che vende pesce e intona canzoni per i suoi clienti, quando viene interrotto da un ospite tutt’altro che indesiderato: è il suo nipotino, che lo tira per la manica desiderando passare qualche minuto con lo zio. Liberiamo quindi il fotografo e lo lasciamo nelle mani del suo bambino preferito. Tanto la mostra rimane lì, in piazza Scammacca, e Trigilio è sempre pronto ad accompagnare i visitatori dentro ai suoi scatti con un sorriso a fior di labbra.

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Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e ho avuto quindi la possibilità, fin da piccola, di stare a contatto con giornali e studi televisivi, mentre pian piano maturavo l'idea di percorrere le orme dei miei genitori e intraprendere quella strada, di certo oggi più tortuosa, ma sempre affascinante. Così, quando è arrivato il momento di scegliere l'Università da frequentare, non ho avuto dubbi: sarei stata una studentessa del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione nella mia città, che amo immensamente, a cui è seguito il biennio di specialistica in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Inutile dire che non mi sono mai pentita della mia scelta, apprezzando giorno dopo giorno, anno dopo anno, la comunicazione, il giornalismo e l'organizzazione di eventi legati a questi ambiti, approfonditi anche tramite esperienze lavorative in Fondazioni d'arte, librerie, Festival culturali. Insomma, non so proprio stare con le mani in mano! Sono curiosa di ciò che mi circonda e mi nutro delle storie delle persone con cui entro in contatto, probabilmente deformazione professionale.

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