«Nei fondali di una porzione di mare ampia quanto un campo da calcio abbiamo trovato una tonnellata di reti da pesca abbandonate, che distese potrebbero ricoprire un intero campo da basket»: un dato impressionante che non si riferisce a lontane masse oceaniche, ma al golfo di Cefalù. E se oggi questo caso di distruttivo inquinamento ambientale è nota ai più, il merito è di Andrea e Marco Spinelli, fratelli originari di Caltanissetta ideatori di “Reti fantasma – Missione Euridice”, nome di un progetto di salvaguardia del fondale marino della zona dei Campanari sulla costa palermitana e di un documentario che racconta la storia dell’iniziativa.

NUOVA VITA PER I FONDALI. «La nostra missione – racconta Andrea, biologo marino all’Oceanografico di Valencia specializzato nella conservazione dei fondali marini e in biodiversità – è nata casualmente: ogni anno io e mio fratello Marco, amiamo rientrare dalla Spagna e da Milano per ritrovarci in estate nella nostra Cefalù. A giugno 2020 abbiamo deciso di immergerci nella secca dei Campanari, zona a profondità di 30 metri nota per la ricca biodiversità, ma abbiamo fatto una macabra scoperta: i fondali sabbiosi e rocciosi erano soffocati da reti abbandonate». Un inquietante ritrovamento immediatamente immortalato da Marco, documentarista e content creator con un’attenzione alla salvaguardia ambientale, che non si immerge mai senza la sua videocamera. Immagini confluite in un cortometraggio di pochi minuti che ha dato il via all’avventura del progetto Euridice. «Come Orfeo si inoltra negli inferi – spiega Marco – per riportare in vita Euridice, noi ci inoltriamo nei fondali per riportarne in vita la fauna».

MISSIONE EURIDICE. Da qui, i due fratelli  hanno avviato una raccolta fondi per reperire le risorse necessarie a ripulire il fondale marino della secca dei Campanari.  «È bastato far girare sui social il cortometraggio per ottenere un risultato straordinario su Gofundme. In una sola settimana abbiamo raccolto 5000€, per poi arrivare a un totale di 15000€. Un traguardo inatteso, soprattutto nel 2021 – in piena pandemia – quando tutte le istituzioni ci negavano qualsiasi aiuto». L’operazione di cura del fondale era peraltro urgente al fine di salvare la biodiversità marina: «A causa delle microplastiche rilasciate dalle reti – commenta ancora Andrea – alle specie faunistiche occorrono circa un anno per ristabilirsi». Nel frattempo, l’opera di sensibilizzazione sembra aver già dato dei frutti, se è vero che dalla loro esperienza  Marco e Andrea hanno tratto anche un documentario disponibile su Amazon Prime Video. «I soldi raccolti sono serviti anche per affittare le imbarcazioni per i sub e per la troupe, 15 persone circa: a immergerci eravamo io, i miei colleghi sub Dyana Vitale e Carlos Taura e mio fratello Marco per le riprese, – racconta Andrea – ma in superficie nelle barche ci attendeva il resto della comitiva».

NUOVE BATTAGLIE. E sebbene oggi il fondale palermitano si presenta decisamente più in salute di quanto non facesse qualche anno fa e il progetto Euridice sia formalmente concluso, non per questo Marco e Andrea ritengono che il loro lavoro sia terminato. «Molti altri fondali continuano a essere contaminati da tonnellate di reti abbandonate e la fauna marittima è sempre a rischio. Stiamo già lavorando una nuova missione, “Shark preyed”, – raccontano in anteprima i due fratelli – al fine di documentare la pesca e il commercio di carne di squalo in Europa, soprattutto in Italia e in Spagna».

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