Salvatore Sciarrino, l’eretico che ha trasformato l’estasi in musica
Una visione della musica che oscilla tra l’universale e il particolare ma che pone sempre al centro l’ascoltatore, “attraverso fenomeni misteriosi e quasi ancestrali”, come riportava la motivazione con cui nel 2016 il compositore Salvatore Sciarrino veniva premiato a Venezia con il Leone d’oro alla carriera. Palermitano classe 1947, Sciarrino – che oggi vive a Città di Castello – è fra i più celebri e schivi compositori della sua generazione. Difficile da ingabbiare in etichette, anche per via di quella sua storia personale che testimonia l’essenza di un visionario in grado di sovvertire le regole anche della musica, l’autore siciliano ha sempre avuto rigore e prospettiva nella sua professione. Aveva appena dodici anni, infatti, quando da autodidatta componeva il suo primo brano, debuttando nel 1962 con una sua opera alla Settimana Internazionale di Nuova Musica a Palermo. A ventisette anni riuscì ad ottenere la cattedra al Conservatorio di Milano, pur senza diploma. Impensabile oggi che un talento puro come il suo venga premiato così. Eppure lui, l’eretico, come si è spesso definito, è sempre stato capace di cose inimmaginabili come quando nel 1998 diede forma in Infinito nero – Estasi di un atto alle visioni di Maria Maddalena de’ Pazzi, la mistica carmelitana vissuta nel XVI secolo a Firenze e proclamata Santa da papa Clemente IX, che questa sera andrà a chiudere l’edizione 2022 del Segesta Teatro Festival, prima edizione diretta da Claudio Collovà. «Il progetto – spiega Sciarrino – nasce molti anni fa, quando leggendo un libriccino dell’Adelphi che raccoglieva le visioni della santa iniziai a segnare alcune delle frasi che più mi avevano colpito. Era impressionante il modo in cui declinava la parola sangue. Fu così che a poco a poco costruii l’ossatura di un testo che in seguito ho riorganizzato nel linguaggio musicale».
UN FLUSSO DI FOLLIA. Dopo il debutto a Witten con gli Ensemble Recherche in quello stesso anno, l’opera ha girato il mondo anche se questa sarà la prima volta che verrà eseguita in Sicilia. D’altra parte la sua complessità richiede una particolare elasticità da parte dei musicisti e chi meglio degli mdi ensemble, formazione nata a Milano nel 2002 e definita dal Los Angeles Times come “straordinariamente competente”, poteva raccogliere il testimone? A interpretare la mistica sarà invece il soprano Livia Rado, già protagonista del medesimo progetto nell’ex Chiesa di San Mattia a Bologna e al Sound of Wander di Milano, dove a firmare la regia era proprio Davide Santi che ritroviamo anche in questa edizione. «La prima immagine da cui mi sono lasciato ispirare – aggiunge Sciarrino – è stata quella di due neri scorrevoli: uno colpito da una luce rasa che quasi lo faceva sembrare bianco, l’altro profondamente scuro. Da qui nasce il titolo che si lega in qualche modo anche al mondo figurativo di Burri, il quale fu sempre molto attratto nella sua arte da questo non colore dalle infinite sfumature». Un taglio registico a cui Sciarrino però non ha mai dato seguito e che di fondo cela un desiderio irrealizzato, quello di farne un film. «Credo – evidenzia – che la storia custodisca già al suo interno un ritmo ben definito. Dato che Maria Maddalena mitragliava le parole a una velocità incredibile, per documentarle la badessa del convento aveva escogitato un metodo: faceva seguire la donna da quattro suore che ripetevano tutto quello che lei proferiva mentre quattro novizie lo trascrivevano in estemporanea. In questo modo nessuna frase andava persa. E infatti delle sole visioni angeliche, che io trovo terrificanti, esistono ben nove volumi. Durante l’estasi, poi, la santa viaggiava all’interno di caverne profonde e montagne impervie che altro non erano se non le piaghe nel corpo di Cristo, per cui la sensazione finale è quella di aver preso parte a un montaggio di diversi momenti che si sono venuti a toccare e nei quali il tempo è stato compresso».
DAL SILENZIO NASCE IL SUONO. Autore prolifico, con all’attivo circa 140 CD, Sciarrino oltre a una spiccata e inesauribile vena compositiva si è sempre dedicato con passione all’insegnamento. Docente in alcuni delle più prestigiose realtà al mondo come l’Accademia Chigiana e la Boston University, in questi giorni è stato ospite al Conservatorio “Scarlatti” di Palermo per una Masterclass di composizione volta a formare i nuovi talenti del domani. Anche se un’attenzione particolare ha riservato alla platea del Teatro Antico di Segesta che il musicista incontrerà poco prima dello spettacolo per un confronto sulle peculiarità della sua opera. «La musica di Infinto nero – osserva – è timbrica e un po’ spettrale, per il modo in cui si articola nello spazio-tempo ma racchiude anche forme psicologiche, delle aspettative e delle disattese, come qualsiasi altra composizione. L’inizio con questi suoni quasi al limite dell’udibile non vogliono far altro che preparare l’ascoltare allo sviluppo delle dinamiche successive, facendogli perdere i riferimenti temporali. Per ascoltarla e coglierne appieno tutti gli aspetti bisogna avere un atteggiamento riflessivo, ecco il perché della sua lunga introduzione. In questo modo l’orecchio dello spettatore si svuota, predisponendosi al viaggio. È come quando si osserva a lungo la crepa in un muro, quello che all’inizio attirava la nostra attenzione alla lunga finirà per diventare secondario». Guai però a considerare la religione il tema cardine della composizione, ciò su cui il musicista si è sempre concentrato è il modo in cui la follia patologica rivela l’importanza della normalità: «O – aggiunge – almeno di quella che definiamo tale. Anche perché questa ha spesso confini molto labili». La vera novità di questa operazione risiede però nella sua mera esecuzione: «Sono curioso – conclude – di conoscere quale sarà questa volta la chiave interpretativa di Davide Santi che nel concerto meneghino dello scorso anno alla Chiesa di San Satiro ha costruito la regia attorno alla prospettiva del Bramante, illuminata dal solo chiarore delle candele, ma soprattutto dell’impatto che un paesaggio così vasto come quello dell’architettura greco-ellenistica e l’amplificazione degli strumenti e delle voci avranno sull’intera opera». L’unica certezza è che sarà un’esperienza irripetibile per tutti coloro che vi prenderanno parte.
IL CAST
Le musiche composte da Sciarrino saranno eseguite da mdi ensemble composto da Sonia Formenti (flauto), Luca Avanzi (oboe), Paolo Casiraghi (clarinetto), Luca Ieracitano (pianoforte), Matteo Savio (percussioni), Elia Leon Mariani (violino), Paolo Fumagalli (viola), Giorgio Casati (violoncello). Nel ruolo della mistica il soprano Livia Rado mentre in quello delle ancelle Giulia Gaudenzi e Francesca Pinna.