Una manifestazione silenziosa, che è un ossimoro per chi vive di watt e decibel, per ricordare e sostenere una industria in forte crisi, chiamata “Bauli in Piazza”, proprio perché gli addetti ai lavori si sono presentati sul sagrato del Duomo con il loro baule, quello destinato alle attrezzature (il cosiddetto flightcase), questa volta vuoto, di attrezzi e di speranze, ma con la volontà di tornare a riempirlo al più presto con proposte concrete da parte del governo. Cinquecento bauli schierati in piazza Duomo a rappresentare artisti, tecnici e organizzatori di eventi per denunciare la crisi in cui versa il mondo dello spettacolo dallo scoppio della pandemia. Si parla di perdite pari al 95% e oltre 570.000 di lavoratori a rischio, per un danno complessivo che a fine anno per le imprese di settore potrebbe superare quota 600 milioni.

Se il calcio può ripartire a capienza ridotta, la musica ha bisogno del “sold out”. Ma il ritorno dei grandi numeri dei contagi rischia addirittura di rimpicciolire anche i posti nelle sale e nei teatri e lo spettacolo – specie quello dal vivo – trattiene il fiato. Attualmente la normativa statale prevede il massimo di duecento posti (mille all’aperto), ma le regioni possono decidere altre cifre basate sulla capienza delle strutture.

Carmelo Costa

Nel settore audiovisivo le produzioni sono ripartite, ma le sale boccheggiano per un ritorno di spettatori che non c’è stato, tant’è che l’attesissimo nuovo capitolo della saga di 007 è stato nuovamente rinviato al 2 aprile 2021. Sono crollate le vendite di cd e vinili, si recupera solo in parte con lo streaming, ma quelli che lavorano nei concerti sono quasi tutti fermi. Dopo quelli estivi, cominciano a saltare i tour invernali. Elodie ha rinviato al prossimo anno. Ghali anche. All’ottimismo di alcuni, Pinguini Tattici Nucleari (che hanno spostato le date in febbraio) e Samuele Bersani, che ha programmato il tour per il prossimo aprile, corrisponde il pessimismo di chi prevede anche un’estate 2021 senza decibel. Bruce Springsteen ha una visione ancor più nera: «La mia antenna mi dice, nella migliore delle ipotesi, il 2022. E considererei fortunata l’industria dei concerti se succedesse allora …».

«Se non si dovesse ripartire la prossima estate, sarebbe un colpo mortale», paventa Ferdinando Salzano, fondatore di Friends&Partners. Mentre Roberto De Luca, presidente di Live Nation, azzarda una proposta: «I concerti con il tampone rapido all’ingresso potrebbero essere una soluzione». E spiega: «In Italia ci sono 3 milioni di biglietti venduti in attesa: sarebbe una campagna di screening di portata nazionale. Se venisse estesa anche al calcio aiuterebbe a monitorare la diffusione del virus». Come fare a controllare 50mila persone che devono aspettare 3-4 minuti prima di accedere? Una simile campagna, anche dal punto di vista dei costi, si può sostenere solo con l’aiuto del governo. «Se i tecnici ci daranno risposte soddisfacenti, nelle prossime settimane sottoporremo il progetto al ministro della Salute Speranza e a quello dei beni culturali Franceschini».

Davanti a questa situazione, piena di incertezze e di interrogativi, abbiamo chiesto il parere a tre dei maggiori organizzatori di grandi eventi musicali in Sicilia: Carmelo Costa di “Musica da bere”, Nuccio La Ferlita di “Puntoeacapo” e Giuseppe Rapisarda.

Giuseppe Rapisarda con Elodie

Secondo voi, quando potranno ritornare i concerti live e quali potranno essere le condizioni perché accada?

CARMELO COSTA «La maggior parte del mercato live italiano ha puntato su una ripresa a pieno regime a partire dalla prossima stagione estiva (giugno 2021). Qualche mese fa sembrava un termine pessimistico e anche troppo lungo: oggi, dopo le ultime recrudescenze del virus, rimane un auspicio. Anche perché, a detta di molti, se i Grandi Eventi musicali rinviati nel 2020 non dovessero svolgersi a partire da giugno del 2021 non sarebbe facile tenere ulteriormente in piedi la filiera e ci potrebbero essere default anche a livello internazionale, oltre che nazionale!».

NUCCIO LA FERLITA «Le condizioni non possono prescindere dalla sicurezza del pubblico, degli artisti e degli addetti ai lavori. Il nostro è un mondo che si adatta a mille difficoltà, ma in questo caso è necessario che si torni alla normalità per ricominciare con i grandi concerti».

GIUSEPPE RAPISARDA «A mio parere, i concerti seguiranno gli stessi criteri che sono stati applicati al calcio e ai cinema. Le attività che creano assembramenti ripartiranno a Covid-19 debellato».

Nuccio La Ferlita

Eventi all’aperto o in sedi a capienza ridotta sono opzioni sicure e finanziariamente sostenibili?

C. C. «Possono essere singoli esperimenti o, come visto questa estate, una occasione per esibirsi per artisti, magari bravi, ma con richiami non particolarmente eclatanti. Tuttavia, non sono finanziariamente sostenibili. Al di là della capienza concessa alle strutture, bisogna valutare la disponibilità del pubblico ad intervenire. Assistere a uno spettacolo è un piacere ed è sempre stata la massima espressione della socialità: con tutti i paletti e le paure attuali, la gente evita comunque questi luoghi rimandando a tempi migliori. Ecco, per una vera ripresa bisognerà aspettare questi “tempi migliori”, che significano vaccinazioni a tappeto e lo slogan #distanziamoci sostituito con #abbracciamoci. Ci vorranno un paio di anni almeno».

N. L. F. «Sono sicurissime perché super controllate, ma economicamente sostenibili solo con l’aiuto delle istituzioni pubbliche, che al momento nei confronti delle società di capitali e di persone non hanno prodotto alcun tipo di sostegno malgrado rappresentiamo il 70% del pil per spettacoli a pagamento».

G. R. «Gli eventi all’aperto sono sicuramente molto più sicuri di un attuale volo aereo. Purtroppo, però, sono finanziariamente poco sostenibili».

Billie Eilish e Live Nation il 24 ottobre prossimo testeranno un evento globale in live streaming con biglietto di 36,60 dollari. È una alternativa percorribile? Un “live streaming” può davvero eguagliare l’energia di una performance live?

C. C. «Sono esperimenti abbastanza unici, pagati da sponsor e con una potenziale platea globale. Oltre a non essere paragonabili al “pathos” delle performance live sono eventi non replicabili. Mesi fa avevo ottenuto la concessione del Teatro Antico di Taormina per effettuare un “Hybrid Festival”, con performance a metà fra il live e lo streaming. Si sarebbe dovuto tenere a fine settembre e andare in streaming nei 5 continenti. L’esplosione dei contagi negli USA ha fatto cancellare la disponibilità ad alcuni artisti, provocando la non conferma dei finanziamenti da parte degli sponsor e non se ne è fatto più nulla».

N. L. F. «Impossibile, il “live streaming” è un’altra cosa. Non c’entra affatto nulla con la musica dal vivo».

G. R. «Le emozioni di un concerto dal vivo sono uniche e irriproducibili. Il “live” non tramonterà mai».

Live Nation proporrà al ministero della Salute il progetto di svolgere i concerti con il tampone rapido all’ingresso. Ritenete sia una soluzione percorribile?

C. C. «Se fossero finalmente validati i test salivari e fosse già partita una vaccinazione di massa potrebbe essere una soluzione per la prossima estate: entra solo chi è vaccinato o chi ha il test negativo fatto nelle 24 ore. Allo stato attuale vedo però troppi se e troppi ma. L’obiettivo primario (dopo la tutela della salute), anche economicamente, è salvare i grandi concerti con biglietti già venduti e spostati dal 2020 al 2021. Prima o poi bisognerà però pensare a poter programmare e vendere eventi nuovi, altrimenti – ripeto – la macchina si ferma per un bel po’. Il mondo dei concerti non ha un interruttore che lo ferma e poi lo fa ripartire: ogni evento è fatto del lavoro di molte persone che dura mesi».

N. L. F. «Non credo sia la soluzione. Purtroppo, la sanità ha fallito clamorosamente. Incapace di prevenire e di salvare il mondo e le vite di tanta gente, la prevenzione, con tutto quello che si spende, non ci ha tutelato e l’organizzazione mondiale della sanità ne ha la responsabilità più grande».

G. R. «Potrebbe essere una strada percorribile al momento per far ripartire i “live”, ma i costi se non finanziati dallo Stato graverebbero sui biglietti».

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