Mentre da anni si parla del Ponte sullo Stretto di Messina, il “visionario” Tony Canto continua a viaggiare su quello virtuale lanciato tra Cariddi e Bahia, la cui prima pietra fu posta nel lontano 2007 per essere completato sei anni fa con Moltiplicato, album che segna il suo sbarco oltre oceano.

Adesso il “siciliano con il cuore giallo-verde”, come si definisce, a pochi passi dalla leggendaria spiaggia di Copacabana ha aperto una casa, dove accoglie e ospita quelli che fino ad alcuni anni fa erano parte della sua mitologia. Casa do Canto è il titolo dell’album tutto brasiliano che il musicista, produttore e cantautore messinese pubblica il 21 gennaio. Un titolo che gioca sul suo nome: Casa del Canto, ma anche Casa di (Tony) Canto. «È uno studio che ho affittato a Rio de Janeiro per quattro giorni», racconta. «Una casa siciliana in uno stabile brasiliano, dove tra una caipirinha e un cannolo, ho condiviso gioie, parole e musiche, senza preordinare nulla, con alcuni amici come il grande Chico César, il compositore e chitarrista Celso Fonseca, il violoncellista, compositore e arrangiatore Jaques Morelenbaum, e il cantautore Barro».

Sul ponte che Tony Canto ha gettato tra Messina e Bahia s’incontrano tradizione melodica italiana, armonie brasiliane e ritmi del centro America

Quanta strada nei sandali di questo ragazzo siciliano classe 1964, curioso artigiano della parola, della musica, del suono, della convivialità. Complice di Mario Venuti nell’Officina del fantastico e sodale nel cammino tropicalista dell’ex Denovo. Produttore e autore per artisti come Mannarino, Nina Zilli, Raphael Gualazzi, Patrizia Laquidara, Giovanni Allevi, Bungaro, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. Una lunga carriera nel corso della quale Tony Canto ha mantenuto sempre un basso profilo, lavorando dietro le quinte, mettendosi al servizio degli altri. Come quando a Sanremo 2016 preferì affidare alla voce di Nino Frassica il brano A mare si gioca, poesia dolceamara sulla migrazione. «Avendo lavorato spesso come produttore e arrangiatore, sono rimasto all’ombra dei riflettori», commenta. «Fare il produttore mi ha consentito di difendere la mia libertà. Come musicista faccio quello che mi piace, libero da costrizioni. Non anelo al successo».

La copertina del disco

Con umiltà e con grande classe e bravura, Tony Canto è tuttavia riuscito a realizzare i suoi sogni di musicista. Ad arrivare nel vagheggiato Brasile ed a conquistarsi la stima dei suoi colleghi sudamericani. Casa do Canto non solo è stato registrato a Rio, ma viene pubblicato dall’etichetta discografica brasiliana Dubas di Ronaldo Bastos, uno dei più grandi autori della storia contemporanea della Música popular brasileira (Milton Nascimento, Elis Regina, Gal Costa, Tom Jobim e via dicendo). Al suo fianco due eccellenti strumentisti come il percussionista Marcelo Costa e il bassista Dadi Carvalho, che collaborano stabilmente con i massimi nomi della musica brasiliana come Caetano Veloso, Maria Bethania, Jorge Benjor, Marisa Monte, Gilberto Gil. «Ho anche un manager brasiliano e il 20 gennaio partirà il mio tour sudamericano», annuncia orgoglioso. «In Brasile credono molto in questo progetto, lì c’è un atteggiamento diverso nei confronti della musica. In Italia si è prigionieri dei “follower”, che io vedo come formiche e Gabriel García Márquez, nel romanzo Cent’anni di solitudine, scrive che quando arrivano le formiche tu muori. Così preferisco non avere follower».

Poesia, malinconia e nostalgia infondono “Casa do Canto”: «Diciamolo con una parola sola: saudade»

Sul ponte che Tony Canto ha gettato tra Messina e Bahia s’incontrano la tradizione melodica italiana, armonie del nordest brasiliano, ritmi del centro America: Tenco, Modugno, Lauzi e Bindi dialogano con Caetano Veloso e Joao Gilberto. «Se ascolti con attenzione i nostri cantautori degli anni Sessanta, puoi ravvisare un grande legame con il Brasile. Pensa a Sergio Endrigo e Vinicius de Moraes, a Lucio Dalla», ragiona il cantautore siciliano. «Poi questo legame si è andato perdendo. Io sono orgoglioso di questo mio tentativo di riallacciare la melodia italiana con i ritmi brasiliani».

In Casa do Canto l’artista messinese riesce a mantenersi equidistante fra la musica popolare brasiliana e la grande canzone nazionale, unificandole attraverso la sua soffice voce e quella dei suoi ospiti. Duetta in italiano con Celso Fonseca in Parlami d’amore Mariù, trasformata in una elegantissima bossa. Una Luna felliniana, languida, illumina di bianco e nero la spiaggia di Bahia. Diventa siciliano lo xote, una danza tipica del nordeste, una sorta di divertente sciarada in cui Tony Canto e Barro si rincorrono fra italiano, portoghese e dialetto.

«A me le canzoni allegre mettono tristezza,
la malinconia è più vicina alla verità»

Poesia, malinconia e nostalgia infondono questo album. «Diciamolo con una parola sola: saudade. Una nostalgia che ti fa piangere di tristezza ma che ti fa stare felice», spiega l’artista messinese. E, nella cover di Desde Que O Samba É Samba di Caetano Veloso & Gilberto Gil, canta: «La tristezza è signora da quando il Samba è Samba, ma attraverso il Samba si ritrova la gioia».

«Il Samba è la tristezza che si balla, come il Tango in Argentina è il pensiero triste che si balla. È un modo di sentire molto comune in Sudamerica. La saudade è il volano, la molla, per ballare un ritmo sensuale. A me le canzoni allegre mettono tristezza, la malinconia è più vicina alla verità» sorride Tony Canto. Che al pubblico italiano riserva una sorpresa: un tour con Ferruccio Spinetti. Un incontro fra virtuosi, il messinese della chitarra, il “Musica nuda” del contrabbasso. «Con l’aggiunta di un ospite diverso ogni sera», anticipa il siciliano dal cuore giallo-verde.

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