Viaggiare per la Sicilia non è facile. Mare, montagna, arte, natura, dolce, salato: decidere dove andare, cosa vedere e cosa mangiare riesce sempre a metterci in difficoltà. Da cinque anni i “Treni storici del gusto”, promossi dall’Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo della Regione Siciliana, in collaborazione con la Fondazione FS italiane e Slow Food Sicilia, condensano i tanti volti della nostra terra in piccoli percorsi culturali, paesaggistici ed enogastronomici offrendo a turisti e residenti la possibilità di vivere pillole di sicilianità a bordo di carrozze d’epoca. 23 gli itinerari che dal 22 agosto al 6 dicembre, per un costo a biglietto tra i 10 e i 20 euro (con sconti per ragazzi), attraverseranno l’Isola alla scoperta della sua veracità, puntando suoi sapori più autentici. Perché in Sicilia siamo quel che mangiamo. Lo sa bene Slow Food, partner non casuale degli eventi, in prima linea nella valorizzazione delle tradizioni culinarie a tutela della biodiversità, del lavoro dei produttori, della salute dei consumatori e del piacere del gusto. «Noi di Slow Food – ci spiega Anastasia De Luca, portavoce per Catania – racconteremo la storia del territorio attraverso i prodotti del paesaggio che percorreremo in treno. Ogni passeggero riceverà una piccola “food box” contenente assaggi tipici, come pasta al pistacchio, piparella e ‘nzudda per quanto riguarda ad esempio la tratta Catania-Caltagirone».

LE TAPPE INIZIALI. Proprio dalla città dell’elefante in direzione Caltagirone partirà uno dei due treni con cui il 22 agosto prenderà avvio l’iniziativa: il Treno della ceramica. «Durante il viaggio – anticipa De Luca – parleremo dell’olio d’oliva e dell’olivicoltura, ma anche dei presìdi Slow Food del luogo, come le mele dell’Etna, il cavolo trunzu e la masculina da magghia». I passeggeri saranno quindi guidati per i profumi dell’area etnea fino all’affascinante arte della maiolica calatina. A fare felici turisti e abitanti del versante occidentale ci pensa l’altro itinerario. Il Treno dei templi, da Palermo a Porto Empedocle, si muoverà per la Ferrovia turistica dei templi, l’unica in Europa ad attraversare un sito archeologico Unesco. Scesi dalle rotaie si potrà visitare il Giardino della Kolymbethra e rilassarsi nel cuore della Valle dei Templi davanti a un aperitivo allestito nell’area spettacoli, oppure passeggiare per i luoghi di Camilleri tra i vicoli della Vigata letteraria, per poi assistere a uno spettacolo teatrale ai piedi del Tempio di Vulcano.

GLI ITINERARI. Il calendario 2020 proseguirà fino al cambio stagione a bordo delle più diverse mete e con tanti appuntamenti. Alcuni esempi? Il Treno del barocco, da Siracusa a Noto (29 agosto); il Treno dei Normanni, da Palermo a Cefalù (12 settembre); il Treno dei vini, da Messina ad Alcantara (13 settembre); il Treno del pesce, da Trapani a Mazara del Vallo (19 settembre); il Treno degli Elimi, da Palermo ad Alcamo (26 settembre); il Treno dell’acqua, da Messina a Taormina (31 ottobre); il Treno del pistacchio, da Messina a Giarre per Bronte e Randazzo (14 novembre); il Treno dei mosaici, da Palermo a Dittaino per Piazza Armerina e Villa del Casale (22 novembre); il Treno del marsala, da Palermo a Marsala (29 novembre) e il Treno del cioccolato, da Catania e da Caltanissetta a Modica (6 dicembre).

RIPARTENZA SLOW. «Stiamo cercando di avere coraggio – afferma De Luca mostrandosi orgogliosa per l’iniziativa che le difficoltà della ripartenza non sono valse a bloccare –. Lo facciamo perché crediamo nel cibo buono, pulito e giusto come traino di tutta l’economia». Così i “Treni storici del gusto” fanno tesoro della lentezza, una lentezza positiva di cui abbiamo bisogno: slow è il viaggio per antonomasia, quello in treno, slow è la cucina che viene da mani attente. Un’immersione in luoghi custodi di sapori unici e di storia millenaria, viaggi brevi ma intensi all’insegna di esperienze multisensoriali che prendono per la gola ma anche per gli occhi e il cuore. Che mostrano come l’ideale della cultura greca che veniva chiamato Kalokagathia, cioè la complementarietà tra “bello” e “buono”, qui in Sicilia è realtà. Basta crederci.

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