Una donna che offre la sua amicizia e desidera essere felice a tutti i costi. Così era Margherita Ruberto protagonista del libro di Mario Tamburino: “Storia di Margherita. La felicità non passa sempre dal Miracolo” edito da San Paolo.

La vicenda di questa donna del Nord, di origini pugliesi, trasferitasi in Sicilia con la famiglia – e dei suoi amici che l’hanno sostenuta dentro la circostanza di una malattia che, nel corso di sei anni, l’ha portata alla morte il 7 dicembre del 2016, – ci raggiunge attraverso una sorta di diario denso di messaggi Whatsapp e di e-mail. Un diario che racconta in presa diretta l’avventura umana non comune di una donna.

Nel leggere il libro, le sollecitazioni che emergono sono tante e confesso che spesso la commozione ha bloccato la mia lettura per alcuni minuti.  Il volume di Tamburino non è la commemorazione di una donna giovane con 3 figli che lotta contro una ostinata malattia e alla fine soccombe. Esso è frutto, anzitutto, della caparbietà di alcuni amici che vogliono offrire l’esempio di Margherita al mondo intero.  E ha una grande pretesa: accompagnarci per mano nella conoscenza di una persona unica. E per questo chiede una condizione: non dare nulla per scontato e senza mai fare esempi astratti ci invita a percorrere un cammino serio con noi stessi, perché nelle domande fondamentali sulla vita, sull’amicizia, sulla felicità, sul dolore e sulla morte ognuno che legge deve necessariamente prendere posizione.

Nella vita di Margherita, ad un certo punto, arriva un tumore grave. Da subito le accetta la sfida. Sono 6 anni vissuti mai da condannata a morte.

Già lo scrittore Daniele Mencarelli, nella sua prefazione, descrive la protagonista come «un fascio di luce che buca ogni previsione, più forte della malattia, del dolore. Un fascio di luce composto di gratitudine purissima».

L’autore, Mario Tamburino, si pone con grande delicatezza e semplicità nella descrizione della vita di Margherita. La descrive bambina nella sua Milano, nel quartiere periferico Corvetto con la sua famiglia d’origine; adolescente a scuola, lieta di cominciare a lavorare; ardente dopo essersi imbattuta con il Cristianesimo; determinata e felice dopo l’incontro con l’uomo della sua vita, Giancarlo, con cui da subito progetta di vivere intensamente tutto, dalle piccole cose a quelle grandi.

Tra quelle grandi cose della vita, ad un certo punto, arriva un tumore grave. Da subito Margherita accetta la sfida. Sono 6 anni vissuti mai da condannata a morte. Anzi.  Tutto, nella sua vita, da quel momento in poi, si ripulisce dalle scorie della distrazione e della mediocrità. Lei stessa afferma in un messaggio: «Bisogna osare lo stesso di essere felici».

 Nel testo non esistono censure. I messaggi e le email tra gli amici e Margherita, i suoi dialoghi col marito e i figli per vivere senza farsi schiacciare dalla “Bestia” sono riportati tutti fedelmente. Questo permette di conoscere Margherita in profondità. Era cristallina e temeraria, allegra e coraggiosa, spesso “rompeva”, ma sempre abbracciando tutti quelli che incontrava. Certo, nel testo, emerge anche una Margherita che non le mandava a dire. Voleva capire, voleva vivere tutto dentro un grande ardore. Sapeva bene che «il cuore rimane dove incontra il suo tesoro».

Anche a me è capitato di incontrare alcune volte Margherita durante riunioni e feste organizzate dal gruppo ecclesiale che lei seguiva a Giarre, ma solo adesso posso cominciare a dire che l’ho conosciuta. Era una donna innamorata di Cristo, e dopo quasi 4 anni dalla morte continua a mettere tutti con le spalle al muro. «Ma per te Dio c’entra con tutto o no?». Questa la domanda che – anche oggi – Margherita pone a tutti, ma senza bisogno di fare ragionamenti. Non li amava.

Soprattutto nel diario finale, dove vengono riportate scrupolosamente gli ultimi mesi della vita della protagonista emerge la grande Certezza: «Non sono più ai piedi della Croce – afferma – ci sono salita…Colei che ama e l’amato sono un’unica cosa».

l libro è una sfida aperta e continua, non solo alla fede di ognuno, ma alla stessa ragione come a quella di chi accetta di leggerlo. Margherita ci sfida.

 Il libro, in definitiva, è una sfida aperta e continua non solo alla fede di ognuno, ma alla stessa ragione, alla mia, come a quella di chi accetta di leggerlo. Margherita ci sfida, fino alla fine, con il suo sorriso, attraverso una felicità che incredibilmente accade davanti ai nostri occhi, anche nel dolore. La sua è la testimonianza di una vita bella, possibile ora per tutti, senza bisogno di attendere che cambi la circostanza. È veramente l’esperienza di una bellezza disarmata.      

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