«Una prospettiva al femminile degli orrori della guerra, delle sofferenze legate alla migrazione dalla propria terra e alla separazione dai propri cari. Un innesto tra il nostro sentire e le parole degli autori, a cantare e a raccontare il dolore per ‘una piccola morte’ che oggi, più che mai, risuona e ci travolge». Nelle parole di Beatrice Campisi e Francesca Incudine è racchiuso il senso della loro nuova fatica musicale intitolata “Sidun”. Il brano è un adattamento in lingua siciliana della canzone di Fabrizio De André e Mauro Pagani e dedicata alla città di Sidone, teatro di indicibili atrocità durante la guerra civile in Libano. Il singolo è contenuto nel triplo album “Shaida – Tracce di libertà” (Appaloosa/Ird), progetto corale i cui proventi sosterranno i progetti in favore delle donne richiedenti asilo e rifugiate. «La composizione, che abbiamo adattato nella nostra lingua, il siciliano, – spiegano le due cantautrici – tratta un tema che ci sta molto a cuore: l’abbandono forzato della propria terra, la fuga, l’emigrazione, il dolore e la violenza che comportano. Quando Appaloosa Records e Centro Astalli ci hanno proposto di partecipare a “Shaida” abbiamo pensato che questa rivisitazione fosse perfetta per l’occasione».

Nella sua versione originale, il brano era occasionalmente interrotto dalle voci di Ronald Reagan e Ariel Sharon, alle quali fa da sfondo il rumore dei carri armati mentre il testo dava voce al dramma di un padre che ha perso il figlio a causa di un conflitto insensato :«Ho immaginato Sidone – commentò De André – dopo l’attacco subito dalle truppe del generale Sharon del 1982, come un uomo arabo di mezz’età, sporco, disperato, sicuramente povero, che tiene in braccio il proprio figlio macinato dai cingoli di un carro armato». Nella loro reinterpretazione, le due artiste siciliane hanno cercato di mantenere intatto lo spirito del brano, riuscendo, al contempo, a farlo proprio: «Abbiamo sentito di dover mettere l’accento sul rapporto tenero fra madre e figlio, sulla disperazione e l’impotenza della perdita. Una prospettiva al femminile degli orrori di guerra, delle sofferenze legate alla migrazione dalla propria terra e alla separazione dai propri cari. Un innesto tra il nostro sentire e le parole degli autori, a cantare e a raccontare il dolore per “una piccola morte” che oggi, più che mai, risuona e ci travolge». 

Per Incudine e Campisi si tratta del primo progetto collaborativo. «Ci conoscevamo già da tempo, ma, durante un evento al femminile tenutosi a Milano, avevamo avuto modo di approfondire questo incontro, trovandoci da subito in sintonia». Eppure le due artiste hanno molto in comune, a partire dalla loro origine siciliana e all’esperienza di emigrate al nord Italia per la loro comune carriera di insegnanti. Ma soprattutto per l’attenzione alle tematiche sociali nei loro rispettivi percorsi artistici: dal dramma delle migrazioni affrontato da Campisi in “Cambiamento” e da Incudine in “Linzolu di mari” (Targa Tenco 2018 per il miglior album in dialetto), fino alle vite invisibili dei detenuti descritte da Campisi in “Zoo” e al coraggio dell’attivista pakistana Sabeen Mahmud in “Zinda” di Incudine.  

L’uscita del brano è stata accompagnata da un video diretto da Lù Magarò e Gabriele Zanoncelli, con la partecipazione speciale dell’attrice e ballerina Rosy Bonfiglio. 

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