L’artista olandese torna nel capoluogo etneo dopo 81 anni, pronto a ricompensare la città che è stata una delle sue fonti d’ispirazione. L’allestimento sarà visitabile fino al 17 settembre

Visitare la mostra monografica su Escher allestita al Palazzo della Cultura a Catania, significa ripercorrere insieme all’artista un nuovo percorso alla scoperta del mondo, cogliendone dimensioni e sfumature. L’esposizione – promossa dal Comune di Catania, organizzata da “Arthemisia Group” e curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea – propone 140 opere organizzate in otto sezioni che affrontano, da numerosi punti di vista, le sfumature di un artista poliedrico. «Escher – ha spiegato Giudiceandrea durante la conferenza di presentazione – si presta a numerose letture: se, infatti, a uno sguardo superficiale può seguire mero stupore è all’osservatore attento che quest’artista non smette di riservare sorprese».

L’INFLUENZA DELL’ITALIA. «Il mio cuore non potrebbe assorbire con maggior gratitudine, l’atmosfera assolutamente nuova nella quale mi trovo a vivere, gli incontri sorprendenti e inattesi che mi si offrono ogni giorno in questo posto benedetto». Escher visitò l’Italia all’inizio degli anni Venti e si trasferì a Roma nel 1935. A questi anni è dedicata una delle parti più interessanti della mostra (posta subito dopo la prima sala con le opere del suo esordio) che offre al visitatore la possibilità di osservare i paesaggi del Bel Paese da prospettive talvolta ignote e “sovraumane”: Escher ha spesso rappresentato Roma in seguito a passeggiate notturne (seguono questo filone le raffigurazioni di San Pietro e della Basilica di Costantino) e il suo sguardo sull’Urbe è attento a dettagli e prospettive inedite. L’arcaica terra abbruzzese viene invece rappresentata dall’artista con la raffigurazione di luoghi e tempi remoti. È il caso della litografia “Strade in Scanno”, del 1930, che dà quasi l’impressione di percorrere il vicoletto animato da due sole figure umane dal volto non certo sorridente. Ancora sulle orme di Escher scendiamo sempre più a Sud, dove il paesaggio naturale si incontra armoniosamente con l’architettura (San Cosimo, 1932) sino all’estrema Calabria che incanterà l’artista con il contrasto tra le tondeggianti cupole arabesche e l’ispido paesaggio circostante. Ad affascinare particolarmente Escher (che non a caso dopo l’abbandono dell’Italia non si occuperà più di paesaggi) sono i piccoli borghi arroccati sui monti, accoccolati nelle valli o bagnati dal mare.

Maurits Cornelis Escher, Casa nella lava vicino Nunziata, 1935, litografia, Bool 285, 270 x 355 Fondazione M.C. Escher © 2016 The M.C. Escher Company. All rights reserved

LA SICILIA. A far differire l’allestimento catanese da quelli già visti a Roma, Bologna, Treviso e Milano, è la sala dedicata alla Sicilia. Si tratta di dodici opere che sussurrano storie antiche, note (ma forse dimenticate) che i siciliani potranno riscoprire con gli occhi del forestiero. C’è Segesta, con il suo tempio altisonante e una natura che sembra aver preso il sopravvento, c’è il piccolo borgo di Castel Mola dietro il quale è l’Etna a far da protagonista, c’è il Chiostro di Monreale con la solennità e il silenzio che è proprio di un luogo monastico. Ma è soprattutto l’Etna e la sua potenza a suggestionare Escher. L’artista nel ’28 ebbe la possibilità di assistere ad una colata lavica particolarmente virulenta di cui rappresentò gli effetti nella litografia del 1935 Casa nella lava vicino Nunziata, una villa disfatta in mezzo alla sciara e la speranza di una palma che emerge sullo sfondo. L’Etna sul fondale, la cupola del Duomo e gli archi della marina rendono invece immediatamente riconoscibile Catania nell’omonima xilografia del 1936.

Maurits Cornelis Escher Pozzanghera 1952 Xilografia, 32×31,9 cm Collezione privata, Italia © 2016 The M.C. Escher Company. All rights reserved

TASSELLATURE E METAMORFOSI. La regolarità delle geometrie e delle divisioni del piano, la ripetitività di figure in continuo mutamento (mettendo a frutto le scoperte della Gestalt) sono invece le caratteristiche delle opere presentate nelle sale seguenti. Escher ci conduce qui in un viaggio diverso, nei meandri della mente umana e delle sue tecniche di percezione del reale. La xilografia “Illustrazione con pesci” del 1956 è l’esito della riflessione sul tema dell’infinito che l’artista si sforza di intrappolare in uno spazio finito. Nelle metamorfosi, invece, lo vediamo giocare spesso con le antitesi: è il caso delle xilografie del 1938 “Giorno e notte” e “Cielo ed acqua”. La celeberrima “Metamorfosi II” ci ricorda che ogni cosa si trasforma, cambia forma “ab origine per poi tornare ad essere ciò che era, è la ciclicità della vita rappresentata però linearmente.

Maurits Cornelis Escher BelvedereMaggio 1958 Litografia, 46,2×29,5 cm Fondazione M.C. Escher All M.C. Escher works © 2016 The M.C. Escher Company. All rights reserved

STRUTTURA DELLO SPAZIO E PARADOSSI GEOMETRICI. Una delle maggiori conquiste dell’Umanesimo è stata certamente la prospettiva, che ha permesso di rappresentare la profondità. Questa è una delle dimensioni più studiate da Escher che indaga gli spazi e li rappresenta spesso in una prospettiva relativa. In questa sezione della mostra osserviamo così il suo studio romano nel riflesso di una sfera, come nella miglior pittura fiamminga, o un paesaggio naturale attraverso la sua riproduzione in una pozzanghera. Visi come bucce, perdono consistenza e acquisiscono leggerezza come in Vincolo d’unione, dove i volti sembrano predisposti ad incrociarsi come i corpi di “Ali e Nino” in Georgia. Dove inizia il disegno? E dove si conclude? Qual è l’origine delle cose? “Ordine e caos” sembra rappresentare il mondo delle idee, circondato dal fetido mondo della doxa platonica, alla cui filosofia Escher non era insensibile. Dinnanzi alle architetture impossibili non esiste la giusta chiave di lettura bensì molteplicità prospettica, ma spesso per rendersene conto è necessario uno sguardo attento, come in “Belvedere”.

Un visitatore alla mostra (foto G.Romeo)

COMMISSIONI ED ESCHERMANIA. L’ultima parte della ricca mostra è dedicata ai pochi lavori che Escher realizzò su commissione (le illustrazioni, biglietti d’auguri e francobolli) e all’influenza che l’artista esercitò sulla cultura pop. Fumetti, frontespizi di testi letterari e scientifici, pubblicità, copertine di dischi e film si sono in vario modo ispirati alle opere di colui che non è solo un artista, ma un matematico, un filosofo, un genio della rappresentazione.

Quella di Palazzo Platamone è una mostra sorprendente, che permette non solo di conoscere aspetti poco noti di questo grande artista ma di maturare nuovi orizzonti di lettura del mondo che ci circonda. È un Escher da effetto psichedelico, dal quale abbiamo molto da imparare.

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