Una città assopita vive ancora tra palazzoni a volte goffi e inadeguati alla sua antica bellezza. Vi proponiamo alcuni edifici sui quali vale la pena posare lo sguardo per assaporare il gusto di un passato purtroppo troppo spesso dimenticato

Immaginate una Catania diversa, le automobili spariscono per far spazio alle carrozze, le note del Faust si disperdono mentre Verga e De Roberto assaporano il momento seduti nel palco della musica del Giardino Bellini, le sorelle Frigeri sono alle prese con l’ultimo abito prima di chiudere la loro modisteria e il dottor Clementi studia le sue carte mentre i pazienti godono della luce che attraversa le grandi vetrate della sua clinica.

Questa Catania che si è assopita vive ancora tra palazzoni a volte goffi e inadeguati alla sua antica bellezza. Vi proponiamo cinque edifici liberty sui quali vale la pena posare lo sguardo per assaporare il gusto di un passato purtroppo troppo spesso dimenticato:

NEGOZIO FRIGERI. Costruito tra il 1908 e il 1909 nasce dalla volontà di una donna forte e determinata di aprire la propria modisteria, Cesira Frigeri. Nata nel 1869 a Fiorano nel modenese e trasferitasi ben presto con la famiglia a Catania, Cesira decide di accarezzare finalmente il sogno: aprire un negozio con le sorelle Velia e Carolina, il mestiere lo conoscono bene è stato il padre ad insegnarglielo, così dopo estenuanti ricerche il marito Orazio Buccheri sceglie di acquistare il terreno adiacente alle absidi della Collegiata, tra la via omonima e via Manzoni. Non può non chiamare Tommaso Malerba, famoso architetto catanese che ha raggiunto il suo splendore con l’edificio per l’esposizione agricola. Qui Malerba raggiunge esiti inaspettati, il piccolo negozio si perde tra l’ingombrante presenza dei palazzi adiacenti nonostante il marmo risplenda della luce del sole. L’edificio ha una pianta originalissima, addossandosi alle absidi della chiesa presenta, al contrario della facciata che oggi ammiriamo, un gioco di concavi e convessi unico nel suo genere.


TEATRO SANGIORGI. Inaugurato il 7 luglio del 1900 “il Sangiorgi”, come i catanesi amano tutt’oggi chiamare il piccolo teatro, nacque dalla volontà di Mario Sangiorgi di portare Parigi nella sua città, il cavaliere era infatti un ex idraulico che tornato dalla capitale della Belle Epoque, realizza in quella che una volta era via Lincoln un teatro all’aperto, contornato da un caffè-concerto, un ristorante, un albergo e perfino una sala da pattinaggio. Tanti sono gli artisti celebri che da qui sono passati da Eleonora Duse a Totò. È qui che per la prima volta nel 1913 l’attrice Paola Pezzaglia interpreta, per caso e per dovere, il ruolo del protagonista maschile, Giannetto Malespini, nella cena delle beffe, suscitando il plauso del pubblico che non si rese conto del cambio di programma. La facciata del Sangiorgi rispecchia lo stile del suo architetto Salvatore Giuffrida che qui si cimenta con una commistione di stili magistralmente espressa. La tripartizione operata nel verticale viene ricalcata nelle aperture tripartite. Ad accompagnare le forme del liberty come le decorazioni floreali, ornamenti tipici del rinascimento come le paraste laterali che con i loro rombi ricordano il campanile giottesco, o le colonnine tortili delle bifore che fanno da ponte tra lo stile arabo e il barocco.


CLINICA CLEMENTI. L’edificio, sito lungo il Viale Regina Margherita, ospitava il sanatorio voluto dal professore Gesualdo Clementi, rettore dell’Università di Catania e chirurgo di grande talento. Inaugurata il 17 gennaio del 1904 era destinata a pazienti chirurgici e ginecologici.  L’architetto Carlo Sada riuscì, optando per uno stile più rigoroso e asciutto nel solco della Secessione viennese, a trasformare il linguaggio architettonico in ornamento, come le finestre a spiovente che non solo permettevano maggiore luminosità durante le operazioni ma anche un prospetto del tutto inedito per Catania, queste sale poste al primo piano erano infatti destinate alle operazioni settiche e asettiche, mentre al pian terreno vi era il vestibolo, la sala d’aspetto, gli ambulatori e delle stanze per i malati. Di grande innovazione anche il sistema di condizionamento, un asciugatoio a vapore con sterilizzatrice per la biancheria, un laboratorio analisi e le grondaie nascoste all’interno del cornicione. Oggi l’edificio ospita la sede della Banca Intesa San Paolo.


GARAGE MUSUMECI. Il Garage Musumeci di Piazza Bovio è ancora oggi uno dei palazzi più rappresentativi progettati da Francesco Fichera, fu inserito nel 1931 nel Tavolo degli Orrori del MIAR (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale), il gruppo infatti espose presso la galleria romana di Pietro Maria Bardi un pannello che aveva il proposito di sbeffeggiare le realizzazioni degli accademici, in un collage con immagini di cattivo gusto e cianfrusaglie. Nato per ospitare nel piano inferiore l’esposizione delle auto, in quello superiore la dimora del Barone Musumeci, oggi è un negozio di autoricambi, mantenendo quindi in qualche modo la sua funzione. Inconfondibile il prospetto principale dove l’angolo si trasforma in una morbida curva e i tasselli dorati dei mosaici risplendono al sole.


VILLA MANGANELLI.  È uno degli edifici più imponenti di Corso Italia, costruita da Ernesto Basile, uno dei massimi esponenti del Liberty italiano, in realtà risponde anche ai canoni dell’eclettismo con le sue torri, il bugnato orizzontale e le decorazioni floreali. La sua storia è lunga e travagliata, voluta dal Principe di Manganelli come regalo di matrimonio per la terza moglie, che curiosamente portava lo stesso nome delle prime due, in realtà non fu mai abitata da quest’ultimi. Venduta nel 1947 alle famiglie Mirone e Palumbo fu divisa per creare due ambienti abitativi separati. Nel 1975 venne inaugurato nelle sue sale il teatro comunale “Piccadilli”, ma nel 1981 dovette chiudere i battenti a causa di un incendio doloso che distrusse il primo piano di proprietà dei Palumbo. Scelta da Visconti per alcuni set del Gattopardo, dopo anni di restauro è oggi aperta per eventi privati.


Un piccolo tesoro che merita di essere riscoperto:

IL PALCO DELLA MUSICA. All’interno dei Giardini Bellini si può ammirare ancora oggi il Palco della Musica, chiamato così perché era qui che l’orchestra e i cantanti lirici animavano le serate estive dei cittadini, tra questi anche illustri ospiti come Verga e De Roberto che raccontano di aver goduto delle note del Faust. Il Palco costruito in ferro e ghisa tra il 1877 e il 1880 rappresenta l’espressione della nuova arte ingegneristica, distrutto durante la seconda guerra mondiale venne poi ricostruito. Nella collina dirimpetto fino al 2001 si poteva ammirare la Palazzina cinese, un piccolo edificio in legno costruito secondo la moda orientale del tempo, che fungeva da biblioteca, purtroppo è stato distrutto da un incendio doloso di cui ancora non si conoscono gli artefici.

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