Una perla tra le rocce: Grotta Mangiapane, fotografia di un mondo perduto
Se si parla di bellezza e di varietà dei propri borghi, la Sicilia non è certamente seconda a nessuno. Dalle attrazioni paesaggistiche alle eccellenze culinarie, passando per reperti storici e archeologici dal valore inestimabile, rappresentano uno dei principali circuiti turistici dell’isola. Fuori dalle rotte maggiormente battute, tuttavia, non è difficile imbattersi in luoghi che al loro fascino estetico uniscono dei trascorsi del tutto peculiari. È il caso delle Grotte Scurati, site nell’omonima frazione appartenente al paese di Custonaci, nel trapanese. Qui, all’interno di un vasto complesso di insediamenti preistorici, incastonata suggestivamente nella roccia, fa bella mostra di sé la antichissima Grotta Mangiapane, chiamata così per associazione al cognome della famiglia che vi risiedette a partire dal 1819 (e fino a metà del ‘900). Si tratta, infatti, di una grotta assolutamente fuori dal comune: al suo interno si snoda un vero e proprio borgo, composto da case che, per via della loro tinta, quasi si confondono con le tonalità delle pareti rocciose che le sormontano.
QUANDO IL TEMPO SI FERMA. Le analisi archeologiche ne hanno svelato la longeva vitalità, datandola al Paleolitico superiore: dagli scavi, infatti, sono emersi, oltre a pregevoli pitture rupestri, fossili animali e utensili primitivi, testimonianze di un luogo particolarmente favorevole per le attività di allevamento e di coltura. Gli abitanti che lo occuparono in epoca moderna, d’altro canto, non ne snaturarono la fisionomia, adattandosi piuttosto a ciò che il luogo aveva da offrire. Non stupisce, pertanto, che fino al periodo della Seconda guerra mondiale – che ne causò, tra l’altro, lo spopolamento – che al suo interno vi si conducesse una vita pressoché votata alla sola sussistenza: le dimore, non a caso, erano corredate da una piccola stalla, da una cappella per le funzioni religiose e da un forno a legna.
LA RINASCITA. Dopo diverse peripezie, il borgo ha conosciuto una nuova vita, a trazione fortemente turistica, agli inizi degli anni ’80, quando l’unico erede rimasto della famiglia Mangiapane, con l’ausilio della volenterosa comunità custonacese, ne favorì una meticolosa restaurazione, che oggi consente ai curiosi avventori di immergersi nell’antica magia del borgo, tra arredamenti ancestrali e botteghe riccamente attrezzate. Una scommessa vincente, che ogni anno si rinnova attraverso attività come il Presepe Vivente e il Museo Vivente dei Mestieri e che ha dato vita ad un’esposizione etno-antropologica a cielo aperto. Un esempio virtuoso, oltretutto, di cura del patrimonio e di lungimiranza: il sito, infatti, è accessibile per tutto l’anno, garantendo ai visitatori un’esperienza slow e sorprendente.
DAL CINEMA ALLA MODA. Neanche il cinema e l’arte sono rimasti indifferenti al richiamo di un luogo così singolare. I fan più attenti del Commissario Montalbano lo ricorderanno come sfondo per le vicende di uno dei primissimi episodi della serie, vale a dire Il ladro di merendine. Un’altra storica fiction Rai, Cefalonia, – interpretata ancora una volta da Luca Zingaretti – ha utilizzato gli scorci del borgo in un mix più ampio di luoghi davvero incantati (dalla Riserva dello Zingaro alle saline di Marsala). Ma anche Dolce e Gabbana, ultimamente attivissimi in Sicilia, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di immortalarlo: nell’ambito della stagione di sfilate 2020-2021, infatti, i due stilisti hanno utilizzato le Botteghe dei Mestieri come scenografia, raccontandole attraverso un intenso bianco e nero. Commistione perfetta e simbolica per un luogo che, da sempre, permette ad epoche lontane tra loro di incontrarsi e mescolarsi.