Vivere come spartani: un complimento o un’offesa? Le origini di un modo di dire diffuso

Immergiamoci nella risacca di tempi andati alla ricerca del senso di un’espressione che rivela, come uno scrigno, volti, usi e costumi di genti che hanno ispirato pellicole, penne e anche aggettivi

Senti una voce in te urlare «Questa è Sparta», à la Leonida nel film “300”, quando stai per compiere un atto impavido? Ti dicono che hai modi di fare spartani? Persino a quel convegno di architetti qualcuno ha parlato di stile spartano? Ma chi erano esattamente questi spartani? Oggi ci immergeremo nella società di Sparta, la potenza dell’antica Grecia, per scoprire la ricchezza storica che si cela dietro l’aggettivo “spartano”.

ARRANGIARSI PER SCELTA. Se grazie a una macchina del tempo uno spartano capitasse nelle nostre pasticcerie le distruggerebbe tutte (non prima forse di aver addentato una cassata). Le leccornie della nostra cucina sarebbero condannabili ai suoi occhi, fieri del brodo nero di carne di suino così semplice da rendere i nostri chef stellati utili come venditori di ghiaccio in Alaska. Sparta era una macchina da guerra e qui vanno cercate le ragioni dello stile di vita sobrio e austero che pervade piatti ed educazione. Gli spartani camminavano scalzi, con lo stesso abito per ogni stagione e dormivano su canne spezzate con le loro mani. Disprezzavano ogni ricchezza: le loro monete non erano d’argento ma di ferro per scoraggiare il commercio di beni di lusso. Lavorare era reato così gli uomini quando non erano al fronte passavano le giornate tra caccia e danza, mentre gli iloti, schiavi di proprietà della polis, coltivavano le terre. Appena nati erano i più anziani a decidere del loro diritto alla vita: quelli gracili e deformi venivano abbandonati sul monte Taigeto, ma chi superava la prova presto doveva affrontarne altre. Le nutrici (erano loro ad allevarli e non le madri) facevano i primi bagnetti non con acqua e paperelle ma con il vino perché ritenevano che i più deboli sarebbero stati presi da convulsioni.

UN’EDUCAZIONE PARTICOLARE. Ma la fama di Sparta e dell’omonimo aggettivo si devono all’agoghè, il percorso educativo obbligatorio e collettivo organizzato dalla polis, in virtù del quale a 7 anni i maschi venivano sottratti alle famiglie e adunati in gruppi. Anche se apprendevano a leggere e scrivere e studiavano musica, l’attenzione era rivolta a esercizi ginnici e gare fra squadre, vere e proprie lotte selvagge. Ricevevano inoltre cibo scarso per essere spronati a rubarne con astuzia senza farsi scoprire altrimenti sarebbero stati puniti, non per il furto ma per la scarsa scaltrezza. A circa 18 anni per i migliori cominciava l’addestramento più curioso, la krypteia: nudi e senza viveri venivano lasciati da soli muniti soltanto di coltello per un periodo di vita all’aperto. Dovevano restare nascosti, procacciarsi cibo e dare nottetempo la caccia agli sfortunati iloti. La società sfornava così uomini-soldati robusti nel corpo e nella mente che facevano venire i brividi quando marciavano verso il nemico. Sparta era orgogliosa di poter imputare la sua sicurezza interna non ai mattoni delle fortificazioni (di cui fu priva fino al III secolo a.C.) bensì ai suoi soldati.

DONNE ALFA. Le donne possedevano beni, ma, a differenza degli uomini, non detenevano diritti politici: secondo una leggenda si erano rifiutate di sottomettersi alle leggi macchiandosi di colpa a vita (pare che in tutto il mondo Eva sia donna). Il matrimonio, obbligatorio, si consumava in fretta dopodiché lo sposo tornava alla vita comune con i coetanei e non conviveva con la moglie, almeno fino ai 30 anni. Senza il marito in giro per casa non pare che se la passassero male: anche le donne spartane erano esenti dal lavorare, le uniche nel mondo greco, per cui si dedicavano a rituali in cui davano prova di capacità atletiche: fin da bambine si esercitavano nude nella corsa, nel lancio del giavellotto e nella lotta. L’educazione ginnica mirava non solo a dare alla luce bambini vigorosi ma anche a renderle le più attraenti della Grecia, come trapelava dal vestito tipico con cui sfoggiavano le belle gambe.

UNA POTENZA ATIPICA. Così, nonostante le differenze fra i due sessi, “spartano” è assurto in generale a sinonimo di minimale, duro, temerario, nonché di prestanza fisica e sopportazione di disagi. Dal nome della regione del Peloponneso su cui sorgeva Sparta, la Laconia, deriva poi l’aggettivo “laconico” perfetto per descrivere quei concisi «Ok» con cui si risponde a messaggi lunghissimi. In conclusione, anche se non possiamo non torcere il naso dinnanzi a tante barbarie, Sparta, a differenza di Atene, non conobbe tirannide e non rese mai schiavi i suoi stessi uomini.

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Laureata in "Scienze Filosofiche" presso l'Università di Catania. Giornalista pubblicista, collabora col Sicilian Post dal 2018, curando la rubrica "Il filo di sofia" e occupandosi di tematiche legate alla cultura e all'ambiente.

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