Massimiliano Coco: «Riproporre il “pesce d’uovo”, un piatto che la mamma ci faceva a casa, è un modo per introdurre alla nostra cultura attraverso un’esperienza sensoriale»

Le guide turistiche sono gli ambasciatori delle bellezze naturalistiche, storiche e architettoniche del territorio e da operatori culturali e portavoce dei tanti turisti che in questi giorni cominciano a invadere Ortigia, possono raccontare la città anche attraverso le sue tradizioni enogastronomiche. È questo il pensiero che ha portato il locale Pesceduovo a sperimentare un piatto unico attraverso cui far gustare la Sicilia ai visitatori. Ma da dove nasce?

«Come suggerisce il nome del bistrot il nostro progetto nasce dall’idea di proporre ai nostri clienti il pesce d’uovo, un piatto che la mamma ci faceva a casa», spiega Massimiliano Coco, uno dei proprietari del ristorante di via Picherali, nel cuore di Ortigia. In un solo anno di attività Massimiliano e i colleghi si sono resi conto che questa proposta, nonostante la semplicità e nonostante non fosse ben capita da tutti – specialmente dai turisti stranieri, tratti in inganno dal nome del piatto – abbia riscosso un grande successo.

«La prepariamo in diverse varianti – chiarisce a Sicilian Post– in versione classica servita con salsa di pomodoro o nelle versioni ripiene per esempio con verdure di stagione, o ancora in quella più cool con fonduta di ragusano e tartufo degli Iblei». Quest’anno, sulla scorta dell’esperienza maturata la scorsa stagione, i gestori di Pesceduovo hanno pensato di ampliare l’offerta destinata ai turisti creando un piatto che comprendesse oltre alla specialità della casa, anche altre ricette siciliane che potessero creare insieme un interessante percorso di sapori.

Una bella responsabilità, certo, che lo chef Andrea Cavallaro si è assunto dando vita al piatto Assaggi di Sicilia, che vuole essere «un omaggio alle mamme e alle nonne che ci hanno insegnato come l’accoglienza passi anzitutto dalla preparazione di un buon piatto». Arancini, pesce d’uovo, vota vota modicano (scacciata, traduzione per i non siciliani), panecunzato trapanese, panelle palermitane, parmigiana, ma anche le polpette di patate e riso preparate con la ricetta della nonna di Massimiliano. «Lo abbiamo ideato con molta umiltà, cercando di non modificare le ricette tradizionali che venivano preparate nelle trattorie di una volta e riproponendole utilizzando tutte le tecniche che oggi abbiamo a nostra disposizione nel campo della ristorazione».

Sempre mantenendo alta la qualità del prodotto e dell’offerta, una scommessa che Pesceduovo ha voluto accettare dall’inizio. «Vista la nostra posizione favorevole, proprio a due passi dal Duomo, potevamo anche scegliere di accontentarci di spaghetti alle vongole e pesce fritto piuttosto che puntare sulla qualità e su un’offerta gastronomica interessante e accessibile a tutti, come alla fine abbiamo fatto». A questo speciale assaggio siciliano è stato abbinato un calice di vino della Cantina Marilina, con sede a Noto, in contrada San Lorenzo, che grazie al fatto che utilizza prodotti naturali per preservare le peculiarità del territorio e dei vitigni autoctoni, è risultato un partner adeguato per la mission di Pesceduovo.

Che punta al recupero dei sapori della tradizione anche attraverso i social network, dove si instaura uno scambio reciproco tra utenti e ristoratori. «Abbiamo concluso da poco un contest in cui abbiamo invitato le persone che ci seguono a proporre una ricetta di famiglia da inserire nel menù di quest’anno e sono state premiate le uova alla piripicchia e gli spagetti con capuliato di pomodoro, pinoli e mandorle» – conclude Coco.

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