Un festival itinerante che fa tappa in cinque città dell’isola con mostre, workshop e incontri per far conoscere la fotografia d’autore e l’emozione che può trasmettere uno scatto. Ne abbiamo parlato con il direttore artistico Vittorio Graziano

Giunto all’undicesima edizione, il Med Photo Fest di quest’anno è dedicato al tema “Sicilia Imago Mundi”, l’immagine del mondo che si rispecchia in Sicilia. Protagonisti delle esposizioni fotografiche al cuore dell’evento sia autori siciliani, sia artisti che all’isola siano legati artisticamente. Un progetto che si fonda sulla convinzione che «la fotografia ‒ secondo il direttore artistico Vittorio Graziano ‒ non sia solo immagine, ma un modo di esprimere qualcosa che ci colpisce. Uno scambio, un linguaggio comune a tutti, dal fotografo al soggetto, che riceverà anche chi guarderà la foto. È testimonianza dell’animo, è trasmettere emozioni». Il festival, che si svolge dal 4 ottobre all’8 dicembre, fa tappa in sei città: Catania, Caltagirone, Modica, Siracusa, Vizzini e Augusta.

LE MOSTRE. Provenienti da tutto il mondo gli artisti in esposizione. «Tra gli stranieri ‒ spiega Graziano ‒ spicca Gérard Boisner a Catania ha scattato delle singolari immagini panoramiche che ritraggono interni ed esterni del paesaggio cittadino. Tra i siciliani, invece, un’autrice siciliana, Maria Spera, con la mostra Ribelli, ritratti di tre donne che si sono ribellate alla mafia: Rita Borsellino, Michela Buscemi e Pina Grassi». Una Sicilia immaginata come centro del mondo per i suoi artisti e per coloro che la trasmettono nel mondo. Tra gli altri nomi  figurano il brasiliano Carlos Freire, che nel suo lavoro ha immortalato con sensibilità gli stati d’animo umani, Giuseppe Leone con Bambini, uno specchio dei ricordi che ogni adulto ha della propria infanzia in Sicilia, Ferdinando Scianna e il suo Elogio dell’Ombra, il modo in cui un fotografo legge il mondo, le emozioni di Tony Gentile nei suoi scatti, e ancora Nuccia Cammara con Fiori di Pesco, «una serie di tre fotografie ‒ ci dice Vittorio Graziano ‒ che riguardano un tema delicato, il cancro al seno. Dall’immagine sfocata di una donna che non si sente più la stessa alla sua rinascita». Alle mostre si aggiungono anche presentazioni di libri come Fotografi siciliani sparsi per il mondo di Roberto Strano, seminari e workshop sul mondo della fotografia.

I RICONOSCIMENTI DI QUEST’ANNO. Non solo spazi espositivi al Med Photo Fest. A Giovanni Chiaramonte è stato infatti consegnato il “Premio Mediterraneum per la Fotografia d’Autore” per Jerusalem. Raccolta con cui il fotografo lombardo ha documentato il suo viaggio in Terrasanta : «un percorso da Occidente a Oriente, attraverso tappe significative come Milano, Berlino, la Sicilia, Atene, Istanbul fino a Gerusalemme. Luogo reale ma anche simbolico e dunque punto di partenza per un eterno ritorno alle origini» ha descritto la raccolta lo storico dell’arte Arturo Carlo Quintavalle. Novità di quest’anno è il Premio Mediterraneum Collection, ovvero un riconoscimento a uno degli autori emergenti che hanno donato le foto esposte nelle mostre. «Il premio è stato assegnato alla fotografa spagnola Sensi Lorente. Evento a cui la stampa iberica ha dedicato diversi articoli.  L’avere varcato i confini nazionali ci riempie di orgoglio ‒ ha concluso Graziano».

 


Tra le iniziative che si muovono nell’orbita dal Med Photo Fest, di particolare attualità è il “Censimento delle Raccolte Fotografiche in Italia” promosso dal Ministero dei Beni Culturali. Un progetto che mira alla conservazione del nostro patrimonio culturale attraverso l’identificazione e catalogazione di raccolte o archivi fotografici in possesso di enti o di privati.

«Un deposito di memoria attraverso le immagini» nelle parole di Rosalba Panvini, Soprintendente dei Beni Culturali e Ambientali di Catania. Immagini che documentano il patrimonio architettonico prima e dopo la Guerra o i cambiamenti paesaggistici. Uno sforzo che prosegue quello avviato nel lontano 1895 dal Gabinetto fotografico nazionale, per la produzione e la raccolta delle documentazioni fotografiche, e che dal 1975 è confluito nell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. «Il Censimento non nasce per avere una digital library‒ dice Francesca Fabiani, membro dell’iCCD e promotrice del censimento ‒ ma per schedare gli archivi pubblici». Un punto di accesso unico per la mappatura della catalogazione in Italia di raccolte fotografiche di enti pubblici e privati, che diventa anche un modo per trovare soluzioni a un sistema unico di valorizzazione, tutela e conservazione. «Capire il valore della fotografia ‒ aggiunge ‒ ci permette di avere uno sguardo al futuro: creare una rete di operatori, di contenuti, di scambio di competenze, di confronto».
Come evidenzia il collezionista Attilio Bruno: «Questo lavoro, che riporta ai tempi in cui si inventarono biblioteche, cineteche e simili, nonostante i nuovi mezzi poco conosciuti, le difficoltà soprattutto legate ai privati, e una fase ancora sperimentale, conta già più di mille enti iscritti».

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