Lo scrittore torinese, ospite a Catania per la rassegna “Leggo. Presente indicativo”, parla di The Game, il suo ultimo saggio sulla rivoluzione digitale: «Non esprimo giudizi, ma ho provato a ricostruire ciò che è successo, come volevamo essere e come siamo diventati»

A volte conoscere da dove veniamo è più importante che azzardare previsioni sul futuro, specie quando parliamo della cosiddetta “rivoluzione digitale”. Ma a cosa ci riferiamo, esattamente, con quest’espressione? E perché ha cambiato così radicalmente la civiltà umana? A queste (e altre) domande tenta di rispondere The Game (Einaudi, 2018), ultima fatica di Alessandro Baricco, recentemente presentata al MA di Catania in un dialogo con Giuseppe Lorenti per la rassegna “Leggo. Presente indicativo”. Prendendo le mosse da I Barbari, un saggio del 2006 nel quale per la prima volta l’autore tentò di comprendere il cambiamento culturale avvenuto in Occidente, questo nuovo lavoro si prefigge di fare luce sugli avvenimenti degli ultimi anni e su come abbiano cambiato la società.

«Mi sono reso conto che c’erano molte cose che non sapevo. Ignoravo, ad esempio, cosa significasse la parola “digitale” e non ero a conoscenza della differenza tra internet e web»

PARTIRE DALL’ANALISI. «Gran parte del libro – racconta Baricco – vuole spiegare come funziona la “rivoluzione digitale”, sulla quale non accenno nemmeno un giudizio. Ho solo provato a ricostruire ciò che è successo, come volevamo essere e come siamo diventati». Ma come periodizzare e rappresentare lo sviluppo dell’era digitale? Prendendo in prestito un approccio dai testi di storia, Baricco fa nel volume uso di alcune mappe, dando un nome a ciò che è accaduto negli ultimi anni e a ciò che accadrà. «Nel fare tutto questo – continua l’autore – ho dovuto studiare molto, perché mi sono reso conto che c’erano molte cose che non sapevo. Ignoravo, ad esempio, cosa significasse la parola “digitale” e non ero a conoscenza della differenza tra internet e web».

«Nel passaggio tra analogico e digitale è cambiata la nostra postura: da “uomo-cavallo-spada” a “uomo-tastiera-schermo”»

DALL’ANALOGICO AL DIGITALE. Per spiegare il passaggio dalla civiltà analogica a quella digitale, Baricco utilizza una metafora, prendendo in analisi tre giochi che hanno segnato il corso del tempo: il calcio balilla, il flipper e Space invaders. «Il  primo – spiega lo scrittore – replica il reale e richiede uno sforzo fisico; il secondo presenta una realtà “sotto vetro” col punteggio che appare sullo schermo; mentre nel terzo, il gioco è lo schermo stesso e tutto diventa virtuale». E a dire di Baricco, in questo passaggio si nota anche la nascita di nuova postura fisica. «Quella del passato era uomo-cavallo-spada, mentre quella di oggi è uomo-tastiera-schermo».

«La rivoluzione digitale nasce dal desiderio di distacco dal Novecento e dai disagi della guerra, della crisi, dell’immobilità e dei confini, sia geografici, sia di razza»

IL PERCHÉ DI UNA RIVOLUZIONE. Ma cosa ha spinto l’uomo a una rivoluzione di questo tipo? La risposta secondo Baricco sta nella società del Novecento, da cui è scaturito un desiderio di distacco dirompente: «Si arrivò ad odiare lo stile di vita dei padri che avevano creato la civiltà del secolo precedente, dominato dalla sofferenza collettiva a causa delle Guerre, della crisi economica, dell’immobilità e dei confini, sia geografici sia di razza». Insomma, a detta dello scrittore, dopo tutto questo l’unica cosa desiderabile era sganciarsi totalmente da un’epoca dominata dal culto della fissità, per cui il nuovo mondo digitale – basato sul continuo movimento e su un’informazione perfino sovrabbondante – sarebbe un tentativo insurrezionale di evadere dall’orrore e dalla morte del Novecento. «Tutto questo – conclude Baricco – non esclude che non si possa ripetere Auschwitz, ma certamente, non accadrebbe senza che nessuno lo venga a sapere».

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