Alla conquista del mondo: i vitigni autoctoni di Sicilia sbarcano a New York

Esprimere le mille sfaccettature della sicilianità attraverso le eccellenze vinicole. A farlo, il 26 e 27 ottobre, saranno 11 produttori dell’isola, pronti a sbarcare nella Grande Mela per deliziare la stampa statunitense e diffondere la cultura vinicola di cui l’isola rappresenta ormai un punto di riferimento a livello internazionale. «Negli ultimi 20 anni, la Sicilia ha dimostrato di essere una delle regioni viticole più dinamiche d’Italia, grazie alla dedizione e all’impegno dei viticoltori siciliani» afferma Laurent Bernard de la Gatinais, presidente di Assovini Sicilia. E così aziende provenienti da ogni parte dell’isola sfoggeranno un aspetto ancora poco noto negli States della produzione siciliana, ovvero i vitigni autoctoni. Protagoniste delle due degustazioni dal tema “Unveiling indigenous Sicilian varietals”, promosse nell’ambito di OCM Promozione USA 2021 insieme alla agenzia di PR specializzata in Food&Wine Colangelo & Partners in un ristorante italiano a Manhattan, saranno Baglio di Pianetto, Di Giovanna, Donnafugata, Fazio, Gorghi Tondi, Mandrarossa, Planeta, Tasca d’Almerita, Tenuta Santo Spirito, Terra Costantino, Valle dell’Acate. «La nostra missione – aggiunge il presidente di Assovini Sicilia – è quella di continuare a far conoscere il mondo del vino siciliano e le sue caratteristiche distintive, promuovere la viticoltura di qualità come espressione di un mosaico di territori, ciascuno legato ad aspetti e caratteristiche diverse».

Con l’export nazionale che in molti settori sta conoscendo una notevole ripresa, l’occasione per i viticoltori siciliani di rilanciarsi più forti di prima sul mercato estero arriva proprio al momento giusto. D’altro canto, i prodotti isolani sembrano avere una marcia in più: «Siamo in una nuova fase, con consumi che abbracciano diversi momenti della giornata –  commenta Lilly Fazio, vice-presidente di Assovini Sicilia e amministratore unico di Casa Vinicola Fazio. Noi possiamo intercettare questa domanda perché i nostri vini vivono la contemporaneità di un consumo sempre più evoluto che premia l’autenticità, ma anche la freschezza del frutto e la piacevolezza dei profumi dei nostri vitigni autoctoni». A fare da testa di ponte nella conquista del mercato americano una wine list di tutto rispetto, che nelle mani del sommelier Jenni Guizio, vanterà sia vitigni già noti e apprezzati come il Frappato o l’Etna bianco sia prodotti più di nicchia ma dal grande potenziale commerciale come il Perricone o lo Zibibbo. 

A rendere possibile la compresenza di tanti prodotti d’eccellenza e con caratteristiche uniche e distintive, è un know-how che va di pari passo con le peculiarità geografiche del terroir di ciascuna zona di produzione. Emblematica, in questo senso, l’esperienza portata avanti da Gorghi Tondi: «L’aspetto su cui lavoriamo da diversi anni – commentano Annamaria e Clara Sala è la “viticoltura del mare”, caratterizzata dalla vicinanza dei nostri vigneti al Mar Mediterraneo e dalle sue influenze». Autoctono, tuttavia, non significa semplicemente tradizione, ma anche risorsa preziosa per interpretare i futuri cambiamenti: «I vitigni autoctoni sono nati e adattati alle condizioni ambientali e climatiche della Sicilia- commenta Alberto Tasca. Condizioni ambientali che nei secoli si sono modificate e inasprite con intensità estreme come quelle che si stanno vivendo oggi. Per questo, le varietà autoctone sono più resilienti e adatte alla viticoltura sostenibile del futuro, perché intimamente legate al territorio».

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