Le origini e la fondazione del piccolo Borgo San Leonardo risultano, al giorno d’oggi, per lo più sconosciute. Secondo alcune testimonianze, nel corso dei secoli questo complesso architettonico appartenente al territorio di Carlentini (SR) avrebbe subito numerosi interventi di revisione, dovuti alle diverse esigenze riproduttive e funzionali che lo hanno interessato nel corso degli anni. Quale sia la popolazione che, per prima, cominciò secoli orsono a plasmare le proprie case nella roccia è dunque un dilemma che arrovella ancora storici e archeologi, marcato dalla quasi totale mancanza di documentazione in merito.

Certo è, però, che Borgo San Leonardo sorge nell’ampia zona pianeggiante che costeggia l’omonimo fiume. Grazie alle accurate narrazioni fatte da Tucidide e Polibio, è noto che il fiume San Leonardo avesse, in passato, una portata ampia determinata dalle piogge abbondanti e che fosse pertanto navigabile. I Greci utilizzavano non a caso uno dei suoi affluenti – il fiume Lisso – per gli scambi commerciali e per tutti i collegamenti con la madrepatria. Ma andiamo con ordine.

Ph. Sabrina Francalanza

UN VILLAGGIO SCAVATO NELLA ROCCIA. Ad accogliere chi sceglie di visitare Borgo San Leonardo sono solo i suoni della natura circostante. Il fiume scorre qualche decina di metri più in là, mentre tutto intorno si distende un paesaggio costellato di colture arboree e agrumi. La sua bellezza ipnotica, sebbene un po’ deturpata, è rimasta incastonata nel tempo. Tra le palme e i fichi d’india inerpicati sul tufo si presenta, per prima, la casa padronale, l’unica costruita ex novo e non ricavata dalla roccia. Il resto del paesino è, invece, un lampante esempio di architettura spontanea: la case sono scavate direttamente all’interno delle massicce pareti rocciose, un po’ come se fossero delle grotte, e rifinite all’esterno con lo stesso materiale, in modo da fondersi con l’ambiente. La tipologia edilizia appare spesso ripetuta, come a seguire un’unica trama, e porta i segni dei diversi ambiti d’uso a cui gli edifici sono stati, di volta in volta, destinati.

DAI PASCOLI ALLE COLTIVAZIONI. A spiccare ancora adesso sono curiosi dettagli quali il numero civico rimasto affisso sui cornicioni delle porte, le scale in legno consumato, le finestre e i cancelletti adagiati sulle recinzioni dei cortili… E non è tutto, perché tra i muri ricavati dalla roccia si conservano anche le tracce e gli utensili delle attività che venivano svolte al loro interno. Borgo San Leonardo, infatti, fino al 1835 è stato un luogo di pascolo, e solo successivamente la sua popolazione ha deciso di iniziare a sfruttare l’enorme potenziale del terreno per le coltivazioni. Sono rimaste intatte le celle adibite alla conservazione degli alimenti e, appesi a chiodi arrugginiti, uno sgabello di legno e ‘u criu, ovvero un antico setaccio utilizzato per la lavorazione di farina, legumi e cereali. Ma la stanza forse più suggestiva è quella in cui i pastori affumicavano il formaggio, con le pareti annerite dalla fuliggine e l’odore di bruciato ancora pungente; poco più in là, all’esterno, appare ben visibile la sagoma di un forno in mattoni.

Ph. Sabrina Francalanza

LA NECROPOLI. Il passaggio dei Greci da quest’area è testimoniato inoltre dalla struttura della necropoli di Borgo San Leonardo. L’area, non a caso, risulta caratterizzata dalla presenza di tombe a grotticella, e cioè particolari tombe scavate nella roccia, con una forma circolare che ricorda quella di un forno e sigillate con una pietra. Al loro interno sono state rinvenute ceramiche risalenti addirittura all’Età del Bronzo, schegge di ossidiana e macinelli in pietra lavica, a dimostrazione del fatto che il piccolo villaggio nel cuore di Carlentini doveva essere ben noto già nell’antichità, con il suo fascino naturale e le tracce del passaggio dell’umanità lasciate qua e là nella sua struttura così insolita e al tempo stesso affascinante.

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