Due titoli di giornale contrastanti: quello del Corriere della Sera “Sono annegati sognando l’Europa” e quello di Libero “Dopo la miseria portano malattie” per chiedere alle nuove generazioni cosa ne pensano dell’immigrazione attraverso la nostra inchiesta su “Generazione 18”

«Il titolo di “Libero” mi indigna». La maggior parte dei giovani intervistati all’interno della nostra inchiesta vede gli immigrati come potenziali amici, non come dei nemici, e rimane indignato dal titolo di Libero. «Leggere frasi come quelle mi ferisce» afferma la ventenne Gessica Scollo. «Sono di Mineo (dove si trova il “Cara”, uno dei più grandi centri d’accoglienza d’Italia ndr) e so cosa significa vivere con questi pregiudizi. La domanda che mi pongo è se sia possibile che questo accanimento nei confronti degli immigrati sia dettato dal loro colore della pelle. In un Paese come il nostro dovremmo essere tutti solidali con il prossimo, e non egoisti. Molti degli immigrati che ospitiamo scappano da situazioni critiche come guerre e dittature». Della stessa idea è Daniele Ballerini, 18 anni: «Il titolo di Libero è razzista e non è minimamente supportato da dati scientifici. Io considero gli immigrati come potenziali vicini di casa, e mi fa sorridere il fatto che spesso si parli di “invasione”».

Come aiutare i migranti? Il 78% dei giovani intervistati condivide perciò il titolo del Corriere della Sera “Sono annegati sognando l’Europa”. Allora cosa è possibile fare per loro?  Solo l’1, 8 % crede che la soluzione migliore sia quella di rimandarli a casa; il 46,8 % crede invece che bisognerebbe potenziare i centri di accoglienza e finanziare programmi d’integrazione; sempre il 46, 8% propone di “aiutarli a casa loro, intervenendo diplomaticamente nelle politiche dei paesi da cui molti immigrati fuggono”.

Dati contrastanti. Quest’ultimo dato che può dirsi contrastante: la maggior parte dei giovani dice di vedere gli immigrati come “vicini di casa” ma crede che sia meglio aiutarli a casa loro. «So che la mia risposta può sembrare contradditoria – spiega il 17enne Andrea -, sono a favore dell’integrazione ma allo stesso tempo credo sia meglio aiutarli a casa loro. Perché? Credo che la libertà sia un diritto che vada garantito a tutti. Molti immigrati sono costretti alla fuga per via di guerre e dittature. Non hanno la possibilità di decidere della propria vita. Non possono scegliere di vivere nel loro paese d’origine perché la situazione politica non glielo permette. Sono costretti ad andare via. Chi non vorrebbe vivere nel proprio Paese? Chi non vorrebbe essere libero di scegliere di tentare fortuna altrove o restare?».

Aiutarli in altro modo. Una piccola fetta di giovani, (il 4,5%), propone invece di aiutarli in altro modo. C’è chi dice che «bisognerebbe trovare soluzioni di ampio respiro che coinvolgano l’Europa perché i contributi finanziari ai programmi di integrazione e ai centri di accoglienza non bastano»; chi invece esprime perplessità proprio sui centri di accoglienza «molti politici ci guadagnano» e critica il fatto che si spendano soldi per le politiche di immigrazione: «I siciliani un tempo emigravano per trovare fortuna all’estero; rispetto agli immigrati di oggi rischiavano sulla propria pelle, senza che nessuno li aiutasse economicamente a rifarsi una vita».

Cosa emerge dall’indagine? La maggior parte dei giovani di oggi crede nei valori come la democrazia, l’uguaglianza e la libertà. Riscopre l’importanza di questi valori anche attraverso l’altro, il diverso da sé; per la maggior parte di loro l’immigrato è un potenziale amico, non un nemico da cui difendersi. Nelle loro risposte, emerge una generazione di ragazzi che è capace di guardarsi intorno, non con occhi indifferenti ma critici e aperti ai cambiamenti della nostra società.

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