È una calda giornata d’estate a Terrasini.  Ad attendermi sull’uscio, al primo piano di una palazzina in via Vittorio Emanuele, in camicia di lino bianca, maniche tirate su, una penna e un portaocchiali nel taschino superiore è un attempato signore che mi allunga una mano, presentandosi: «Piacere, Angelo Censoplano». Un ottima presenza a cui, mi dico, avrà sicuramente contribuito la gioia per il suo più recente traguardo. Alla veneranda età di 89 anni, Angelo ha conseguito la laurea specialistica all’Università degli Studi di Palermo. Un successo che gli è valso l’immediata popolarità sui social e le congratulazioni personali del Rettore dell’ateneo. A condividere con lui questa gioia la moglie Agnese con la quale festeggerà a breve 57 anni di matrimonio. «Ci supportiamo e ci sopportiamo a vicenda», sottolinea Angelo; gli piace giocare con le parole e gli riesce proprio bene: è un ottimo oratore.

Entrando ci accomodiamo nel salottino. Di fronte, intravedo il suo studio e una grande libreria a parete. Angelo si siede su un divano blu, dalle fantasie floreali verdi e oro, e inizia a raccontare la sua storia: «Vengo da una famiglia molto umile, mio padre faceva il contadino. Durante la Seconda guerra mondiale venne chiamato alle armi e in famiglia le difficoltà di ordine economico divennero immense. Così, a 7 anni, frequentavo le elementari, ma allo stesso tempo andavo a lavorare per portare qualcosa a casa». Angelo ricorda con allegra nostalgia le parole della mamma: «Mi diceva sempre “Ancilazzu, – lo chiamava così per sottolinearne la tempra – tu sei nato vecchio e morirai giovane”».  E non intendeva d’età, parlava dell’animo.

«Dopo aver terminato la terza media, all’età di 18 anni mi sono arruolato nell’Arma dei Carabinieri. Facevo il radiotelegrafista: mi occupavo di comunicazioni con l’alfabeto morse e a riparare ponti radio e ricetrasmettitori». Verona, Gorizia, la Sardegna negli anni della lotta al banditismo sardo. Poi il matrimonio con Agnese e, dopo vent’anni di servizio, il ritorno nella città natale: Terrasini, tra l’azienda familiare e la politica. 

Angelo, però, si rende conto che tutto questo non è abbastanza: «Alla mia età si vive di piccole cose e il denaro non ha più l’importanza di un tempo. Dopo una vita spesa a lavorare fino allo spasimo per migliorare la propria condizione economica e sociale arrivi a un certo punto e dici: “ma che cosa ho fatto?”». Così la scelta di coronare un vecchio desiderio: ritornare tra i banchi di scuola. Prima all’istituto tecnico, nel 2009, per prendere il diploma da ragioniere; poi all’università, al dipartimento di scienze politiche palermitano.

«Accarezzavo questo sogno sin da bambino. Mi sono iscritto nel 2013, ma non speravo di riuscire a superare il test d’ingresso» – ammette, mentre gira i pollici. «Ricordo il primo giorno in cui ho messo piede all’università. Viale delle scienze – mi racconta, con una sorprendente dovizia di particolari –  precisamente edificio 19, aula 1. La sala era piena piena, i ragazzi erano seduti persino sui gradini. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua alla mia età». Qualcuno lo scambia per professore, ma quando confessa di essere uno studente parte l’applauso generale. «Quello fu per me un grande incoraggiamento: il mio timore iniziale – confessa – era che vedendo questo vecchio rincoglionito mi sfottessero. Invece è stato tutto l’opposto, venivano da me a chiedere consigli, a volte rimanevo dieci ore in viale delle Scienze a chiacchierare con i miei colleghi più giovani, con i quali tra una lezione e l’altra spesso pranzavamo a mensa».

Nel frattempo, accende una sigaretta: è un grande fumatore. Per il suo compleanno i figli gli hanno regalato dei sigari cubani che tiene orgogliosamente in mostra sulla scrivania. Alle sue spalle, una parete bianca interamente ricoperta dalle concrete testimonianze dei suoi traguardi: ci sono la sua prima pagella, la terza laurea, ma anche l’onorificenza di cavaliere conferitagli da Pertini nel 1978.

Quest’anno, dopo qualche mese iniziale di lezioni in presenza, a causa dell’emergenza sanitaria, anche i suoi corsi universitari si sono spostati online. Da ex radiotelegrafista, però, Angelo non ha avuto grossi problemi a destreggiarsi con il pc e le videolezioni. Sempre supportato da Agnese, particolarmente preziosa nel ricordagli i vari appuntamenti con lezioni, esami e seminari. «Mia moglie – racconta Angelo – all’inizio era contrarissima a questo percorso di studi, ma poi ha finito per farmi da madre». 

Ma cosa lo spinge, dopo tutti questi traguardi, a non sentirsi mai appagato? «Credo che il segreto risieda nella mia passione per la lettura. Leggere allarga gli orizzonti, ti fa venire voglia di conoscere sempre nuove cose». Sul tavolinetto una pila di libri, tra cui spicca La saggezza di Cicerone, la sua prossima lettura. Fino a qualche anno fa, il giornale a casa non mancava mai. Poi «i giornali sono diventati faziosi» – così motiva la sua scelta di non acquistare più quotidiani – ma continua ad informarsi usando smartphone e televisione. Ama la letteratura russa, Dostoevskij e Pasternak sono i suoi autori preferiti, Guerra e Pace il libro di cui non riuscirebbe a fare a meno.

Ai giovani che sentono la pressione dello studio e guardando avanti vedono un futuro poco rassicurante dice: «Non mollate mai! Di fronte a qualsiasi difficoltà insistete, perseverate, lottate. Non ci sono altre strade; rinunciare significa abbandonare per sempre eventuali traguardi. Non è mai troppo tardi: studiate, e vedrete che un giorno sarete gratificati».

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