L’associazione, nata a Bologna nel 2000, offre assistenza gratuita ai senza fissa dimora. Nel capoluogo etneo è nata l’idea di creare una strada virtuale a cui legare il domicilio degli assistiti, che così compiono il primo passo per ricominciare

È lo studio legale più grande d’Italia e anche quello che fattura meno dove gli avvocati non indossano toghe e tocchi, ma si “vestono di solidarietà” per offrire assistenza legale gratuita alle persone senza fissa dimora. Con questa filosofia l’associazione Avvocato di Strada Onlus, nata a Bologna nel 2000, si è diffusa in tutto il territorio nazionale incrociando realtà sempre più complesse e gli occhi di chi ha perso tutto. Storie di vita quotidiana che vengono ascoltate e accolte nelle 55 sedi sparse da nord a sud, che richiedono non solo assistenza legale in tutti gli ambiti del diritto, ma anche una piena collaborazione tra le istituzioni e le realtà sociali per costruire insieme al “cliente assistito” nuovi progetti di vita.

L’ATTIVITÀ NEL CAPOLUOGO ETNEO. «A Catania siamo operativi già dal 2013 – spiega Giuseppe Rapisarda, avvocato e coordinatore dello sportello dell’associazione in via Antonino di San Giuliano – collaborando anche con gli enti pubblici». Dal 2015, proprio con il comune di Catania, Avvocato di strada ha infatti avviato il progetto “Via dell’Accoglienza”: una via virtuale dedicata alle persone senza dimora. «Non avere più una casa – spiega l’avvocato Rapisarda – significa a volte perdere la residenza, questo comporta una serie di problematiche come per esempio l’impossibilità di accedere ai servizi del sistema sanitario nazionale e, quindi, di avere un medico di base, di non poter votare o di fare domanda per accedere alle graduatorie per l’assegnazione di un alloggio popolare. Il progetto vuole garantire a chi ha perso tutto una residenza fittizia: un punto di partenza per riacquisire la propria dignità attraverso il riconoscimento dello status di cittadino».

DARE VOCE AGLI “INVISIBILI”. «Non c’è nulla di romantico nel vivere alla mercé di tutti. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni di volontariato, è che nessuno sceglie di vivere per strada», precisa. La perdita di un lavoro, uno sfratto, un divorzio, le difficoltà possono cominciare per qualsiasi motivo e colpire chiunque. La fotografia che emerge di Catania, come del resto d’Italia, è la facilità con cui persona qualunque possa cadere nel baratro della povertà e ritrovarsi a dormire in una capanna fatta di cartoni. Insegnanti soffocati dal precariato, professionisti, padri che dopo un divorzio non riescono nemmeno a pagare il mantenimento per i propri bimbi, sono storie di vita, che trovano una “casa” che le ospita e prende in carico, ogni martedì, in via San Giuliano.

Storie come quella di Anna, nome di fantasia, che grazie al lavoro svolto dai volontari dello sportello di Catania, è riuscita a trovare alloggio in una casa popolare e ricevere assistenza medica per la sua bimba. «Ho incrociato gli occhi di Anna un po’ di tempo fa, ma ricordo ancora prima la disperazione nel suo viso e poi la gioia nel vedere finalmente un barlume di speranza. Così come non dimentico la sua piccola che prima di andare via ci ha lasciato un disegno colorato con scritto “Grazie per averci aiutato”».

L’avvocato Giuseppe Rapisarda con alcuni volontari dell’associazione

AVVOCATI SENZA TOGA. Cosa spinge avvocati, praticanti, studenti universitari a mettere a disposizione volontariamente le proprie conoscenze e competenze? «La voglia di cambiare un pezzetto di questa società, donando il proprio tempo», confessa Giuseppe Rapisarda, che prima ancora di essere avvocato e volontario, è un operatore di prossimità pronto ad ascoltare le fragilità e le difficoltà umane.

«Quello che facciamo non è soltanto studiare le problematiche legali ma soprattutto accogliere la vita delle persone. La gente bussa al nostro sportello con la propria vita in mano, è gente che ha lottato, è stanca, ha perso le speranze e vuole soltanto essere ascoltata. E per farlo non abbiamo bisogno né di toghe né di grandi studi».

Una missione, quella di Giuseppe, dei 7 volontari dello sportello di Catania e degli oltre 1000 avvocati di strada in Italia, che finisce ineluttabilmente per cambiare il modo in cui si accolgono i clienti anche nel proprio studio legale. «Essere avvocato di strada – conclude – mi ha dato il dono dell’empatia, spingendomi sempre a mettermi nei panni degli altri. Quando una persona arriva nel mio studio, o allo sportello, ha bisogno di comprendere che il suo caso, che in quel momento rappresenta il suo problema principale, sarà studiato con la giusta attenzione. Dobbiamo cercare quindi di guardare la situazione anche con gli occhi degli altri, pur mantenendo la giusta obiettività. Insomma, soltanto attraverso l’empatia comprendiamo il disagio, la difficoltà, la sofferenza delle persone».

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