Da moderna terra delle opportunità a luogo inospitale: la trasformazione del Regno Unito agli occhi di una giovane siciliana alla ricerca delle ragioni di questo cambiamento

Durante lo scorso anno non so quante volte io abbia ripetuto la parola ‘ansia’. Mi svegliavo la notte per controllare lo smartphone, allungando le antenne ogni qual volta leggevo la parola Brexit. Soffrivo di risveglio confusionale, con la televisione sempre puntata sulla BBC alla mattina presto. Per me, come per tanti altri, Londra ha rappresentato un piccolo faro sul lavoro e sulle opportunità. L’idea che questo sogno finisse così mi deprimeva e semplicemente non ne capivo la ragione.

«Non so perché ho votato Brexit – mi racconta l’ottantatreenne Pauline – sono stata illusa da finte promesse. Se potessi tornare indietro, voterei per il ‘Remain’. I prezzi del cibo, come anche la benzina, stanno aumentando»

Iniziai a farmi un’idea durante un viaggio a Driffield, un paese incontaminato del nord dell’Inghilterra dove a fine estate si raccolgono i lamponi, si accende la stufa e si sta a casa a contemplare dalla finestra il tempo che non passa. Sul bus ero l’unica passeggera sotto i sessant’anni. Gli anziani rappresentano la maggioranza di chi ha votato ‘Leave’, un voto di ribellione per ritornare ad un passato glorioso che non tornerà più. «Non so perché ho votato Brexit – mi racconta l’ottantatreenne Pauline – sono stata illusa da finte promesse. Se potessi tornare indietro, voterei per il ‘Remain’. I prezzi del cibo, come anche la benzina, stanno aumentando». Per gli abitanti di Driffield o di qualsiasi altro paesino inglese il tempo si è fermato e le lampadine a risparmio energetico, previste dalla normativa europea, sono un’offesa. «Molti – continua Pauline – hanno votato Brexit per porre un freno all’alto tasso d’immigrazione. Adesso che usciremo, però, tutto il Paese risentirà dell’assenza di personale. Un esempio? Per prendere appuntamento con il mio medico di base occorrono tre settimane».

Da europea, non mi entusiasma l’idea di contribuire allo sviluppo di una nazione che ha deciso di uscire dall’Unione. È una situazione un po’ triste e preferisco non pensare al fatto ch’io stia pagando un affitto esorbitante, rinunciando ad una casa tutta mia in Sicilia, per vivere in un paese che non so se mi merita

I giornali dicono che alla Brexit seguirà Brexodus: la grande fuga di professionisti e aziende. Probabilmente per figure come medici e insegnanti il problema sarà circoscritto, ma che domani si prospetta per chi, come me, aveva riposto nel Regno Unito le speranze di un futuro meno precario, ora che questo paese lo sta diventando sempre di più? Per adesso la situazione sembra essere immutata. Tuttavia, da europea, non mi entusiasma l’idea di contribuire allo sviluppo di una nazione che ha deciso di uscire dall’Unione. È una situazione un po’ triste e preferisco non pensare al fatto ch’io stia pagando un affitto esorbitante, rinunciando ad una casa tutta mia in Sicilia, per vivere in un paese che non so se mi merita.

«Io, cittadino britannico e apostolo di Bruxelles in Sicilia»

 

Il nostro impegno è offrire contenuti autorevoli e privi di pubblicità invasiva. Sei un lettore abituale del Sicilian Post? Sostienilo!

Print Friendly, PDF & Email