Bucceri, Buccheri e Buscemi: tre etimi diversi per tre parole apparentemente simili

Casate nobiliari, pascoli sacri e famiglie di macellai: ecco alcune delle teorie che si celano dietro l’origine di tre nomi propri, comuni nell’area della Sicilia orientale. Scopriamo insieme tutti i dettagli

Se avete amici provenienti dalla Sicilia orientale, questi tre termini li avrete già sentiti menzionare. Il primo è infatti un cognome diffuso lungo tutta la costa, mentre il secondo e il terzo sono i nomi di due Comuni in provincia di Siracusa, rispettivamente di duemila e di mille abitanti. In apparenza la loro origine potrebbe sembrare simile, data la somiglianza tra le lettere e i suoni da cui sono composte, eppure ognuna di loro ha una storia etimologica ben diversa.

Partendo da Bucceri, secondo l’ipotesi più accreditata, la sua origine risalirebbe all’antico francese boucher, che indica il mestiere del macellaio, già comune in epoca medievale. Una teoria forse meno affermata, però, farebbe pensare a una famiglia nobiliare residente nell’est della regione e che nel corso dei secoli avrebbe ricoperta cariche militari e altri ruoli importanti, passata alla storia proprio come Bucceri. Nel loro caso, la voce risalirebbe al normanno buscel, poi evolutosi in bousce e infine in bouche in lingua francese, cioè bocca.

Altrettanto incerta l’etimologia di Buccheri, che per alcuni deriverebbe dall’arabo buqūr, ovvero vaccheria o luogo adibito al pascolo dei bovini, mentre per altri sarebbe il risultato della fusione tra i sostantivi greci βοῦς (boûs) e Ἥρα (Hḗrā), e dunque area in cui pascolano le vacche sacre della dea Era. Quel che è indubbio è che la zona dell’attuale paesino rappresentava una prateria di rilievo per la Sicilia orientale, sebbene neppure qui manchi una teoria legata al cognome di qualche casata di prestigio, probabilmente araba.

Quanto a Buscemi, infine, il toponimo originario era ʾAbi Šāma, che tradotto dall’antico arabo vorrebbe dire Castello dell’uomo con il neo. Doveva quindi trattarsi di una roccaforte capitanata da qualcuno con un difetto fisico evidente, per quanto non siano rimasti documenti ufficiali pronti ad attestarlo. Ecco perché qualcuno sostiene che il riferimento sia a Maometto, famoso per un grosso neo sulla schiena e identificato come il Sigillo dei profeti, ossia un marchio che ne predestinava la vita da profeta. Qualunque sia la verità, il termine si è trasformato in Abu Xamah, Abuxama o Abisama nelle prime trascrizioni, per poi essere latinizzato in Buxema e Bussema durante la dominazione normanna, da cui deriverebbe la forma ancora in uso ai nostri giorni.

E voi? Conoscete varianti alternative di questi nomi o della loro etimologia?

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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