Una delle abitudini più consolidate dei siciliani in fatto di apprezzamento del paesaggio della loro terra è quella di associare alla maestosità dei faraglioni il tipico colore nero della lava solidificata. Ma, si sa, la Sicilia non è certo parca quando si tratta di riservare sorprese ai suoi abitanti e ai tanti forestieri che ogni anno affollano le sue strade. E così, se doveste trovarvi dalle parti di Ispica, nel ragusano, sappiate che esiste una località nella quale ammirare rari esempi di faraglioni bianchi incastonati in una perla nascosta del Mediterraneo. Punta Cirica, infatti, estremità orientale dello splendido tratto di costa di Santa Maria del Focallo, pretende da chi si mette in marcia alla sua ricerca uno sforzo non da poco per essere individuata: tra stradine di campagna tortuose che potrebbero fare desistere i più e recinzioni di fortuna non particolarmente curate da scrutare attentamente, si cela un piccolo varco che dà accesso ad un lido dotato di bar e docce. Un’avventura non da poco, che, tuttavia, alla sua conclusione, saprà adeguatamente ripagarvi delle fatiche compiute.

UNA PICCOLA OASI. Ad attendervi, d’altro canto, non saranno soltanto dei faraglioni dalla tonalità peculiare, ma anche tutto il contesto naturalistico in cui sono incastonati: una lunga parete di falesia rocciosa bianca, sulla cui sinuosa superficie si snodano anfratti particolarmente suggestivi (alcuni dei quali raggiungibili a piedi e “visitabili” dall’interno) e spiagge incontaminate che vi cattureranno con le loro venature dorate. E se, anche fuori stagione, non resisteste alla tentazione di fare un tuffo, il fondale particolarmente basso si presterà ad accontentare coloro che non vogliono spingersi troppo in là. A meno che non vogliate raggiungere l’insenatura che abbraccia i faraglioni a nuoto: in quel caso, vi toccherà affrontare un discreto tratto di mare.

TRA MITO E AMBIENTE. Le particolarità di Punta Cirica non finiscono qui. Perché, oltre ad essere un eccellente approdo, rappresenta una strategica tappa intermedia per raggiungere altri luoghi particolarmente pregiati. Come Porto Ulisse, dove il mito racconta che l’eroe greco approdò con le sue navi nel corso delle sue peregrinazioni marine, favorito, come detto, dai fondali bassi che permettevano di tirare le imbarcazioni a secco e dalla presenza di numerosi villaggi che potevano fungere da riparo strategico dalle intemperie. O come uno dei Pantani d’Ispica, tra i pochi laghi naturali e salati dell’isola, culla di biodiversità animale e vegetale. O, ancora, come Punta Castellazzo, l’estremità che chiude in bellezza questa baia delle meraviglie.

Un piccolo paradiso, insomma, che nonostante la sua unicità non riesce a balzare agli onori delle cronache per via della sua collocazione di non facile reperimento e per una valorizzazione istituzionale pressoché inesistente. Non resta, per il momento, che armarsi di buona volontà: e lasciare che la meta compensi le spigolosità del viaggio.

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