«In me coesistono sia la fotografia che la scrittura, ma non si fondono. È sempre l’osservazione della realtà usando due mezzi diversi. La fotografia mi serve per documentare il presente, la parola per recuperare il passato».

Carla Cerati, fotografa e scrittrice, nasce a Bergamo nel 1926. Dal 1951 ha vissuto e lavorato a Milano, dove è scomparsa novantenne nel 2016. Donna dalle mille risorse, verso la fine della guerra, tenta di divenire scultrice, prepara l’esame d’ammissione all’accademia di Brera superandolo con successo. Nel 1947, le pressioni familiari la conducono a convolare a nozze a soli 21 anni, costringendola a rinunciare all’arte e a offrire il proprio supporto economico al marito lavorando come sarta. 

Verso la fine degli anni ’50, Carla, scopre la fotografia ritraendo i suoi bambini e la sua cerchia di amici. Riconoscendo il suo talento, il padre le vende una delle sue macchine fotografiche professionali, una Rollei, con la quale comincia a scattare foto nelle prove teatrali messe in scena dal regista Franco Enriquez, al Teatro Manzoni di Milano. Le sue foto piacciono e vengono subito date in stampa ai giornali. Senza sapere ancora come si sviluppa un rullino, Carla diventa fotografa professionista.

L’innata curiosità, l’esigenza di documentare una società che cambia e ciò che è destinato a scomparire, portano negli anni ’60, la giovane fotografa, a presentare le sue fotografie ai maggiori periodici illustrati del tempo, quali L’Illustrazione Italiana, Vie Nuove, L’Espresso, Leader. Guidata dal suo occhio critico, la Cerati fotografa la gioventù degli anni ’60, i volti e i luoghi del settore industriale, l’alluvione a Firenze nel ’66 e il resoconto di un viaggio in macchina che la porta da Milano in Sicilia. Immortala molti eventi teatrali di quegli anni, da Giorgio Strehler ad Eduardo de Filippo, dalla troupe di Tadeusz Kantor a Carmelo Bene e a Monica Vitti.

L’immagine scelta è stata scattata nel camerino del teatro dove De Filippo metteva in scena “Il berretto a Sonagli” di Luigi Pirandello, nel 1976. Carla è accompagnata dal giornalista de “L’Espresso” che fa domande all’attore napoletano. Ha uno specchio di fronte grande e uno piccolo poggiato sul tavolo dove sono appoggiati trucchi e cosmetici. La fotografa lombarda si accorge di un singolare allineamento di immagini. Nello stesso scatto può registrare il volto di profilo di De Filippo sfocato, mentre parla con il giornalista, con a fuoco l’immagine sia nello specchio grande che in quello piccolo dello stesso attore. Scatta. Ne viene fuori un ritratto sui generis che esalta attraverso il bianco e nero il volto smagrito di De Filippo in un contesto confuso del suo camerino dove una rosa regalata poco prima da una ammiratrice da alla foto un tocco di commovente poesia. La pellicola usata in un ambiente povero di luce e senza l’uso del flash è certamente molto sensibile, almeno 800Asa.

In corrispondenza con le agitazioni durante gli anni ‘70, anche la fotografia della Cerati si concentra con maggiore attenzione su un contesto sociale e politico in profonda trasformazione. Esempio ne sono i suoi lavori, frutto di una collaborazione con lo psichiatra Franco Basaglia, che documentavano le condizioni di vita dei pazienti internati nei manicomi italiani e che rimangono alcuni degli scatti più significativi della sua carriera. Di questi anni è il libro-documento “Morire di Classe”, realizzato insieme al collega Gianni Berengo Gardin e vincitore del Premio Palazzi per il reportage. 

«Io fotografo quello che non si nota a prima vista – afferma in un’intervista – un modo di essere che magari uno maschera dietro un atteggiamento, non so, l’angoscia, la noia, tutta una serie di collegamenti, di legami col mondo esterno che mi piace catturare. Quando riesco a fare una fotografia proprio come l’avevo pensata, provo un’allegria folle».

Sul finire degli anni ‘80 la sua carriera subisce una svolta radicale: delusa dalla progressiva mercificazione del mondo della fotografia, abbandona la professione per dedicarsi alla scrittura. Nel corso di 30 anni pubblica diversi libri, molti dei quali la fanno arrivare come finalista al premio Strega e Campiello. Chi l’ha conosciuta nelle due vesti, fotografa e scrittrice, si dice certo che Carla Cerati abbia trovato nel suo stile letterario la stessa carica umana che caratterizzava le sue immagini.

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