Da “Il Sale” a “Fud Off”: la sfida gastronomica di Andrea Graziano e il nuovo volto di Catania

L’imprenditore, proprietario dei locali “Il Sale”, “Fud” e “Fud Off” racconta come sedici anni di attività hanno cambiato il volto alla città: «Oggi diamo lavoro a 130 dipendenti. E c’è spazio anche per il sociale»

«Catania è da sempre una città abbastanza in fermento sotto tutti i punti di vista, un posto dove rispetto ad altre zone della Sicilia si fa tanto dal punto di vista pratico. Anche nel mondo del cibo». Lo afferma il catanese Andrea Graziano, proprietario dei locali di via Santa Filomena Sale, Fud e Fud Off. Proprio lui, sedici anni fa, ha accettato di fare una scommessa. Non solo nei confronti di una città, di un quartiere e di una via ai tempi lasciata al degrado e all’abbandono, ma anche di tanti giovani a cui oggi garantisce un posto di lavoro. «Nel mondo del cibo nascono continuamente novità. Non tutte sono valide e non tutte riescono a resistere ai primi sei mesi o al primo anno di vita. Ma ultimamente – fa notare Graziano – ci sono diverse realtà interessanti, la gente ha capito che c’è bisogno di preparazione e formazione, anche per fare una cosa semplice come un panino». E dietro i suoi panini, ormai conosciuti in tutto il mondo col marchio Fud, c’è una vera macchina che prevede tanto studio e tante competenze. Che hanno aiutato il brand non solo a resistere alla prova dei sei mesi, ma a raggiungere il traguardo del quinto anno di attività, con una continua crescita di clienti. «Siamo una piccola realtà che oggi conta quasi 130 dipendenti a tempo indeterminato, che per il punto geografico in cui ci muoviamo non è una cosa da poco».

Uno dei panini di Fud

Giovani e meno giovani, siciliani e stranieri che si incontrano anche fuori dalle cucine, durante gli interscambi con Palermo – dove Fud ha aperto nel 2015 – e i corsi di formazione in cui vengono ospitati produttori e allevatori che raccontano i loro prodotti, che siano salumi, formaggi o vini. Ma anche in occasione dei corsi di inglese, social media strategist, comunicazione e gestione aziendale, oltre alle visite alle cantine e agli allevamenti. «I nostri ragazzi conoscono i produttori e i processi che stanno dietro i prodotti che proponiamo ai clienti, vedono le realtà con cui lavoriamo e in molti ci riconoscono questo valore aggiunto quando parlano del nostro personale». Sono tanti i catanesi convinti che sia stato proprio Graziano a portare l’hamburger a Catania. «Non abbiamo inventato di certo l’hamburger – ribatte lui – ma siamo stati la prima hamburgeria del Sud Italia a pensare che anche un cibo semplice come il panino, il kebab, la pizza o le patate fritte possa essere esaltato grazie alle competenze che ci stanno dietro». Tutto questo ha origine dall’apertura del Sale, pizzeria a quel tempo considerata innovativa grazie alla cucina rivisitata che punta sui piccoli produttori e ben presto inserita nelle migliori guide culinarie e magazine di settore. «Da quel successo è nata l’esigenza di creare un altro posto dove i clienti potessero aspettare sorseggiando un drink o mangiando un paninetto», racconta Andrea Graziano, che ha rilevato la pizzeria dove da ragazzo lavorava come cameriere. «Ci siamo fatti prendere un po’ la mano dall’entusiasmo, dando vita al fudish – l’inglese maccheronico nato da uno scherzo fra amici – e creando un locale dove la gente viene non solo perché il cibo è buono, ma anche per i tavoli sociali e lo shop dove poter acquistare i nostri prodotti e il merchandiser».

Fud Catania

Nella filosofia di Graziano rientrano anche progetti con alcune associazioni che lavorano con i rifugiati politici – tre sono inseriti nello staff – e con l’amministrazione penitenziaria, da cui proviene uno degli elementi più importanti del gruppo. Sempre come locale “d’attesa” nasce anche, ormai un anno fa, Fud off. Anche in questo caso l’entusiasmo di Andrea Graziano e del suo staff ha avuto la meglio, rendendo il posto un ristorante fuori dagli schemi. Niente antipasti, primi e secondi, ma piatti unici preparati dalla chef palermitana Valentina Chiaramonte e accompagnati da cocktail preparati con le erbe aromatiche raccolte nella Fud Farm alle pendici dell’Etna. «In parte è un progetto ancora in cantiere – spiega – stiamo curando un terreno con un palmento, un orto e alcune galline dove ci occupiamo di alcune coltivazioni di erbe aromatiche e speriamo di poter a breve realizzare l’aranciata di Fud».

È inarrestabile la corsa di Graziano, che oggi è a lavoro su due nuove aperture work in progress, ma senza perdere mai di vista gli sviluppi in via Santa Filomena, diventata oggi, con i suoi quindici locali, una delle più frequentate della città. «Qualcuno mi riconosce il merito, altri no, ma a me interessa solo vedere ogni sera le persone che riempiono la via. Soprattutto gli stranieri. Perché nonostante il gruppo di ristoratori Santa Filomena Riunita senta la necessità di un restyling e da mesi si batte per la chiusura definitiva della strada al traffico, chi viene in vacanza sta qui una settimana intera e se ne va dicendo che Catania è come Barcellona o Parigi».

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Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e ho avuto quindi la possibilità, fin da piccola, di stare a contatto con giornali e studi televisivi, mentre pian piano maturavo l'idea di percorrere le orme dei miei genitori e intraprendere quella strada, di certo oggi più tortuosa, ma sempre affascinante. Così, quando è arrivato il momento di scegliere l'Università da frequentare, non ho avuto dubbi: sarei stata una studentessa del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione nella mia città, che amo immensamente, a cui è seguito il biennio di specialistica in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Inutile dire che non mi sono mai pentita della mia scelta, apprezzando giorno dopo giorno, anno dopo anno, la comunicazione, il giornalismo e l'organizzazione di eventi legati a questi ambiti, approfonditi anche tramite esperienze lavorative in Fondazioni d'arte, librerie, Festival culturali. Insomma, non so proprio stare con le mani in mano! Sono curiosa di ciò che mi circonda e mi nutro delle storie delle persone con cui entro in contatto, probabilmente deformazione professionale.

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