Chongqing sta alla “huoguo” come i siciliani alle melanzane fritte
Lanterne Rosse è la Cina vista da una ragazza occidentale cha ha studiato e lavorato nel paese di mezzo. È la Cina dei pregiudizi, dei paragoni e delle differenze. È la Cina che ti mette alla prova e che ti cambia, che cresce e che ti fa crescere
Quando dissi al mio amico dagli occhi a mandorla che avrei insegnato italiano a Chongqing, lui da buon cinese cresciuto in Sicilia e abituato alla nostra cucina mi chiese: «Ma lo sai che a Chongqing si mangia piccante, davvero piccante? Molto piccante! Preparati!». Pensai subito stesse esagerando. Ho passato ogni agosto di 27 anni da parenti calabresi, pensavo che la ‘nduja mi avesse dato una buona preparazione.
Quando arrivi a Chongqing ti rendi subito conto che i cinesi scherzano su tutto, tranne sul piccante. Sul piccante non si scherza. Spiegare cosa sia la huoguo 火锅 di Chongqing non è molto difficile. Avete presente i cartoni animati con la strega davanti al pentolone che bolle cucinando non si sa bene cosa? Ecco, quella è la huoguo, una brodaglia di grasso di maiale con aromi e spezie varie. Non sai mai bene cosa ci sia dentro, la sola certezza è il colore rosso fuoco del piccante. Portata ad ebollizione, ci si cucinano dentro le interiora degli animali. Per chi se lo stesse chiedendo, i cinesi non mangiano cani, tanto meno interiora di cani. I miei colleghi, ospitali e premurosi come la maggior parte dei cinesi, non hanno perso tempo ad invitarmi ad un pranzo di benvenuto. Che si mangia? Huoguo, ovviamente! Come avrete capito è il piatto tipico, e i Chongqingren 重庆人– gli abitanti di Chongqing – ne vanno fieri e orgogliosi. Il vero Chongqingren se la porta ovunque. È come lo studente fuori sede che dal Sud emigra al Nord portandosi dietro melanzane sott’olio, pecorino stagionato e olive. E la passata di pomodoro che ha fatto nonna con i pomodori freschi? Tre barattoli anche di quella, che poi si offende. In fondo, tutto il mondo è paese.
Nel mio viaggio in Cina, dalla Sicilia ho portato solo vestiti e libri. Vuoi perché mi adatto, vuoi perché avevo ricordi del cibo cinese nei due mesi di studio a Pechino durante i quali divoravo ogni singolo piatto. A Chongqing, però, la prima settimana è stata un inferno: ho perso tre kg nutrendomi solo di “cornetti” cinesi, che del nostro cornetto hanno solo la forma. Dopo una settimana, però, la fame è tornata più forte di prima e quei tre kg che avevo perso li ho ripresi e ampiamente superati. Perché a Chongqing il cibo è buono. I cinesi non hanno cinque pasti, ne hanno ventiquattro, uno per ogni ora della giornata. Dalla colazione allo spuntino notturno i piatti possono variare tra: baozi fritti, ravioli fritti, uovo fritto, pesce fritto, carne fritta, frittelle, frittata. E se vuoi un bel piatto di “spaghetti” – rigorosamente di riso – ben venga, poi lo passiamo in padella che un po’ di fritto non fa mai male.
Ti rendi conto di aver superato lo shock culturale quando smetti di lacrimare e soffiarti il naso per il piccante, chiedi alla cameriera di aggiungere altro peperoncino e quando finisci di mangiare hai perso la sensibilità della lingua. Chongqing è come il piccante, all’inizio pensi di non riuscire a sopportarlo, ma dopo non puoi più farne a meno.
Foto di copertina di Martina Bucolo