Da Mungibeddu a Etna: i mille nomi del vulcano

Grazie alle sue frequenti eruzioni e al suo parco naturale è un’attrazione da mozzare il fiato, ma da dove derivano i numerosi appellativi del gigante della Sicilia orientale?

Con i suoi ‎3326 metri di altezza, l’Etna è il più alto vulcano attivo terrestre della placca euroasiatica, innevato per gran parte della stagione invernale e punto di riferimento per chiunque abiti nelle province della Sicilia orientale. Non solo da Catania, infatti, ma anche da diverse località in provincia di Messina, di Caltanissetta e di Siracusa ‘a muntagna è ben visibile e aiuta chi vive sull’isola a orientarsi rispetto ai quattro punti cardinali.

Grazie alle sue frequenti eruzioni e al suo parco naturale, tra l’altro, il cosiddetto Mungibeddu (o Mungibellu) è anche un’attrazione turistica da mozzare il fiato, che consente di sciare a una distanza in linea d’aria molto vicina al mare e di ammirare dei paesaggi incantevoli da qualsiasi prospettiva. Se è stato appurato che la sua formazione risale a un processo di costruzione e distruzione incominciato cominciato circa 570.000 anni fa e che le prime testimonianze storiche risalgono alle opere di Tucidide, Diodoro Siculo e Pindaro, i significati dei suoi due appellativi principali sono invece il risultato di diverse stratificazioni linguistiche.

La parola Etna, infatti, corrisponderebbe al greco Αἴτνη (Aítnē), derivante dal verbo αἴθω (aíthō) e traducibile nella nostra lingua come bruciare. Gli stessi Romani lo chiamavano Aetna, mantenendo la radice indoeuropea legata al concetto di ardere. Quanto a Mungibeddu, rimasto comune nel dialetto siciliano fino ai nostri giorni, si tratterebbe secondo alcuni di una storpiatura dell’epiteto latino Mulciber, ovvero che placa il fuoco (dall’espressione qui ignem mulcet). Secondo altri, in realtà, deriverebbe da Mons Gibel, letteralmente Il monte dei monti, dato che mons in latino vuol dire montagna e jabal (جبل) in arabo ha lo stesso significato.

Quale che sia la verità, nel tempo la toponomastica del vulcano è rimasta invariata, tramandandosi fino a noi attraverso la prospettiva di chi fin da sempre ha rivolto lo sguardo verso i suoi crateri e non ha potuto fare a meno di ammirarne la crepitante magnificenza.

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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