«Abbiamo voluto trasformare la pandemia in un’opportunità». Così il Trio Clementi – raffinato ensemble siciliano composto da Chiara D’Aparo al violoncello, Giulia Russo al pianoforte e Vanessa Grasso al clarinetto – ha impiegato questi mesi di fermo obbligato per dedicarsi alla realizzazione del suo primo CD, prodotto per Da Vinci Classics, dal titolo Gaetano Corticelli: I tre generi, Pensieri di Bellini op.55, in uscita il 12 marzo. «Normalmente – spiega la D’Aparo – si registra una sinfonia o un concerto dopo anni di esecuzioni in pubblico, ma complice l’attuale situazione abbiamo avviato un percorso al contrario». Non per questo manca nel disco una solida maturità esecutiva che riecheggia prepotente nei tre Trii del virtuoso bolognese, di genere Romantico, Fantastico e Religioso e nella fantasia sulla Norma di Bellini, composta originariamente per flauto, violoncello e pianoforte. «Siamo orgogliose – prosegue – di essere le prime italiane a dedicarci a quest’autore oggi poco noto ma molto apprezzato durante il Romanticismo. È stato difficile registrare i brani perché prima abbiamo dovuto revisionare gli spartiti editi nel 1836 da Francesca Lucca e poi mancando una partitura completa per pianoforte, violoncello e clarinetto abbiamo anche dovuto ricostruirla. I tre generi, infatti, sono stati incisi una sola volta mentre i Pensieri di Bellini sono una première».

ITALIAN PROJECT. Nato nel 2015, il Trio catanese prende il nome dal compositore etneo Aldo Clementi, allievo di Alfredo Sangiorgi – il quale costretto a Catania a causa dei bombardamenti che avevano distrutto nel 1943 il Conservatorio di Bolzano dove insegnava – introdusse il giovane alla composizione e allo studio di autori come Debussy, Ravel, Schönberg e Stravinskij. Nei decenni successivi poi, Clementi si accostò allo strutturalismo postweberiano, alla diatonia e alle verticalità armoniche che ne segnarono definitivamente lo stile. «Naturalmente non ha mai scritto per noi – aggiunge – ma nel 1998 ha composto Dedica, un brano per questa tipologia di formazione, quindi ci piaceva l’idea di intitolare il nostro Trio a un illustre catanese che è stato anche un innovatore della musica contemporanea. Oltre a Bellini, la Sicilia vanta infatti moltissimi autori ai quali purtroppo non sempre è riconosciuto il giusto ruolo penso a Sangiorgi, Pennisi, Pacini, Malerba – questi solo per l’area catanese- ma la lista è altrettanto lunga anche sul versante palermitano. Dopo il Romanticismo, la Sicilia ha avuto anche un bellissimo periodo di innovazione culturale nel Novecento, non dimentichiamo che Catania era considerata la Milano del Sud per questa sua vivacità sia sul piano economico che culturale». È in quest’ottica di valorizzazione del patrimonio musicale della penisola che le tre musiciste portano avanti il loro Italian Project, che oggi si concretizza nella divulgazione delle opere di Corticelli.

FRA IERI E OGGI. «Abbiamo fatto un lungo lavoro di ricerca – sottolinea la violoncellista – e quando abbiamo scoperto Pensieri di Bellini, trattandosi di un omaggio al Cigno e vivendo noi a Catania, ci siamo dette perché non usarlo per chiudere il disco? Sebbene Gaetano Corticelli non sia siciliano, nasce infatti nel 1804 a Bologna dove morirà nel ‘40, a nostro avviso ha molti punti di contatto con Bellini. Entrambi si spensero in giovane età dopo aver vissuto un’esistenza particolare. Corticelli non fu certamente un giramondo come il compositore catanese, ma comunque rappresentava in quegli anni uno dei massimi virtuosi del pianoforte. In più la sua musica ricalca pienamente lo stile operistico dell’epoca e pur trattandosi di brani dai temi originali, i Tre generi sono molto simili a composizioni di opere liriche, mentre Pensieri riprende palesemente il tema di Norma». Dal valore della tessitura compositiva ci si chiede come mai l’autore emiliano non ebbe la stessa risonanza del suo illustre collega. «A differenza del pubblico tedesco o austriaco – evidenzia – dove la musica da camera o strumentale era molto apprezzata, l’Italia del XIX secolo aveva orecchie solo per la lirica. Basti pensare al fatto che noi non abbiamo avuto sinfonisti come Beethoven o Mozart, in compenso il mondo intero ci apprezza per l’opera. Credo che se anche Corticelli si fosse dedicato al teatro magari avrebbe avuto un pizzico della fama di Bellini». D’altra parte era stato allievo di Stanislao Mattei che aveva insegnato contrappunto e composizione a Rossini, Donizetti e Morlacchi. Sebbene alla carriera di virtuoso itinerante preferì sempre quella di pianista da camera, gli annali riportano diversi fortunati concerti nella natia Bologna, come quello con Maria Malibran o con Carlo Parisini e Domenico Liverani al Teatro Comunale. «Corticelli – riflette – fu anche membro dell’Accademia Filarmonica di Bologna che all’epoca era un’istituzione importantissima, lo stesso Mozart vi esordì nel 1770, questo significa che da Salisburgo venne in Italia a studiare composizione. Il fatto che lo stesso Corticelli ne fosse membro, ci restituisce la grandezza di questo musicista». La cura e la ricerca per la musica colta tradizionale non fa tralasciare al Trio Clementi l’interesse per la contemporaneità: «Nel nostro repertorio – chiosa – non mancano brani di Nino Rota o Giovanni Sollima, perché crediamo che la musica del passato si nutra anche dell’attualità. Ci riempie di gioia anche che due compositori palermitani come Alberto Maniaci e Salvatore Scinaldi scrivano per noi. Speriamo solo di poter tornare nuovamente sul palcoscenico; è vero che abbiamo fatto diversi concerti in streaming ma per noi è fondamentale il contatto diretto con il pubblico».

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