Fanciullesco e credulone, il tipico personaggio siciliano, conosciuto ormai quasi dappertutto, ha una lunga storia alle spalle e un’origine orientale. Sebbene si cacci spesso nei guai a causa della sua ingenuità, è dotato anche di un lato sensibile ed altruista che lo rende familiare a tante generazioni

Così famoso da essere conosciuto perfino in Trentino-Alto Adige e in Valle d’Aosta, Giufà è da secoli uno dei personaggi leggendari con cui crescono le nuove generazioni in Sicilia. Diverso da Santi, supereroi, principi e soldati, è stato oggetto di numerosi studi etimologici e culturali incentrati sulla sua origine e sul suo carattere. Chi è dunque questo anti-eroe del patrimonio popolare isolano?

Alcuni se lo dipingono basso e tozzo, altri magro e mingherlino. Per certuni ha la barba folta, per certi altri ha il viso di un bambino troppo cresciuto e la pelle olivastra. Una sola cosa è certa: veste senza troppa eleganza, ha gli occhi vispi ed è il beniamino degli ingenui, dei buoni di cuore e di chi rischia spesso di farsi fregare dai “volponi” della società.

Caratteristica ricorrente nelle storie di Giufà, infatti, è il suo spirito fanciullesco e un po’ credulone, che da un lato lo porta spesso a cacciarsi nei guai e a credere alle bugie più astruse di chi lo circonda e vuole approfittare del suo essere un po’ naïf, e dall’altro lato gli conferisce dei tratti di saggezza “di strada” strabilianti, oltre a una grande sensibilità e a un forte altruismo.

Se, dunque, molte mamme e nonne raccomandano ai piccoli della famiglia di non fare mai la fine di questo singolare individuo, dall’altro lato il modello trasmesso dalle novelle ancora tramandate di bocca in bocca fa emergere una personalità dopotutto positiva, che non farebbe del male a una mosca e che si comporta sempre in maniera retta.

Non sarà forse una sorpresa per i più scoprire, tuttavia, che le origini di Giufà non sono del tutto nostrane e che l’ispirazione per questo personaggio deriva da un certo Nasreddin Khoja, probabilmente esisto davvero all’inizio del XI secolo e collocato nell’attuale Turchia (allora Anatolia). Si trattava di un maestro molto conosciuto nell’intero mondo arabo, il cui nome è passato poi da Hoca a Khoja, da Khoja a Djuha e da Djuha a Jusuf, da cui il nostro Giufà.

Un mito che quindi ha radici antiche e affascinanti, e che deve avere meravigliato e influenzato molti più popoli di quanti si possa immaginarne.

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