Era il 1974 quando “Donna Circo”, il primo disco femminista realizzato in Italia, venne stampato. Gli argomenti trattati, ancora oggi attuali, presero forma dalla penna di Paola Pallottino, che attraverso la metafora del circo racconta le condizioni della vita quotidiana delle donne negli anni Settanta. Testi che furono scritti per la voce di Gianfranca Montedoro. Un racconto intenso della condizione femminile del tempo: trovano spazio riflessioni sul diritto all’aborto in “A cuore aperto”, prima della legge del 1978, o sulla precarietà del rapporto di coppia in “A dodici metri”, o ancora il tentativo di ribellione a cui allude “La tigre del Bengala” stroncata dal femminicidio, fino a “La grande parata” fatta di inganni e menzogne. Peccato che nessuno lo pubblicò mai. Almeno fino ad oggi.

Paola Pallottino e Gianfranca Montedoro

IERI E OGGI. A 47 anni di distanza dalla prima incisione, infatti, l’album vede una nuova luce grazie al progetto corale “Donnacirco” (La Tempesta Dischi / Edizioni Red Stone), in cui dodici artiste reinterpretano le tracce originali. Tra loro Marzia Stano che ci ha raccontato la genesi di questo nuovo progetto: «Una sera Paola Pallottino ha raccontato a Susanna La Polla De Giovanni (in arte Suz) la storia di questo disco e sfido chiunque a non rimanerne affascinato ma anche arrabbiato all’idea che una simile opera fosse rimasta bloccata e inedita. Susanna ha quindi preso a cuore l’idea di dargli una seconda vita attraverso le voci di 12 cantautrici contemporanee, vicine alla scena bolognese». Oltre a Marzia Stano (Una) e Susanna, a reinterpretare i brani sono Alice Albertazzi, Angela Baraldi, Enza Amato, Eva Geatti, Francesca Bono, Marcella Riccardi, Meike Clarelli, NicoNote (Nicoletta Magalotti),Valeria Sturba e Vittoria Burattini. Ad ognuna di loro è stata affidata una canzone a cui è stata data una nuova prospettiva. Nel caso di Marzia, cantautrice dalla vocazione sociale, la seconda traccia dell’album, “A cuore aperto”, «un brano che parla di diritto all’aborto» (Nel primo numero, senza dolore/ per una notte sbagliata d’amore/ lei col costume di circostanza /dentro la pista col bisturi avanza). «L’album ‒ continua Marzia ‒ mi aveva colpito in particolare per l’originalità, per l’emozione che mi ha suscitato la sorpresa di ascoltare un disco che per quegli anni era molto avanguardistico. Queste due donne hanno creato un disco più simile a ciò che in quegli anni avveniva nel resto dell’Europa a livello musicale».

SINTONIA A DISTANZA. Dato che la produzione del disco, realizzata da Ezra Capogna presso il No.Mad Studio di Torino, è avvenuta in piena pandemia, le dodici interpreti hanno lavorato a distanza e conosciuto le autrici attraverso le videochiamate. «Ogni singola artista ‒ racconta ancora Marzia ‒ ha liberamente interpretato la propria canzone ed è stato molto bello scoprire che alla fine della produzione, pur lavorando a distanza e provenendo da background musicali diversi, ci siamo sintonizzate su una frequenza unica, in un universo che strizza l’occhio agli anni Settanta». Una personalizzazione a tal punto in sintonia con l’originale da incontrare anche l’orgoglio e la soddisfazione di Paola Pallottino e Gianfranca Montedoro. Un nuovo sguardo, con gli occhi di oggi, volto a tematiche forti, «il femminicidio, il diritto all’aborto, la disparità di genere, il rapporto madre e figlia, l’universo femminile raccontato da una lente d’ingrandimento degli anni ’70 che però purtroppo suona molto attuale ancora oggi. La situazione ‒ conclude Marzia ‒ è ancora molto complessa, la donna ha sicuramente conquistato tanti diritti, ma ci sono condizioni sociali che rendono la donna una giocoliera di sé stessa, per non parlare di chi subisce violenza, anche quella che sembra più invisibile e che si traduce nella repressione della propria libertà».

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